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#TwitterEditoria: chiarisco un paio di punti.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
  • Categoria Cuore
  • Categoria Stopmaco

Dopo aver pubblicato Twitter e #PisaBookFestival: un’analisi, un disastro, ho ricevuto molti commenti interessanti, da cui è poi nata una “discussione animata” con Francesca Mazzucato (eroticnotes su twitter). Qui i nostri tweets.

Innanzitutto, faccio mea culpa su due tweets che mi sono, diciamo così, sfuggiti. Sono stato un po’ impulsivo quando ho detto: questo e questo. Toltomi questo peso di dosso, devo chiarire ancora un paio di cose, per evitare equivoci.

Partiamo da un fatto importante: io non sono un esperto di media o di eBook, ma sono uno che si interessa, che scrive e che è bravo con i numeri.

Con le analisi delle hashtag #SaloneLibro e #PisaBookFestival non ho voluto convincere a usare twitter, né dimostrare un legame diretto tra twitter e vendite, né, per carità, dettare le regole per le case editrici su come fare promozione.

Il mio unico scopo – chiaro credo, ma è bene ribadirlo – è provare a capire come stanno le cose.

C’è twitter: questo è un fatto. Che twitter sia fondamentale per arrivare in modo capillare e immediato alle persone, non a tutte ovviamente, pure credo sia un fatto.

La domanda allora è: le case editrici usano twitter?

Ed è a questa domanda che io ho provato a rispondere. I numeri dicono che 1) il #PisaBookFestival è stato un evento senza twitter e 2) il #SaloneLibro ha avuto un successo clamoroso su twitter.

Perché? Giusto o sbagliato?

Non lo so. Parliamone.

Il 25 novembre a Milano, durante il mio intervento a Librinnovando, non trarrò conclusioni, non imporrò soluzioni, ma proverò a descrivere un aspetto molto particolare del mondo editoriale: come, quanto e perché le case editrici usano (o non usano) twitter.

Detto questo, vi lascio con un tweet di @eroticnotes: “Non credo che si possano esprimere assoluti su twitter e sul suo uso collegato all’editoria. Tentazioni sempre presenti. #Librinnovando”.

Ecco: siamo d’accordo.

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