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TUTTI SULLO STESSO BARCA? #fabriziobarca #partitodemocratico #sinistra

Creato il 13 aprile 2013 da Albertomax @albertomassazza

barca

La discesa in campo di Fabrizio Barca è rigenerante per il fronte progressista, a patto che non ci si aspetti da lui che indossi i panni del salvatore della patria. Il suo lavoro come ministro della coesione territoriale nel governo Monti è stato, caso unico nella compagine uscente, unanimamente apprezzato, nonostante il suo delicato compito sia stato portato avanti, sovente, ben lontano dalla luce dei riflettori.

Barca ha fatto sentire la sua presenza nei territori dove l’emergenza è più sentita, a L’Aquila come nel Sulcis, senza tirarsi indietro nemmeno nei momenti di tensione più alta. Ha confessato di aver maturato la sua decisione proprio nel momento apicale di queste tensioni, l’evacuazione in elicottero del novembre 2012, dopo l’incontro con le parti sociali sulcitane. Ha dimostrato di avere doti rare nella capacità di leggere il disagio e di recepire le domande della cittadinanza.

Dal suo manifesto, di complessa lettura, emerge un’intuizione rivoluzionaria: la forma partito, se vuole sopravvivere, deve essere aperta alla trasformazione continua, deve essere un work in progress aperto all’interazione quotidiana con la cittadinanza. Concetti come “mobilitazione cognitiva” e “sperimentalismo democratico”, oltre a sembrare piuttosto azzeccati per la loro portata enigmatica ed evocativa, indicano nel movimento organizzato, chiaro nella divisione delle competenze, ma mai rigido, la chiave di volta per la costruzione di una forma partito in grado di stare costantemente al passo con le frenetiche dinamiche della società contemporanea. Allo stesso tempo, la riaffermazione orgogliosa di una sinistra senza annacquamenti, chiarisce quale sia il patrimonio culturale da cui attingere per edificare la nuova Weltaanshaung.

A prescindere dal fatto che Fabrizio Barca possa o meno essere il prossimo candidato premier del centro-sinistra, il suo posizionamento costringe chiunque ambisca alla leadership a doversi confrontare con lui. Matteo Renzi, nel caso volesse legittimamente avere quell’incarico, dovrà, per forza di cose, evitare le ambiguità che hanno contraddistinto le scorse primarie, in cui, ad esempio, aveva come consiglieri economici Zingales e Ichino. Il sindaco fiorentino sarà pure il più amato dagli italiani, ma per essere il candidato progressista dovrà convincere l’elettorato di sinistra.



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