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Too Rude, Live at Help

Creato il 05 aprile 2012 da Scribacchina

Too Rude - Live at Help

Avevo promesso un’intervista, soliti lettori? Ebbene, farò di più.
Dei Too Rude, di cui vi parlai nei giorni scorsi, proporrò oggi la recensione dell’album
Live at Help, benedetto dal rosso Red Ronnie e a suo tempo passato sottobanco alla sottoscritta per l’abituale chiacchierata sulla musica.

«Scribacchina, e l’intervista al bassista?…»
Con calma, giovini miei.
Con calma.

Vi basti sapere che l’ho già recuperata e che è nelle mie mani, vibrante di vita e impaziente d’esser qui ripubblicata, dopo anni di muffa negl’archivi cartacei.

***

Ottobre 2000

Peccato che Mr. James Taylor (quello del James Taylor Quartet, non l’omonimo cantautore americano) non abbia ancora ascoltato i Too Rude. Facile ipotizzare che se l’hammondista avesse avuto l’opportunità di sentire Get Up Get Up Get Up o Rebecca avrebbe prodotto i Too Rude senza pensarci su due volte. E’ dagli anni ’80, per la precisione dai tempi di Prisoners e soci, che non si sentivano suoni e sequenze armoniche così maliziosamente inglesi.
Non è un caso se la cover di Anarchy In The Uk, creazione dei Sex Pistols, nella versione dei Too Rude convince fino in fondo: anche il verso rauco e la risata diabolica all’inizio del brano, sinora appannaggio di Rotten, sembrano dover fare i conti con l’interpretazione impeccabile di Lid, voce del quartetto inglese.
Inglese di origine, ma italiano per adozione. I Too Rude, infatti, abitano in Italia, l’hanno eletta a seconda patria. E sembrano intenzionati a restarci.

Questo Live At Help, registrato qualche anno fa nel corso di un’esibizione della band all’interno del noto programma tv di Red Ronnie, arriva dopo il primo cd autoprodotto (Grunf del 1994) e traccia nettamente la direzione stilistica scelta dai quattro Too Rude: l’accostamento di brani onginali a cover di successo. Ecco allora che accanto a Rebecca si inserisce un’atipica versione rock di Englishman In New York (che comunque non dimentica un gradito stacco swingato). E via di questo passo, in coerente e ben amalgamata proposta a metà strada tra già sentito e inedito.

Non danno importanza a virtuosismi funambolici e tecniche mozzafiato, i Too Rude. Lid (voce), Roy Bennett (chitarra/voce), Chris Blanden (basso/voce) e Paul Greenwell (batteria/voce) puntano tutto sull’energia dell’esecuzione e sull’immediatezza dei testi.

“E scrivi, perché gli amici
non ti capiscono.
E leggi un libro,
ma lo rigiri tra le mani.
E metti dei vestiti che
ti facciano sentire
parte della folla.
Dimmi, quand’è che
troverai te stessa?”.

Dal lato produzione non ci sono grandi nomi: solo quello di Red Ronnie, che di per sé garantisce poca adulterazione e una buona dose di genuinità.

Interessante l’ultima traccia del cd, una Happy Trails che sceglie la versione a cappella. Un banco di prova, l‘a cappella, che non sempre dà risultati appaganti; qui invece le voci dei Too Rude regalano la felice sensazione di trovarsi di fronte a quattro ragazzi genuini, umili e non ancora intaccati ‑ come potrebbe essere diversamente? ‑ dallo star system.

I Too Rude sono anche l’esempio più eclatante di quanto il mondo della musica sia legato in maniera eccessiva al mondo della finanza. I quattro inglesi, infatti, pur avendo a disposizione parecchio materiale, non pubblicano un album perché non possono sostenere le spese di pubblicazione. Evidentemente, il buon Brian Epstein non ha lasciato eredi per il nuovo millennio.

Live At Help, pur non essendo fresco di stampa, è una piacevole scoperta. Per due motivi: perché quello che non si conosce è sempre una novità. E perché il buon rock non ha tempo: lo dimostrano i fan che gremiscono i loro concerti, e che anche nella nostra zona intervengono numerosi (come lo scorso 7 ottobre al Live di Trezzo sull’Adda).


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