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Transistor – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 25/05/2014

Cover Transistor

PC - PS4 TESTATO SU
PS4

Genere: ,

Sviluppatore: Supergiant Games

Produttore: Supergiant Games

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese (sub ITA)

Giocatori: 1

Data di uscita: 20/05/2014

VISITA LA SCHEDA DI Transistor

Pro-1Sistema di combattimento divertente, profondo e bello da vedere Contro-1La trama non si dipana in modo uniforme

Pro-2Narrazione coinvolgente Contro-2Alcuni difetti si ripercuotono sulla progressione di gioco

Pro-3Artisticamente suggestivo ed eccezionale colonna sonora Contro-3Longevità non all'altezza

Era l’estate del 2011 quando il primo lavoro di Supergiant Games, Bastion, fece il suo esordio, conquistando il favore di critica e pubblico; a seguire l’impegno si è postato sulla conversione del gioco per altre piattaforme per poi dedicarsi a tempo pieno sul nuovo progetto, Transistor, disponibile dal 20 maggio su PC e PS4. Nel corso di questi anni lo sviluppatore indipendente è cresciuto passando da sette a dodici dipendenti, cogliendo al volo le favorevoli politiche riguardo la pubblicazione dei giochi indipendenti, per auto-pubblicarsi appunto. Un rischio oramai necessario per massimizzare in termini remunerativi quanto prodotto. Si sa, ripetersi non è mai facile, sarà quindi riuscita Supergiant Games a regalare un’altra piccola perla ai videogiocatori?

Transistor(4)

CADE IL SILENZIO SU CLOUDBANK

Dalle esotiche ambientazioni fantasy di Bastion, Supergiant Games sceglie di passare al tema sci-fi, di quello che rimane sempre un action-RPG con visuale isometrica, un genere in cui evidentemente lo sviluppatore ha pensato di esplorare ancora più a fondo. Il gioco racconta di Red, una celebre ex cantante a cui è stata rubata la voce, la quale si trova costantemente minacciata lungo tutti i quartieri della città Cloudbank da un misterioso gruppo chiamato “Il Processo”, dal momento in cui raccoglie un’arcana spada che ospita lo spirito dell’uomo trafitto da essa. Transistor diventa quindi il compagno di viaggio di Red oltre che la potente arma con cui il giocatore può difendersi. Queste le premesse iniziali che danno il via all’avventura della strana coppia alla ricerca di risposte che diano un senso agli eventi che hanno colpito Red, l’uomo misterioso trafitto dal Transistor, e che stanno portando al baratro la bellissima Cloudbank. L’obiettivo è quello di trovare un manipolo di persone che si fanno chiamare gli “Orchestrali”, i responsabili che muovono le fila degli accadimenti.

Il legame peculiare che vede la spada parlare e la protagonista muta quasi a completarsi l’uno con l’altra, è senza dubbio ben riuscito. Ed è proprio il Transistor a dettare i ritmi narrativi di questa avventura, la cui voce è stata affidata ancora una volta all’impeccabile Logan Cunningham, lo stesso che narrava le vicende di Bastion. Ma l’uso che ne è stato fatto questa volta è ben diverso perché in Transistor non c’è un narratore onnisciente come in Bastion, la voce commenta solo quello che sta accadendo, in un modo ancora una volta perfetto nei toni e coerente al contesto di gioco. Il legame tra i due protagonisti ha una evidente crescita: la comunicazione con il Transistor si esplica inizialmente attraverso semplici azioni, sfruttando poi i terminali posizionati in città per mettere per iscritto quello che Red vuole comunicargli, e infine si arriva a una simbiosi in cui il pensiero del Transistor coincide con quello di Red come se i due fossero ormai una cosa sola. Dietro questo legame si nascondono fatti precedenti alle premesse iniziali ma che si scopriranno a poco a poco fino alla conclusione della storia. Storia, che si presenta inizialmente in modo criptico, abbastanza da suscitare interesse nel suo prosieguo, ma che accusa una importante flessione nella parte centrale, un buco che disorienta chi gioca, che perde di vista quelli che erano gli obiettivi principali e fornendo pochi indizi sul processo di trasformazione del mondo di gioco. Salvo poi accelerare improvvisamente le cose nel finale consegnando le risposte ai dubbi e alle domande createsi nelle ore precedenti. La storia e il contesto creato dagli sviluppatori è molto intrigante, con alcune analogie che ci hanno portato alla mente il mondo di Matrix, purtroppo lo svolgimento della trama soffre di questo vuoto centrale che coinvolge un finale interessante ma che inevitabilmente appare frettoloso.

PILLOLA BLU O PILLOLA ROSSA?

L’approccio iniziale con Transistor lo abbiamo trovato molto simile a Bastion, e per questo apprezzabile: il giocatore viene buttato subito nell’azione di gioco con poche schermate di suggerimento a illustrare le prime fasi di apprendistato di un immediato sistema di combattimento. Il titolo è come già detto un action-RPG che combina ottimamente l’azione in tempo reale a quella di uno strategico a turni. Il potente Transistor impugnato da Red offre quattro slot, ognuno collegato a un tasto frontale del pad, in cui inserire le abilità che salendo di livello con il personaggio si sbloccano. Premendo il dorsale destro invece si attiva l’abilità Turn (), in cui il piano di gioco si congela ed è possibile pianificare una serie di azioni e spostamenti che vengono poi eseguite velocemente, il cui numero è limitato dal costo di ogni singola mossa che va a sottrarsi a una barra in alto allo schermo. Una profondità maggiore al sistema di combattimento si otterrà nel momento in cui avanzando di livello vengono sbloccati gli slot per attivare gli effetti passivi, di potenziamento e di effetto delle abilità. Anche qui però, tenendo conto del costo di ogni abilità, la cui attivazione è limitata dalla saturazione del banco di memoria della spada. Il sistema di combattimento è senza dubbio una parte riuscitissima del titolo di Supergiant, che incastra alla perfezione meccaniche da hack-and-slash a quelle di uno strategico a turni. Importante ai fini dell’esperienza di gioco è la liberta di scelta concessa al giocatore, il quale potrà scegliere come meglio crede la propria strategia di gioco affrontando i combattimenti in stile action oppure controllando il ritmo di gioco con la modalità Turn (). Ma anche personalizzare la propria esperienza scegliendo a ogni level-up del personaggio quale abilità o slot sbloccare.

I combattimenti sono quindi divertenti, dinamici e molto belli da vedere grazie alla modalità strategica. Il numero di nemici è quasi sempre adeguato all’area degli scontri e ci sono sempre delle barriere (che i nemici possono abbattere) dietro cui nascondersi per ripristinare la barra del Turn () e da usare in maniera strategica per le nostre manovre. La progressione di gioco tuttavia non è esente da difetti, in primis si evidenzia uno squilibrio nella difficoltà, tarata verso il basso, che toglie un po’ di stimoli ai combattimenti nel lungo periodo. Il problema sta nella generosità con cui il gioco punisce il giocatore, o non punisce a seconda dei punti di vista. Nella nostra partita non abbiamo mai visto il game over (non c’è una difficoltà di gioco selezionabile) e questo perché qualora la barra della vita di Red arrivasse a zero, si pagherebbe la perdita di una abilità che viene poi rigenerata dopo l’attivazione di due punti di accesso, ovvero dei punti tramite cui il gioco salva automaticamente e permette di modificare l’equipaggiamento.  Avere quattro abilità con sé equivale disporre di quattro barre della vita, di conseguenza  non è facile conoscere la sconfitta. Questa penalità in sé è anche efficace, come si scoprirà più avanti, ma piuttosto insignificante nella prima run visto il disequilibrio fra i poteri di Red e la potenza dei nemici. Un vero peccato considerando che la soluzione al problema era a portata di mano. A ogni level-up permetterà di sbloccare varie ricompense tra cui i “Limitatori”, per un totale di dieci, perlopiù malus che indeboliscono l’equipaggiamento e rendono più forti e numerosi i nemici, in cambio di un maggior quantitativo di esperienza ottenibile dagli scontri. Attivare o meno questi Limitatori è a pura discrezione dell’utente, mentre una attivazione obbligata avrebbe reso senza dubbio più equilibrata e gratificante la difficoltà di gioco, come dimostra ampiamente una seconda giocata. L’altro difetto è rappresentato dalla mancanza di boss o mini-boss, la cui presenza avrebbe giovato sia alla varietà degli scontri – visto che tutta la  tipologia dei nemici, comunque buona, si esaurisce in un paio d’ore – sfruttando in qualche modo più articolato l’abilità di Red di muoversi velocemente nel tempo, sia al senso di progressione del gioco.

UN SILENZIO ASSORDANTE

Transistor, come lo è Bastion, rappresenta una piccola perla dal punto di vista estetico. Da un mondo fantasy si è passati a uno sci-fi, ma il lavoro sotto il profilo artistico è ineccepibile e dona al gioco una sua forte identità. Edifici dalle architetture utopiche, e distopiche successivamente, luci al neon, canali d’acqua e un misto di dettagli tra il contemporaneo e il tecnologico caratterizzano i quartieri di cui è formata questa Cloudbank dall’estetica retrofuturistica, mettendo in luce ancora una volta la bontà dello stile artistico di Supergiant Games. L’esperienza di gioco è poi impreziosita da una ottima pulizia d’immagine a 1080p, da una fluidità che non perde colpi a 60 fotogrammi e da stupende animazioni. Questa visione futuristica davvero sublime viene affiancata da una colonna sonora altrettanto bella, prodotta nuovamente dal duo Darren Korb (musicista) e Ashley Barrett (cantante), sempre precisa e piacevole tanto nei combattimenti quanto nell’esplorazione degli scenari o durante le scene d’intermezzo, con brani che spaziano tra l’elettronico e il Drum and Bass, a cui si aggiunge l’emozionante voce della cantante. Doppiaggio solo in inglese sottotitolato in italiano assolutamente ottimo come già sottolineato.

Il prezzo per acquistare Transistor è piuttosto alto (18,99 €) considerando che parliamo di un titolo indipendente. Lo stesso Bastion esordì con un prezzo sopra la media restituendo una longevità non certo sensazionale. Identico discorso per Transistor che per essere portato a termine non richiederà più di sei ore, esplorando tutti gli scenari e fermandosi a completare la maggior parte dei test di abilità accessibili tramite alcune porte chiamate Backdoor. L’avventura è estremamente lineare e l’unico stimolo aggiuntivo è perlustrare ogni anfratto in cerca di un punto d’interazione che attiva qualche breve dialogo aggiuntivo tra Transistor e Red. Proprio l’esplorazione poteva essere una soluzione per aumentare il minutaggio di gioco valorizzando ancora di più le evocative location. A metterci una pezza ad una durata non in linea con il prezzo del gioco c’è la rigiocabilità, che si traduce in una seconda run che merita assolutamente dal punto di vista del gameplay per sbloccare tutte le abilità ed esplorare le tante combinazioni possibili e gli effetti che esse producono in combattimento, attivando magari anche tutti i Limitatori per avere un livello di sfida appagante, di per sé più alto, giacché si conserveranno tutti i progressi raggiunti con il conseguente livellamento dei nemici. Ma anche in relazione a importanti approfondimenti della storia che si trovano nelle descrizioni delle abilità che non sono altro che le personalità di spicco di Cloudbank cadute per mano degli Orchestrali e assorbite dal Transistor.

Transistor – Recensione IN CONCLUSIONE
È riuscita quindi Supergiant Games a riconfermarsi? Assolutamente sì, ma chi si aspettava qualcosa di più di Bastion rimarrà un po’ deluso. Transistor è un gioco che merita assolutamente di essere giocato e che difficilmente vi farà pentire dei soldi spesi. Alla fine si rimane però un po’ con l’amaro in bocca, con quella sensazione di occasione persa. Il perché è presto detto: Transistor immerge il giocatore in un contesto sci-fi visivamente unico ed eccezionale, con un sistema di combattimento divertente, dinamico e tattico grazie all’ottima combinazione tra l’immediatezza del combattimento in tempo reale e l’aspetto più riflessivo di quello a turni. La narrazione riprende la linea guida tracciata con Bastion ma con modalità differenti ben riuscite, il cui unico punto in comune risponde al nome di Logan Cunningham. Una soundtrack eccezionale che merita l’acquisto separatamente e una profonda personalizzazione delle abilità che stimola a rigiocare una seconda volta il gioco chiudono il cerchio dei pregi. A fare da contraltare e ridimensionare il valore del gioco ci sono una trama che si perde nella parte centrale e chiude in modo frettoloso sul finale, una progressione di gioco che non è perfetta nel level design, in cui si sente la mancanza di boss piuttosto che di sezioni più varie; e infine una difficoltà di gioco molto generosa nei confronti dell’utente e una longevità solo discreta. ZVOTO 8
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