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To the wonder

Creato il 17 aprile 2014 da Lamacchinadeisogni

TO_THE_WONDERTITOLO: TO THE WONDER

GENERE: ROMANTICO, DRAMMATICO

RATING:  * * * +

TRAMA:

La storia di un amore giovane e travolgente, come le maree di Mont Saint Michel in Francia dove la passione nasce. Un amore che porta Neil e Marina, madre di una bambina di dieci anni, oltre oceano per iniziare una nuova vita insieme. Dai paesaggi parigini agli spazi sconfinati dell’Oklahoma dove Neil vive e lavora, una rivoluzione che, con il passare del tempo, mette a dura prova la passione iniziale facendo sorgere i primi dubbi. Una storia d’amore irrisolta che si affida alla contingenza di un permesso di soggiorno che scade. Il ritorno di Neil a sentieri sentimentali già percorsi con una vecchia fiamma di nome Jane. Ma come le maree di Mont Saint Michel l’amore di Neil e Marina è in continuo movimento e si riaffaccerà nella gioia e nel dolore, come in un eterno rituale che Padre Quintana conosce bene e sul quale si interroga tra stupore e tormento interiore.

(Regia: Terrence Malick – anno 2012)

COMMENTO:

 

“Dovete amare

che vi piaccia o no.

Le emozioni vanno e vengono come nuvole

L’amore non è solo un sentimento

L’amore dovete dimostrarlo.

Amare significa correre il rischio del fallimento,

il rischio del tradimento.

Voi pensate che il vostro amore sia morto

forse è in attesa di essere trasformato in qualcosa di più alto!

Risvegliate la divina presenza che dorme in ogni uomo,

in ogni donna.

Conoscetevi l’un l’altro in quell’amore

che non cambia …

mai.”

Terrence Malick, il poeta dell’ineffabile, il regista più vicino a Dio che conosca.

Se normalmente nei film la narrazione è affidata alla prosa, nelle opere di Malick la narrazione è in versi di pura poesia. La colonna sonora incalza senza tregua insidiando il pudore di mostrarsi commosso, mentre la luce riempie gli occhi con immagini di straordinaria bellezza. L’assoluto … un fremito percorre il corpo ogni volta che lo si vede e lo si ascolta, e gli occhi si appannano di lacrime. Se volete capire di cosa sto parlando, un’idea la da il trailer pubblicato sul seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=VQCArKnEju0

La storia non è definita e dettagliata ma intuita, tramite un montaggio in sequenza di splendide fotografie che rappresentano frammenti di vita dei protagonisti (Neil, Marina, Jane e Padre Quintana), dei flash che aprono e chiudono finestre su momenti felici e tristi, appassionati e ordinari, sui loro sogni, desideri, speranze, struggimenti e delusioni, brevi monologhi interiori affidati a voci fuori campo, una tecnica inconfondibile quella di Malick che conferisce al racconto una atmosfera poetica e rarefatta.

Uno stile unico per cogliere e parlarci del divino, usando le immagini e la musica con una maestria che non ha uguali. I suoi film sono difficili ma è il prezzo da pagare per godere della bellezza del sacro e di emozioni altrimenti indescrivibili, poiché come diceva GoetheUn Dio che può essere capito non è Dio”. Malick non può quindi che usare la potenza delle suggestioni e lasciare che sia lo spettatore a sentire, intuire, esperienziale, la vastità e la profondità di ciò che non può essere descritto, del non manifestato, riempiendo gli spazi, creati ad arte dal montaggio con le proprie emozioni, oltre la forma illusoria di ciò che appare.

All’inizio (come in tutti i suoi film) ho avuto qualche difficoltà, ho opposto qualche resistenza, ma alla fine il suo linguaggio poetico e suggestivo mi ha espugnato come una fortezza, superando le mura di logica e razionalità per raggiungere i miei strati più profondi ed intimi. Un linguaggio che continua a lavorare anche dopo essere usciti dalla sala, in un crescendo emotivo che esplode  come una bomba a scoppio ritardato man mano che i minuti passano.

Un bellissimo e difficile film sull’inquietudine esistenziale, quello che comunemente i più sensibili percepiscono come “il mal di vivere”. Raffinata esplorazione di quel luogo di confine dove corpo e anima si incontrano degradando ora verso le manifestazioni tempestose della materia, ora verso la pace dello spirito.

Case disadorne sempre diverse e valige aperte per far sentire la precarietà delle nostre radici.  Soggetti ed inquadrature minimaliste, colori soffusi e stemperati, per far sentire il freddo vuoto dell’esistenza, la vacuità delle cose e la loro impermanenza. Paesaggi naturali, limpidi e luminosi per far percepire la meraviglia che si nasconde ai nostri occhi mortali.

Un universo diviso tra due principi, maschio e femmina, yin e yang, ciascuno una metà del tutto. Da una parte la tenerezza, l’accoglienza, l’intuito femminile, dall’altra la razionalità ed il distacco maschile. Due poli incompleti affidati alle figure di Neil (Ben Affleck) e Marina o Jane (rispettivamente le bellissime Olga Kurylenko e Rachel McAdams), ad incarnare l’umana tensione nel cercare di ricomporre l’unità perduta. Una condizione da esuli che li condanna ad una eterna nostalgia, come ben rappresentato dal velo di malinconia che avvolge tutte le scene, comprese quelle di gioia, felicità o tenerezza di coppia, delle quali non si percepisce il calore.

Tra i due poli Il ruolo centrale è sempre della donna come sottolineato dalle inquadrature che vedono un Ben Affleck inespressivo e distaccato sullo sfondo come una semplice citazione. Quasi mai la macchina da presa riprende gli occhi del protagonista, preferendo i primissimi piani di una parte marginale del suo volto. I ritratti più belli e suggestivi Malick li riserva alla bellezza delle protagoniste, mostrando apertamente tutta la sua preferenza per il principio femminile dell’universo, una energia accogliente, gioiosa, intuitiva e portatrice di vita.

La dimensione spirituale del mondo viene solo intuita dai due giovani amanti, che ne percepiscono l’energia interiormente, attraverso i sentimenti, le emozioni, le passioni che gli sconvolgono il cuore, ed esteriormente, attraverso la luce, l’acqua immobile di un lago, quella che scorre in un ruscello, i campi dorati da percorrere con le braccia aperte ed il vento fra i capelli andando incontro al sole. Mentre è consapevole ed esplicita nella ricerca accorata di Padre Quintana, un sacerdote ispanico in crisi, che con sguardo triste, cuore stanco e le sue domande interiori, coglie la sacralità del tutto malgrado la sofferenza, i fallimenti, e la distruzione che lo circonda. Un film di un grande maestro, ma non per tutti…

Avvertenze: vietato guardarlo in TV! Le caratteristiche medie di questo elettrodomestico vanificherebbero le suggestioni che costituiscono il linguaggio del film.



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