Magazine Italiani nel Mondo

TOP Post dal mondo expat  #12.1.15

Creato il 19 gennaio 2015 da Mamma In Oriente

Come ogni lunedì vi elenco gli articoli dai Blog Italiani nel Mondo che più mi sono piaciuti. Come sempre, in ordine di uscita:

“L’acqua al timo di casa” del blog “A vent mauvais” da Parigi

Ho scritto “da Parigi” perché lì l’autrice era ubicata fino a poco tempo fa. Poi un brusco cambio nella sua vita che solo ci lascia intravedere e, da quella casa, in cui si era appena trasferita e nella quale pensava di mettere finalmente radici per parecchio tempo, se ne deve andare all’improvviso. Proprio quando dopo aver vissuto da nomade convinta, voleva fermarsi. Scrive:

“Tutta la dimensione domestica, con le sue piccole meschinità, i suoi infimi melodrammi, che odiavo e alla quale ho faticato ad abituarmi, mi è entrata nelle ossa e ancora adesso stenta ad andarsene. Mi guardo indietro, di certo non ero felice, sicuramente non ero io, ma avrei dato tutto per restare. Perché?”

“Je suis Charlie” del blog “A me mi” dall’Inghilterra

L’autrice ci racconta una piccola storia di accoglienza dove i protagonisti sono lei ed il compagno e la loro anziana vicina di casa. Un esempio di come, spesso, sia semplice l’atto di ricevere ed essere gentili anche con chi arriva da un’altra terra. Una piccola storia che nella sua mente ha a che fare anche con i tristi fatti parigini. Scrive:

“Io non sono certo un’esperta e risposte non ne ho. Ma mi piace pensare che tolleranza, integrazione e la capacità, finalmente, di ridere di noi stessi alla lunga faranno la magia.”

“Malinconia, che porta il vento” del blog “La tana africana” dalla Costa d’Avorio

L’autrice è prossima al rientro in Italia dopo 3 anni di Africa e sente già la malinconia per quella che è stata la sua vita lì. Difficile sotto tanti punti di vista, ma che ha lasciato un segno indelebile su di lei e l’ha vista prendere maggiore consapevolezza di sé stessa. Scrive:

“Mi chiedo se pateticamente cercherò di ricrearmi una vita africana in Italia, se mi mancheranno così tanto gli appigli ormai stabili che mi sono ricavata a poco a poco tra le rocce di una quotidianità difficile e sostanzialmente solitaria. Ci ho lasciato unghie e sangue, su quelle rocce. Ma sono oggi il posto dove cammino più spedita. I sentieri più facili e conosciuti, quelli che posso fare ad occhi chiusi.”

“A day in the life” del blog “Such an amount of worse for you” dalla Svezia

Come accade spesso fra le pagine del suo blog, l’autrice ci racconta uno spaccato del suo passato riportandoci ricordi, descrivendo immagini e piccoli episodi quotidiani che ci fanno sentire dentro a quel quadro e ci fanno sentire sempre quella sottile malinconia di chi scrive per cose che sono scivolate via e forse allora non si sono apprezzate abbastanza. Cose che erano e non saranno mai più. In un parallelismo delle piccole cose con i grandi episodi della storia. Scrive:

“Una volta, molto tempo dopo, passai davanti all’edificio sorto al posto della fabbrica – i muri lisci, le belle finestre, niente vegetazione selvaggia e aura di mistero.  Tutto completamente diverso. Mi sforzai per qualche minuto, caparbiamente, di ricordare com’era.
E anche com’erano il mondo e la vita di prima.”

“Come si cambia” del blog “Qui (non è) Taipei” dal Canada

Un post di riflessione su come si cambi lasciando l’Italia per trasferirsi altrove, su come si diventi un’altra persona. Sul perché l’autrice non riuscirebbe a rientrare in un’Italia che ormai le va troppo stretta. Scrive:

“Il posto perfetto non esiste. Ma la mia, la nostra, condizione di viaggiatori privilegiati ci consente, nei nostri frequenti spostamenti, e dalla nostra perenne posizione di outsiders, di assaggiare tanti gusti diversi senza mai annoiarci sempre con lo stesso.”

“La bellezza delle cose complicate” del blog “Giappone Mon Amour” dal Giappone

Un post che ho trovato personalmente bellissimo sia per l’uso magistrale delle parole sia per la loro efficacia nello spiegarci il concetto a cui vuole arrivare l’autrice. Concetto che, in realtà, è già spiegato all’inizio del post nella descrizione, bellissima, degli origami. Scrive:

“Ma quel che più del resto ho sempre trovato attraente degli origami è il paradosso tra la semplicità che esprimono e la complessità di movimenti che giace sul percorso, sulle giravolte delle dita, il gesto esatto del piegare, ribaltare, tirare.
La carta è il seme, i polpastrelli l’acqua. Gli origami sono carta che fiorisce.”

Il concetto è che per arrivare agli obiettivi, ai risultati, all’appagamento, non possono essere né facili né veloci i passi da compiere. Così è nello studio, nel lavoro ed anche nell’amore. Vi invito ad andare a leggervelo tutto perché merita davvero.

TOP Post dal mondo expat  #12.1.15
“A volte si fissa un punto” del blog “Au Vent mauvais” da Parigi

Ancora un articolo della stessa autrice del primo che vi ho citato. In questo post introspettivo si interroga su quello che è stato il suo modo di agire fino a quel momento e cerca di capire quello che ha fatto e come si è mossa negli eventi che si sono succeduti. Era necessario avere un punto fisso da cui partire o da raggiungere come traguardo, tenendolo sempre ben presente? O il fissarsi su un unico punto l’avrebbe distolta da tutto ciò che c’era intorno? Scrive:

“Io un punto non l’ho mai voluto fissare, ho sempre cercato di prendere una strada che mi consentisse, eventualmente, di poter tornare sui miei passi. Di correggere il tiro, di recuperare una chiave, di riaprire una porta. L’idea di ineluttabilità non mi fa dormire la notte. E a volte mi fa perdere i sensi sui ciottoli del centro storico di Padova.”

Per oggi ho finito, buona lettura!


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