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To the wonder

Creato il 13 settembre 2015 da Jeanjacques
To the wonder
Per quanto non la guardi spesso - anzi, la accendo molto raramente e quasi sempre per seguire un tiggì o per ascoltare qualche hit di MTV, che tenersi aggiornati non fa mai male - io non condanno a priori la televisione. Certo, si dice che sia la rovina delle famiglie, ma io credo che se un nucleo famigliare passa tutto il proprio tempo davanti a uno schermo allora i problemi sono radicati molto più in profondità; ed è anche vero che il novanta per cento dei programmi sono spazzatura, ma sono abnormi schifezze anche molti film che vengono prodotti e un sacco di libri che vengono scritti, eppure in quel campo non c'è tutto quell'odio. Semplicemente, penso che la televisione sia un mezzo e in quanto tale ha sia i suoi pregi che i suoi difetti. D'altronde, i primi programmi trasmessi erano atti ad alfabetizzare il popolo italico, quindi non ha fatto solo del male. Semplicemente si è evoluto e, come ogni cosa nel mondo capitalista, deve accontentare l'audience, offrendo proprio lo schifo che richiede. Alle volte però capita di vedere, se non cose belle, cose interessanti, ed è quello che è successo a me. Pare infatti che già il semplice vedere un film di Terrence Malick non sia un qualcosa che capita tutti i giorni, e se te lo trasmettono in prima serata in televisione allora la cosa ha dell'incredibile. Ed è quello che mi è successo qualche giorno fa bazzicando su Rai Movie. E mi è capitato di vedere proprio la sua ultima chiacchierata fatica, che anziché separare come al solito sembra aver deluso quasi tutti.

Neil, ispettore ambientale, incontra Marina, madre single, a Parigi. I due si innamorano e l'uomo la convince a seguirla negli States. Il loro sembra essere un amore perfetto, ma con lo scadere del visto di lei iniziano a insorgere i primi problemi...

Sarà lo smaliziamento che precede sempre di più l'incappare nell'età adulta, ma comincio a pensare che una certa manovra 'commerciale' esista anche nei cosiddetti "film d'arte". E un poco è stato questo film a farmi germogliare la malsana idea. Perché com'è che un regista particolare come Terrence Malick, famoso per la sua estrema riservatezza (concede interviste e si fa fotografare solo rarissime volte) e per la sua poca prolificità (in precedenza, il periodo più breve fra un lungometraggio e l'altro era di cinque anni), dopo il successo mediatico di The tree of life lo si vede apparire un po' in ogni dove, si fa addirittura fotografare e realizza un nuovo film già l'anno successivo alla Palma d'Oro a Cannes? Magari sono io che vedo complotti ovunque, però la cosa mi ha fatto un attimo pensare, anche se durante la visione ho cercato di valutare il film nella sua singola oggettività, senza pensare ai se o ai ma vari. E senza ascoltare mia madre che si lamentava che il film era noioso o che non avesse senso - anche se col buon Terenzio pure io alle volte non capisco se, proverbialmente, c'è o ci fa. Perché comunque To the wonder, anche alla luce dei sospetti citati poco fa, rimane, rimane un bel film. Non il capolavoro che vorrebbe essere o che ci si aspetta, ma un buon film, che magari se la crede troppo e che, ironicamente, finisce per inciampare su quelle che dovrebbero essere le cose che a un certo punto vedo come dei pregi anziché come dei difetti. Qui Malick abbandona le (per me riuscitissime) pretese universali del suo precedente lavoro per stringere l'obiettivo e concentrarsi su una semplice storia d'amore. Una storia come tante, dove i personaggi sono appena accennati e quindi, col loro vivere, si fanno portavoce di tutti gli umani del mondo o, almeno, del sentimento che provano. Ma non si esplora l'umanità intera, non si vuole spingere l'attenzione su ciò che sta oltre il tempo e le dimensioni, Neil e Marina sono due umani come tanti che però finiscono per rappresentare tutti i loro simili. Ma è sempre su di loro che l'attenzione si concentra, ciò che ne scaturisce avviene sempre in un secondo tempo. Questa è una cosa che naturalmente mi farebbe favorire una pellicola simile piuttosto a quella che l'Expo ha plagiato per un'attrazione, ma ironicamente avviene il contrario. E credo sia inutile dare la colpa a Ben "bisteccone" Affleck - anche se credo che più che all'inespressività la cosa sia dovuta da una certa invidia nel vederlo più muscoloso e tatuato di me - o ad Olga Kurylenko, la classica bellissima che però non mi dice nulla, perché forse il loro essere così recitativamente vaghi conferisce ai loro personaggi quello status di icone, pur rimanendo ancorati alla loro individualità. E non c'è da dare colpa nemmeno al multi-linguaggio usato per dar voce ai vari personaaggi, perché credo sia proprio quello a dare maggiore tridimensionalità all'insieme, pur creando degli attimi di vera e propria confusione. Fondamentalmente credo che da questo film si capisca sempre più come Malick col tempo diventi un autore innamorato di se stesso e della propria poetica, un po' a discapito di quello che vuole raccontare e finendo inevitabilmente per ripetersi nei contenuti e nelle forme, cosa che per me ha fatto irritare i tanti critici che l'hanno stroncato con tanta sufficienza. Ma nonostante tutto questo non è un film che va trattato con troppa leggerezza, perché comunque fa pensare e mantiene sempre i neuroni attivi - e come dico sempre, meglio un film brutto che ti fa arrivare alla bocciatura dopo molto riflettere, che un film che non ti fa arrivare a nulla. Si concentra su personaggi tristi che cercano la loro meraviglia, il luogo dove finalmente possono stare bene e trovare la pace che sembra negata. La cosa ironica che io ho interpretato sta che questi uomini pensano che sia nell'amore la vera salvezza, quando forse la vera meraviglia sta nell'innamoramento stesso. L'amore non è eterno ma rende eterni, dicono, ma io credo di aver intuito che tutti cercano la wonder non accorgendosi però di viverla nel presente stesso. Perché innamorarsi non crea un miracolo, innamorarsi è il miracolo stesso.

Una bella riflessione (che credo avrò sicuramente sbagliato), ma forse farla arrivare dopo due ore di voice-off e piani sequenza intercontinentali è un tantino esagerato.Voto: 

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