New York, 1963, Greenwich Village. Dopo la domanda di Billy James: "Che genere di musica suoni, ragazzo?, Robert Allen Zimmerman non ha mai smesso di scrivere quella sue sue "canzoni folk". Ma della sconfinata tradizione americana e non, oggi, fanno parte la gran parte dei brani di "The Freewheelin’ Bob Dylan".
"La risposta, amico mio, soffia nel vento". "Blowin' in the wind" è il testamento di un' intera generazione, passata sì, ma granitica nella sua tenacia, nel suo credere agli ideali dell'amore e della fratellanza. E dopo gli eccessi degli acidi e delle grandi contraddizioni che da sempre accompagnano i movimenti sociali più importanti, le poche righe di questa canzone sono tutto ciò che rimane dell'ultimo brandello di storia pacifista dei giorni nostri. Basata su di un giro di accordi vecchio quanto il mondo, è una delle poche cose che l'uomo, per fortuna, non può più alterare. Un patrimonio in musica; una canzone folk.
E tra gli amori sofferti di "Girl from the North Country", il blues di denuncia secco ipnotico di "Masters of War", le visionarie storie ed i racconti senza tempo degli eroi delle autostrade e delle cause sociali, è il caso di "Down the Highway" e "Oxford Town", prende vita il secondo, etereo brano di Bob Dylan: "A Hard Rain's A-Gonna Fall".
Una lunga visione apocalittica, un fluire incontrollato di immagini profetiche, parole, sogetti biblici, vittime ed assassini: la dura pioggia del menestrello di Duluth si fa carico delle angosce e degli incubi del suo tempo, devastato dai problemi di classe, di razza e dai missili su Cuba.
Ma il "gioco" delle ballate riprende le redini del disco consegnandoci "Don't Think Twice, It's All Right". La canzone scritta per la giovane Suze, (la ragazza in copertina) che in quegli anni si era allontanata da lui per poter studiare in Italia, è l' esempio di tutta la potenza evocativa della tradizione folk americana che, partita da Woody Guthrie, trova nuova vita in questo brano.
E poi la poesia di Dylan, già proiettata in un futuro che sarà gran parte frutto delle sue stesse canzoni, assume nomi e luoghi diversi ma non perde di certo il suo smalto. Chiude il tutto l'ironico country di "I Shall be free".
Il cammino di Robert fuori dalle porte del Gaslight di New York era iniziato col piede giusto; nel corso degli anni, l'immagine di "questo" Bob Dylan sarà consegnata agli archivi del passato per essere sostituita prima da un Elvis sghembo e fuori dagli schemi, poi dal profeta visionario, poi dal bluesman di New Orleans. Tutte semplici maschere. La poesia, invece, rimarrà sempre intatta nonostante gli stravolgimenti ed i cambi di direzione di questo controverso artista.
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