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Torna in sala “Tempi moderni”

Creato il 05 dicembre 2014 da Af68 @AntonioFalcone1

tempi15A partire da lunedì 8 dicembre sarà distribuita, nelle sale aderenti all’iniziativa Il cinema ritrovato. Al cinema, Tempi moderni di Charlie Chaplin (Modern Times, 1936), nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine ritrovata in collaborazione con Criterion Collection, la quale può vantare inoltre un accompagnamento musicale che potremmo definire inedito: le musiche originali di Chaplin sono state infatti riportate alla primigenia limpidezza grazie all’esecuzione orchestrale (NDR Radiophilharmonie Hannover) registrata nel 2006, diretta da Timothy Brock.
Modern Times è ancora un film muto, ma non del tutto: l’autore iniziava infatti a nutrire una minore diffidenza nei confronti del sonoro, usandolo non per dare vita ai dialoghi, ma più semplicemente per conferire risalto a suoni e rumori, come aveva già fatto in City Lights, (Luci della città, 1931), presentato come muto con commento musicale aggiunto e gags sonore inserite ad irrisorio sberleffo (la splendida scena iniziale, l’inaugurazione di un nuovo monumento, dove le vacue parole delle autorità sono sostituite dal suono del kazoo).

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In Modern Times The Tramp trova però il modo di far ascoltare la sua voce, grazie all’interpretazione di Je cherche après Titine, cantata in un fantasioso grammelot, inedita espressione dell’efficace pantomima sostitutiva del linguaggio parlato propria di Charlot. Il Vagabondo prenderà nel finale del film la sua strada, ma non sarà più solo, la condivisione di sogni e speranze probabilmente renderà il futuro meno incerto.
Tempi moderni è il film del Ventesimo secolo”, ha scritto Peter von Bagh in suo saggio critico (contenuto nel booklet curato da Cecilia Cenciarelli, allegato al doppio DVD del film restaurato, in uscita a cura della Cineteca di Bologna) e credo non gli si possa dar torto: felici trovate comiche, estremo rigore stilistico e lucidità di pensiero rivolta al sociale si traducono sullo schermo nella visualizzazione, allo stesso tempo candida, poetica e anarchica, di un’umanità prossima ad essere stritolata dai moderni macchinari, la cui essenza non può trovare posto, nonostante il suo estremo opporsi, in un mondo dove sembra prevalente la disumanizzazione unita alla ricerca di un progresso fine a sé stesso, incapace di concretizzare una vera evoluzione.


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