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[Track 85] I am the walrus – The Beatles

Creato il 12 giugno 2011 da Mrmontag


Amico, come ti dicevo, ti pare possibile che I am the walrus sia un pezzo del 1967? Quarantaquattro anni, cazzo. Quarantaquattro anni fa i Beatles facevano queste cose. Devi sapere che io avevo dieci, undici anni la prima volta che l’ho sentita. Fino ad allora per me i Beatles erano She loves you, Yesterday, Hey Jude. Avevo comprato Magical Mystery Tour perché c’era dentro Hello goodbye, un pezzo che ci faceva sentire la maestra d’inglese. Ho quest’immagine di me attaccato allo stereo appena comprato – il primo col lettore cd a entrare in casa – e dico attaccato perché usavo queste cuffie bellissime ma col filo molto corto. Stavo seduto lì a trenta, quaranta centimetri dallo stereo, col libretto dei testi in mano.
I am the walrus era – ed è ancora – la sesta traccia e, mi verrebbe da dire, fin lì tutto bene. Ma arrivato a quel pezzo, fin dall’intro, rimasi con la bocca aperta e un’espressione in faccia che ora tradurrei con ma che cazzo? solo che allora non ero uso al turpiloquio, ma insomma, ci siamo capiti. Voglio dire, un bambino di dieci anni, abituato a Gianni Morandi e a Love me do, improvvisamente con I am the walrus fra le mani: è chiaro che rimasi sconvolto. E tutto in fondo è cominciato lì. Volevo capire come quattro inglesi con le facce da bravi ragazzi potessero scrivere cose incomprensibili come Sitting on a cornflake, waiting for the van to come, volevo sapere chi erano gli uomini-uovo e, naturalmente, chi fosse il tricheco. Volevo sapere tutto. Volevo sapere come si potesse scrivere un pezzo così ed essere famosi per uno yeah yeah yeah. Tutto è cominciato lì, ora lo so.
E comunque non è che ci abbia capito ancora granché. Il pezzo comunque è di Lennon, con un testo pieno di nonsense e citazioni letterarie, abbastanza incomprensibile, ovviamente affascinante e spiazzante. Musicalmente, beh, tuttora davvero mi chiedo da dove venga una roba del genere e cosa gli si possa affiancare: voglio dire, chi si è ispirato a una cosa così in seguito? Da dove arriva la voce di Lennon? E quei suoni, quel pianoforte elettrico e il basso di Paul e l’arrangiamento per archi messo giù da George Martin? E, so che sei sensibile a questo, il suono della batteria? E’ – permettimi di usare quest’espressione meravigliosa – un unicum.
Ah, sul finale si sente una registrazione radiofonica del Re Lear di Shakespeare e a un certo punto si sente chiaro oh untimely death!, che ovviamente venne interpretato come indizio sulla morte prematura di Paul.
Va beh, ci sono andato lungo stavolta ma, come ti ho detto, è il mio pezzo preferito.


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