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Turchia: libertà limitate da Erdogan, carnefice religioso aspirante alla Ue con l’aiuto della laica Bonino

Creato il 28 giugno 2013 da Nino Caliendo

Colui che vTurchia, la feroce repressione della polizia di Erdoganiene celebrato come emblema di un islam politico moderato e compatibile con i principi liberali e democratici è in queste ore il bersaglio di imponenti manifestazioni in tutto la Turchia. Soprattutto giovani, forze di sinistra e anche nazionalisti scendono in piazza contro le crescenti e costanti restrizioni alle libertà che il governo islamico sta lentamente, ma inesorabilmente, applicando, chiedendone le dimissioni.

La rivolta non nasce semplicemente a difesa degli alberi e di un parco, ma è una contestazione di un modello sociale e politico che coniuga tradizionalismo islamico, mito ottomano e liberismo economico.

Il centro commerciale è l’ennesimo emblema di una lunga serie di operazioni speculative ed è l’elemento che ha scatenato una rabbia diffusa per le continue limitazioni alle libertà civili e alla strisciante islamizzazione della società portata avanti dal Partito di Erdogan, l’AKP. Limitazioni che colpiscono diritti civili come quello all’aborto, che intervengono pesantemente sui costumi e sulla morale, vietando baci in luoghi pubblici o limitando il consumo di alcolici. E’ uno scontro che unisce il malessere per la perdita del carattere laico della Turchia, eredità dei decenni kemalisti, alla crescente insoddisfazione di settori giovanili che vedono, insieme alla crescita economica, crescere disuguaglianze sociali e precarietà.

La vastità e diffusione delle proteste non ha precedenti. Tutte le maggiori realtà urbane della Turchia sono in queste ore teatro di manifestazioni e di repressione da parte della polizia. La composizione delle piazze è varia, dall’estrema sinistra fino alle forze nazionaliste e kemaliste, unite dal rifiuto dell’attuale leadership politica turca e dal suo progressivo allargamento a tutti i gangli della vita politica e sociale turca, stringendo sempre più gli spazi politici di opposizione.

La protesta è tanto inaspettata quanto massiccia. La risposta dura da parte della polizia ha prodotto l’effetto di moltiplicare le piazze e di amplificare la rivolta.

Si scontrano le due Turchie: una laica ed un’altra tradizionalista. E’ su quest’ultima base che Erdogan e il suo partito hanno costruito, negli anni, la loro base di consenso e le loro ripetute vittorie elettorali (oltre ad una legge elettorale liberticida con sbarramento del 10 %). Una Turchia che ha resistito alla modernizzazione, che ha mantenuto legami forti con la religione e con l’eredità ottomana e che su essa fonda speranze di rigenerazione dei fasti di un tempo. Dall’altra parte c’è la Turchia delle tante sigle della sinistra marxista, sparpagliata in mille sigle ma attivissima, che prima era bersaglio del kemalismo ed oggi avversarsia dell’islam politico, che si trova in questo frangente insieme a chi l’ha aspramente e duramente repressa e combattuta nel passato. Ci sono i Kurdi, che stanno difficilmente dando vita ad un processo politico negoziale.

E’ un mosaico complesso quello delle forze in campo contro Erdogan. Ma la novità è la rivolta dei ragazzi. La maggior parte di loro non ha sicuramente appartenenza politica. Reagisce ad un potere che, in nome dell’ottomanesimo e dell’islam, giorno dopo giorno, interviene in modo sempre più invandente nelle loro vite, cercando di imporre stili di vita e costumi, allargando precarietà e lasciando via libera al mercato.

In tutto questo, lo scontro in atto è uno scontro ideologico, sociale e politico, fra due paesi che hanno convissuto e che ora si scontrano, visto il tentativo di Erdogan di imporre il modello islamico come modello universale.

In queste ore, i sindacati stanno decidendo per la convocazione di uno sciopero generale: sarebbe una svolta che darebbe la giusta dimensione del carattere sociale e di classe delle rivolte, contro il modello Erdogan, che ha nella repressione e nel liberismo gli stessi tratti di oppressione del finanzcapitalismo globale.

Fabio Amato, responsabile Dipartimento Esteri del P.R.C.

Il commento di Nino Caliendo

Mentre

Emma Bonino
continua la linea dura di Erdogan contro la giusta e sacrosanta protesta del Popolo turco a colpi di cannone ad acqua, gas, proiettili di plastica, manganelli e arresti per “terrorismo”, la nostra “radicale” Emma Bonino, ormai ex paladina ed ex campionessa dei diritti umani, in perfetta lingua politichese, difende a spada tratta la Turchia di Erdogan: «Nei confronti della Turchia, l’Europa non può sottrarsi alla sua responsabilità storica di scegliere fra miopia e lungimiranza. In quest’ottica è necessario dinamizzare il processo negoziale, evitando di cedere alla reazione istintiva dell’irrigidimento di fronte alla linea adottata dalle autorità turche». Traduzione: l’Europa deve sostenere Erdogan, costretto alla linea dura e all’irrigidimento per colpa di quella massa di “gente di malaffare” che contesta la sua linea politica di negazione delle libertà.

Ironia della sorte, in questo contesto, l’unica in Europa ad avere assunto la linea giusta e dura della condanna politica è la Merkel, che ha convocato l’ambasciatore turco e condannato apertamente la «linea adottata» come inaccettabile per uno Stato che si vorrebbe europeo.

Incisivo e sinteticamente esaustivo il titolo dato da Ferdinando Menconi al suo articolo “Turchia, Erdogan reprime e la Bonino è con lui” su “Il Ribelle” del 24 giugno 2013.

Come scrive Menconi, su un punto la ministra Bonino potrebbe anche avere ragione: sarebbe ora che l’Europa scegliesse fra «miopia e lungimiranza», ma la miopia era quella in cui ci hanno tenuto (e ci tengono) la Bonino e i compari del Bilderberg, che usando le armi della disinformazione di massa volevano, e vogliono ancora, la Turchia in Europa a tutti i costi. Quasi questo fosse un premio concesso per la sua fedeltà all’atlantismo. Obama, ricordiamo, è il primo sponsor dell’Euroturchia e, quando entra in ballo la Nato, si sa che la Bonino è al suo fianco, senza “se” e senza “ma”, qualunque sia la menzogna su cui si basa la guerra da organizzare.

Inoltre, la “statunitense Bonino”, autodichiarata, a destra e manca, laica convinta, chiude però tutt’e due gli occhi sull’evidenza che Erdogan sta portando avanti una strategia di islamizzazione dello Stato turco.

Altra scandolasa affermazione della Bonino: «Se oggi commettiamo l’errore di complicare il percorso europeo di Ankara, domani avremo un’Europa meno credibile sulla scena internazionale».

Accesa promotrice (all’epoca) del referendum sull’aborto, oggi la Emma delle contrraddizioni è diventata sostenitrice di Erdogan che il diritto all’aborto lo vuole negare e non per motivazioni giuridiche, ma di semplice sopraffazione religiosa.

Nino Caliendo

Fonti delle notizie pubblicate:

http://www.rifondazionemilano.org/nws/?p=823

http://www.libreidee.org/2013/06/viva-erdogan-la-bonino-tifa-per-i-torturatori-dei-turchi/

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