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Tutti i retroscena di un editore Intervista ad Alice Di Stefano

Creato il 13 febbraio 2015 da Tiziana Zita @Cletterarie

canvasNel suo romanzo Publisher, i protagonisti sono lei e l’editore Elido Fazi, con tanto di nome e cognome. Si parte da quella che sembra un’avventura occasionale, un viaggio alle Maldive dove l’editore si reca ogni anno, sempre con una compagna diversa. Lui è un editore di successo, lei una assistente universitaria un po’ sfigata, separata, con un figlio.
Ecco come lo descrive. Per Fazi “ogni pretesto è buono per dire che meglio di lui non c’è nessuno e che è l’unico al mondo”, “parla sempre e solo di sé o della casa editrice”. E': “schizzato, impetuoso, veemente”, “anticonformista, insolente, autentico”. Passa davanti a tutti senza fare la fila, parla a voce alta al cinema, non prende l’autobus, né i mezzi pubblici, vive in un mondo tutto suo.

Insomma la prima domanda è: come mai Fazi, che è anche tuo marito, ha accettato di pubblicare questo libro? Come ha reagito a tutte queste critiche? Te la sei cavata dicendo che era “per finta”? 


La risposta è nella descrizione che hai fatto, quando dici che è pieno di sé e vanesio…

A tal punto?
E certo! Perché lui è così, è sfrontato e purché si parli di lui va bene. La mia non era un’esagerazione. Poi devo dire che è anche coraggioso. L’ha capito che era un attacco, seppure affettuoso e mascherato. C’erano un po’ di conti da regolare, ma lui è coraggioso e sfrontato.

Continuiamo con Fazi, l’editore di grandi successi come Stoner e Twilight. In casa editrice è abituato a una totale condiscendenza che lo fa sentire “l’imperatore di un qualche regno immaginario”, con un “egocentrismo alle stelle”. Alla Fazi hanno lunga vita soltanto i remissivi, i passivi, i tranquilli… c’è chi solo per avergli dato un “piccolo consiglio di buon senso ha fatto una fine ingrata”. In linea di massima “tende a fare piazza pulita di dipendenti, avvocati, ma anche amici, parenti e fidanzate, in un riciclo totale e rigenerante”. La domanda viene da sé: tu come fai a resistere?
Forse perché sono nella schiera dei remissivi, passivi che riescono a nascondersi nella sua personalità? No, affatto. Io veramente mi ribello. Sono bisbetica. Come faccio a resistere non lo so. C’è qualcosa, devo ancora capirlo. Come fa a durare una storia con due personalità così? Perché anch’io non sono tanto facile.

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Vi siete incastrati.
Secondo me sì perché ci sono degli incastri, morbosi o meno, che alla fine funzionano. Insomma, speriamo che vada avanti. Comunque finora abbiamo retto e poi soprattutto abbiamo retto allo scossone che è stata la pubblicazione di questo libro. Comunque quello era il capitolo “Al lavoro” e anche sul mio blog, quello di Publisher, ci sono articoli su editori, come Einaudi, Fetrinelli: molti editori hanno avuto un carattere esuberante, non erano simpatici, urlavano, erano accentratori e prepotenti. Io magari ho ingigantito certi episodi, ma indubbiamente la casa editrice ha sempre coinciso con lui che è una personalità forte e prevaricante. I successi se li è creati lui perché ha preso idee da editor e da altri, ma ha avuto la forza di imporre tendenze, libri, la forza di insistere. Poi lui è un venditore nato e sa trasformare un autore e un titolo, lo sa proporre bene. Mi chiedono: ma perché hai scritto un libro su tuo marito? E’ chiaro che c’è una perversione familiare. Qualcosa che non ho ben chiarito e indagato dentro di me.

Anche la scelta di mettere nome e cognome…
Perché lui mi raccontava. Lui non mi fa mai parlare. Racconta sempre lui e io non ne potevo più, ma ero comunque affascinata da quello che mi diceva. Negli anni Novanta sono nate tantissime case editrici e solo alcune poi si sono affermate e hanno proposto libri che sono stati importanti. Io mi sono detta: qui c’è materiale per una biografia. Solo che non potevo scrivere una biografia di mio marito, ma messa così, un po’ da ridere, un po’ come cura psicoanalitica della moglie che prende in giro il marito pubblicamente. Per quello ho lasciato il nome, perché è una biografia alla fine, anche se romanzata e scherzosa. E’ chiaro che la legge chi è interessato a certe dinamiche e al mondo editoriale. Poi con la storia d’amore volevo renderla un po’ più piacevole per tutti.

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E’ vero che vi siete conosciuti a un premio letterario?
Allo Strega!

Ed è vero che ai premi letterari si rimorchia?
Sì, come no.

Tempo fa ho letto un articolo su D di Repubblica in cui si diceva che premi e saloni letterari servono più per rimorchiare che per vendere i libri. Lo confermi?
E’ vero, verissimo. Confermo, anche se quando ho conosciuto Elido io venivo da un altro mondo, quindi ero lì quasi per caso. Poi ho scoperto che tutti quelli che lavorano nell’editoria si recano a questi festival, anche e soprattutto per andare alle feste a rimorchiare e spettegolare.

Nel romanzo Alice Di Stefano parte come una giovane ricercatrice sprovveduta, mentre ora sei diventata editor e capo della narrativa italiana per Fazi. Una posizione autorevole per cui puoi decidere cosa pubblicare e cosa scartare. Come selezioni i romanzi? Che consigli daresti ai numerosi aspiranti scrittori che ci leggono?
Sì, sono responsabile della narrativa, ma più che capo, sono un editor, però non posso decidere autonomamente cosa pubblicare. Io propongo ma poi è sempre Elido che decide. Questo vale anche per gli stranieri. Noi facciamo delle proposte.

D’accordo, come scegli quelli che proponi, visto che quelli che scrivono e vogliono pubblicare sono più di quelli che leggono?
A noi arrivano una incredibile quantità di manoscritti a settimana.

Quanti?
Dai 30 ai 50 a settimana. Smaltirli, cioè leggerli e rispondere è una cosa quasi impossibile. In genere leggiamo le prime pagine. C’è una piccola squadra di lettori che danno un’occhiata. Poi se il testo è interessante lo mandiamo in lettura, o fuori, o internamente, e facciamo una prima lettura completa del libro. Dopodiché se piace andiamo avanti e poi lo leggo anch’io. Il giro può anche essere al contrario. Che consigli? Noi ad esempio abbiamo un modulo sul sito. Le persone devono mandare solo le prime pagine del libro, fra le 30 e le 50 cartelle, con una sinossi, una letterina. Tutto questo non è a caso, è proprio per vedere che tipo di abilità c’è da parte della persona, prima di tutto a riassumere il proprio pensiero e la propria opera in poche righe, poi a presentarsi. Le prime pagine, diciamo 50, danno un’idea. I consigli su come inviare sono questi. I consigli su come scrivere…

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Quelli non li pretendo.
No, ma spesso le persone ci mandano testi che non sono fruibili da un largo pubblico perché sono descrizioni intimistiche prolungate, oppure gialli improbabili. Spesso gli scrittori non riescono ad astrarsi e capire che un libro non può piacere solo a loro e ai loro amici, ma deve piacere un po’ a tutti. Io in particolare mi occupo di una collana di narrativa umoristica per cui se i libri non fanno ridere, o non hanno un andamento da commedia, se non hanno una vena ironica o umoristica, non vanno bene. Il mio consiglio principale è di esprimere la propria personalità in un testo, quindi riuscire a trovare una voce originale. Spesso uno si impunta con un genere che non è il proprio, oppure vuole attirare l’attenzione scrivendo di certe cose, invece deve trovare la sua voce. Essere originale con la sua voce.

Lolita .
Come lettrice, quali generi preferisci?
A me piace molto la narrativa italiana umoristica, non a caso ho scelto di farne una collana. Mi piacciono i libri letterari e metterei anche alcuni umoristici tra quelli letterari.

Qual è un umorismo letterario che ami particolarmente?
Non vorrei dare dei nomi precisi e poi adesso si divide molto in generi, mentre secondo me se una persona sa scrivere, sa scrivere qualsiasi cosa. Comunque penso allo stesso Malvaldi, o a Marco Presta.

Quali sono i tuoi “fondamentali”?
Il mio libro preferito è Lolita.

Che ne pensi della letteratura italiana contemporanea?
Non riesco mai a trovare il capolavoro tra gli italiani, però mentre li leggo molti mi piacciono. Secondo me la lingua si è un po’ abbassata, è meno curata, c’è troppo la ricerca del genere e poi i libri letterari sono diventati un po’ pretenziosi e non sono più alla portata di tutti. Per esempio ci sono troppe poche donne che emergono. Ce ne sono che scrivono, ma non vengono assolutamente coccolate, supportate e recensite come gli uomini. Le donne scrivono ma poi tendono a non essere troppo seguite. Anche per quello non ci sono libri che si affermano veramente perché molte persone vanno ancora dietro alle recensioni. Quindi magari c’è un bellissimo libro che esce, ma nessuno se ne accorge e muore lì. Ci sono poche donne che emergono.

I film ti piacciono, o le serie tv?
Le serie tv le odio. I film mi piacciono.

Un film che ti è piaciuto ultimamente?
Negli ultimi tempi ne ho visti tanti. Per esempio ho visto Still Life l’altra sera che un film un po’ ricercato sulla morte, ma comunque bello. Ho visto The Butler, quello del maggiordomo alla Casa Bianca. Sai quale m’è piaciuto? Quello sulla Thatcher con Maryl Streep, The Iron Lady.

L’amore bugiardo - Gone Girl ti è piaciuto?
No, mi ha pure un po’ annoiato. A te?

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A me è piaciuto.
Elido è uscito dicendo: le donne sono tutte serpenti, sono pericolosissime. Era colpitissimo. Comunque le serie mi annoiano, anche quelle americane. Non sono mai riuscita ad appassionarmi. Ho visto House Of Cards perché noi abbiamo pubblicato il libro. Oppure ho visto la serie tratta da Olive Kitteridge della Strout che hanno appena dato su Sky. Il romanzo ha vinto il Premio Pulitzer. E’ una miniserie di quattro puntate che si svolge nel Maine e c’è un personaggio di donna spigoloso. Quindi di serie ne ho viste, però non mi catturano.

Libri di carta, o ebook? E’ quasi obsoleta come domanda.
Io leggo tanti ebook per lavoro perché se dovessi stampare tutto. Per me ormai è uguale, 50 per cento e 50 per cento.

Un’ultima domanda: se potessi scegliere tra volare, essere un uomo e diventare invisibile, cosa sceglieresti?
Essere un uomo senza dubbio.

Perché?
Be’ dai! In questa società maschilista vorrei essere un uomo. Scelgo senz’altro essere un uomo, questa idea ce l’ho avuta fin da piccola.


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