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The Song of David by Amy Harmon

Creato il 20 giugno 2015 da Anncleire @anncleire

The Song of David by Amy Harmon

“But it wasn’t. Sex is not the most intimate thing two lovers can do. Even when the sex is beautiful. Even when it’s perfect.” Millie drew a deep breath as if she remembered how perfect it had truly been. “The most intimate thing we can do is to allow the people we love most to see us at our worst. At our lowest. At our weakest. True intimacy happens when nothing is perfect. And I don’t think you’re ready to be intimate with me, David.”

“The Song of David” è il nuovo capolavoro di Amy Harmon, che segue direttamente “The Law of Moses” e anche se può essere letto come uno standalone, consiglio di leggerlo dopo il volume di Moses per evitare spoiler. Sono molto contenta di poter dire che la scrittrice dello Utah ce l’ha fatta ancora una volta, che ha scritto una storia intensa, emozionale, commovente, appassionante e unica, che mi ha tenuta incollata alle pagine come non avrei mai creduto.

Lei ha detto che ero come una canzone. La sua canzone preferita. Una canzone non è qualcosa che puoi vedere. È qualcosa che puoi sentire, qualcosa con cui muoverti, qualcosa che scompare dopo che l’ultima nota è stata suonata.

Ho vinto il mio primo combattimento quando avevo undici anni, e ho tirato pugni fin da allora. Combattere è la cosa più pura, vera e più elementare che esista. Alcune persone descrivono il paradiso come un mare di bianco senza fine. Dove i cori cantano e le persone amate ti aspettano. Per me, il paradiso era qualcos’altro. Suonava come la campana di inizio di un incontro, sapeva di adrenalina, bruciava come il sudore negli occhi e fuoco nelle viscere. Appariva come una folla urlante e un avversario che voleva il mio sangue.

Per me, il paradiso era un ottagono.

Finché non ho incontrato Millie e il paradiso è diventato qualche altra cosa. Io sono diventato qualche altra cosa. Sapevo di amarla quando la guardavo stare in piedi perfettamente immobile al centro di una stanza affollata, con le persone che andavano avanti indietro, parlottando, strusciando contro di lei, la sua postura perfetta da ballerina che non crollava, il suo volto in alto, le sue mani aperte ai lati. Nessuno sembrava vederla, ad eccezione dei pochi che le passavano vicino, gettando sguardi esasperati al suo volto impassibile. Quando realizzavano che non era normale, scappavano via. Perché nessuno la vedeva, ed è stata la prima cosa che ho visto io?

Se il paradiso era un ottagono, allora lei era il mio angelo nel centro, la ragazza con il potere di gettarmi a terra e sollevarmi di nuovo. La ragazza per cui volevo combattere, la ragazza che volevo per me. La ragazza che mi ha insegnato che qualche volta gli eroi più grandi non vengono cantati da nessuno e le battaglie più importanti sono quelle che pensiamo di non poter vincere.

Quando ho iniziato a leggere, non avrei mai immaginato che avrei avuto bisogno di una buona dose di sangue freddo e di un pacco di fazzoletti, non avrei mai creduto che la Harmon fosse ancora capace di sconvolgermi in una maniera tale da lasciarmi in un tale stato emozionale. Considerando che sto vivendo un piccolo dramma personale, questo non ha fatto altro che contribuire al mio attaccamento personale. Uniamo a questo alla  scrittura emozionale, alla bravura della scrittrice e il libro mi ha incantato. L’originalità del libro inizia dal metodo che la Harmon utilizza  per la narrazione. Infatti ci ritroviamo a leggere le parole di Moses che si alterna a quelle di Tag. La storia inizia spiegando il loro rapporto d’amicizia, quella salvezza che entrambi hanno trovato unendosi, viaggiando, riscoprendo la propria identità. La vicenda inizia in medias res con l’incapacità di capire che cosa sia succedendo e insieme ai protagonisti si inizia un viaggio alla scoperta dei misteri che hanno portato alla condotta di Tag. Moses è sempre il chiuso e intransigente ragazzo che abbiamo conosciuto nel prequel, fedelissimo alla sua Georgia, con un corredo di imprecazioni e di pazienza che lo rendono l’uomo che è. Moses è arrabbiato, perché non riesce ad accettare il comportamento di Tag, ma il suo migliore amico è abituato a viaggiare da solo, su una strada che lo porta ad aiutare gli altri, ma ad non accettare l’aiuto di nessuno. Tag, un campione di lotta libera, è il classico bello, ma non impossibile. Certo non disdegna una donna nel suo letto, eppure non lo si considera neanche per un momento un playboy. Tag è un personaggio così tangibile, da affascinare e colpire con il suo charme e il suo acume, quella tenerezza e dedizione che sembrano impossibili da trovare in un uomo dilaniato dai sensi di colpa e dal suo passato. Niente sembra facile, ogni passo misurato nei confronti di chi non vuol ferire, ma l’incontro con Millie è tanto inevitabile quanto complicato e lo lascerà in un altro tipo di lotta, quello che lo porterà a deporre le armi e a fidarsi, di una fiducia che è anche rinuncia alla armatura. Millie è uno di quei personaggi che non ti immagini, che emergono dai racconti degli altri, eppure sono perfettamente caratterizzati. La Harmon compie un minuzioso lavoro di descrizione, che porta a conoscere la ragazza profondamente. Mirabilmente forte, al limite della strafottenza, è una forza della natura, desiderosa di lasciarsi alle spalle il dolore, per abbracciare ogni singolo giorno, ogni piccola cosa che possa renderla felice. Il rapporto con Tag è tanto difficile quanto naturale, costellato dagli scontri tra due personalità così forti, ma allo stesso tempo così propense l’una verso l’altra.

Come sempre amo come la Harmon prenda personaggi originali, mai scontati, come incastri frammenti di sofferenza e scoppi di felicità improvvisa, per descrivere l’unicità della diversità e contestualizzarla in un campo come quello della romance che vive di cliché e di stereotipi ormai consolidati. Tag e Millie si portano dietro la croce del proprio passato eppure riescono ad incontrarsi nel mezzo in una storia dolce amara, ma anche terribilmente verosimile. Ho adorato Henry, il fratello di Millie, un ragazzo speciale, un ricettacolo di curiosità sportive e fatti random sempre molto pertinenti con la storia, con la capacità di comunicare anche con uno sguardo, con una empatia difficile da trovare e la forza inossidabile della sorella. È incredibile come ogni passo si amalgami per regalare al lettore una storia d’amore davvero intensa, che lascia a domandarsi che cosa si farebbe al posto dei personaggi, che lottano per accettare quanto la vita sia fragile, ma allo stesso tempo perfetta. Niente è facile, solo accettare chi ci è accanto per quello che è, senza condannarlo e senza privarlo del supporto che gli serve.

Ciò che colpisce del libro è il #TagTeam, quel gruppo di persone che Tag ha raccolto intorno a sé, da aiuti, sacrifici e incontri. Quelle persone che formano una famiglia per scelta, dei legami talmente forti da superare il sangue e le divergenze e che collima con la sicurezza che deriva dall’avere nel proprio angolo del ring persone che ci e si amano, senza pregiudizi o riserve. Non è facile dedicarsi anima e corpo alla propria passione e non è neanche facile catturare nella propria orbita persone che ci sono fedeli a prescindere. Ma Tag ha la capacità di far da collante, ha le caratteristiche del leader, quello che seguiresti fino in capo al mondo. Il Tag Team allora non è solo un brand, ma il nome di una tribù di sostegno, una rete che si flette e allarga a seconda delle necessità, che crede in valori forti e che necessariamente non abbandona mai nessuno dei suoi membri.

Le vicende scorrono per la maggior parte sullo sfondo di Salt Lake City, ancora una volta una location insolita e totalmente fuori dal clamore. Una città certo, ma nulla a che vedere con il clamore di Boston o il glamour di New York. La scelta della Harmon mette in luce la complessità delle proprie scelte ma anche la necessità di sentirsi al sicuro, di abbracciare una quotidianità fatta di piccoli gesti, di tranquillità e comprensione.

Il particolare da non dimenticare? Una bottiglia di birra…

Una storia struggente, emozionante e unica, in puro stile Amy Harmon, che affonda nel cuore e incanta per la sua struggente verità. Una romance improbabile, che supera i confini delle convinzioni e delle etichette, una storia d’amore, d’amicizia e di famiglia, che non si lascia consumare da niente. Tag e Millie vi guideranno in un viaggio che non vi deluderà. Io ormai basta che legga Amy Harmon e so che avrò davanti un libro stupendo.

Buona lettura guys!

The Song of David by Amy Harmon

Ringrazio immensamente Tamara Debbaut per la splendida opportunità di leggere questo libro in anteprima in cambio della mia onesta opinione.

English Level:

Intermediate


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