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They Need To Be Fed 3 – Da protagonista a cibo

Da Videogiochi @ZGiochi
di Martina "Ryot4" Fargnoli

In appena quattro anni, Bit Ate Bit ha sviluppato il terzo seguito di They Need To Be Fed. Viene spontaneo chiedersi se c’è qualcosa di nuovo in They Need To Be Fed 3 o se ci troviamo di fronte ad un titolo identico ai precedenti. La formula non viene stravolta, ma l’esperienza generale è più ricca e con controlli precisi che vi renderanno la vita più sopportabile tra un salto e l’altro. Vediamo insieme come si presenta il gioco.

Senza titolo-1

la gravità è nostra amica

Consueto protagonista dell’avventura è un piccolo omino nero dalla testa più grande del corpo, due occhi bianchi e un ciuffetto. Non affezionatevi troppo, purtroppo il suo destino è quello di finire in pasto ad una pianta carnivora al termine di ogni livello ed essere digerito. È proprio una fortuna allora che ci siano ben più di 7 mondi da giocare, così da vestire i suoi panni ad ogni nuovo livello. Per raggiungere le fauci spalancate della pianta è necessario saltare su una serie di piattaforme soggette alla gravità. Le nostre uniche abilità sono il poter camminare in senso orario ed antiorario e, ovviamente, il salto. Inizialmente si può generare un po’ di confusione cercando di tenere a mente quale direzione ci fa andare in quella sperata, ma ci si fa presto l’abitudine. Ogni piattaforma può essere percorsa fino a trovare il punto esatto per sganciarsi ed atterrare sulla successiva. La loro varietà e disposizione dimostra un buon level design: abbiamo i cerchi, i quadrati, le forme allungate che funzionano a mo’ di bilancia, e molto altro. Possono essere statiche, in movimento, attivate solo dal nostro camminare, piene zeppe di pericoli ambientali, con nemici che spuntano fuori a tempo o che ci inseguono. Insomma, un discreto numero di trappole e livelli impegnativi che richiederanno parecchia attenzione se li si vuole completare tutti senza morire, tanta pazienza invece nella Epic Mode dove le situazioni proposte si complicano in maggior misura. Alcune volte la disposizione dei checkpoint non ci darà proprio una mano, ma tutto sommato il gioco non è mai frustrante richiede soltanto di comprendere bene le meccaniche e i movimenti dei nemici. Lo scopo, oltre all’attraversare il livello, è quello di raccogliere tutti i diamanti per poter sbloccare altri mondi e modalità. In alcuni livelli saranno presenti delle chiavi, fino ad un massimo di tre per mondo che andranno a sbloccare il livello conclusivo X; in aggiunta in alcune zone più nascoste è possibile raccogliere dei fagioli d’oro come già era possibile fare nel precedente. Questa volta se veniamo uccisi dopo aver raccolto un oggetto, e prima di raggiungere un checkpoint, ricominceremo dall’ultimo salvataggio e senza l’oggetto conquistato con fatica.

Oltre ad una difficoltà generale più elevata e qualche novità a livello di level design, la vera aggiunta risiede nella Adventure Mode: un mini metroidvania dove esplorare i livelli in modo continuo e con più libertà. A guidarci nell’esplorazione ci sarà anche una mappa che terrà conto delle caselle scoperte e quelle ancora da scoprire, altro non sono che i livelli tra i quali abbiamo navigato. Per poterla scoprire tutta andranno trovati degli oggetti e riportati alla giusta posizione; questo non sempre è scorrevole date alcune fasi di backtracking. Nel complesso resta una piacevole aggiunta, anzi ci sarebbe piaciuta una sua maggiore integrazione e uno sviluppo ulteriore dei contenuti, magari con zone più ampie da esplorare e meglio connesse per dare un maggior senso di avventura e al tempo stesso ridurre il dover tornare spesso sui propri passi. Visivamente il gioco non presenta particolari differenze con i precedenti: i mondi sono colorati ed essenziali.

They Need To Be Fed 3 – Da protagonista a cibo


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