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Typoman – Gioco di parole

Da Videogiochi @ZGiochi
di Martina "Ryot4" Fargnoli

Fondendo meccaniche platform ad elementi da puzzle game, i tedeschi Brainseed Factory debuttano su Wii U con il loro Typoman. Un titolo che nella confusione generata dall’uscita di nomi più altisonanti potrebbe essere scomparso dai radar dei giocatori, ma che non è certamente sfuggito agli addetti del settore che lo hanno più volte premiato e riconosciuto come una delle potenziali rivelazioni in ambito indipendente. Le buone premesse si saranno mantenute intatte?

Typoman logo

Eroe di china

Un camion della spazzatura sta riversando in una discarica una pioggia di lettere. Comunissime lettere dell’alfabeto. Dal gruppo si distacca una O che con la levetta del GamePad possiamo far rotolare fino a farla incontrare con una E. Le due si fondono, con la seconda che va a formare il corpo e a mo’ di molla ci permette di saltellare fino al terzo incontro: un’acca, ossia i piedi dell’omino di inchiostro che sta prendendo forma. Ormai totalmente in grado di camminare e compiere salti, al nostro avatar manca soltanto un braccio rappresentato dalla lettera R. Non è un caso che le vocali e le consonanti formino la parola eroe (HERO) per tratteggiare il minuto protagonista. Le parole acquistano un valore che va oltre il mero abbellimento stilistico, sono in realtà indizi per comprendere i passi da compiere e al tempo stesso il motore per risolvere gli enigmi e i puzzle disposti nei capitoli. Ad esempio per attivare una piattaforma dovremo comporre il termine “ON” di “acceso” come se stessimo quasi giocando a Scarabeo, mentre quelle che appaiono come semplici scritte sulle rocce sono verbi che ci spiegano cosa fare.

Le nostre azioni sono ridotte all’osso per semplificare e rendere meno macchinoso tutto il processo di composizione e avanzamento: possiamo afferrare, trascinare e spingere oggetti, azionare leve e saltare che è la minima delle azioni puramente platform. Se la semplicità dei comandi ci semplifica la vita, la forte componente trial and error può non essere ben accolta da tutti i giocatori. Fortunatamente il ricominciare una sezione daccapo non è punitiva e ci troveremo quasi sempre a distanza di qualche metro dal punto di interesse. Le fasi più avanzate si fanno concitate, e richiederanno anche un certo tempismo. Mettersi a spostare caratteri da una parte all’altra può risultare una perdita di tempo. In nostro soccorso arriva la peculiare natura di doppio schermo del Wii U GamePad, sul quale potremo attivare il miscelatore, una modalità composizione semplificata avviabile quando ci troviamo nei pressi delle lettere. Sullo schermo si possono spostare i grafi col pennino, velocizzando l’azione e rendendo più preciso il risultato. Ottenuta la parola che riteniamo corretta, basterà uscire premendo accetta. Se siamo bloccati, o ci troviamo in difficoltà, lo schermo diventa utile per leggere indizi. Una prima attivazione dell’aiuto ci fornirà una descrizione più o meno criptica di ciò che il gioco ci sta chiedendo per avanzare, mentre la seconda attivazione ci darà direttamente la soluzione.

Parole, parole, parole

L’altra peculiarità del gioco risiede nell’atmosfera di mistero che fin da subito riesce a creare. Il look un po’ cupo avvolto da nebbia, fondali di un grigio spento su cui risaltano le nere lettere e quel costante senso di meraviglia che la più piccola delle scoperte può lasciarci, concorrono a farci immergere in un mondo in continua definizione. Scenario dopo scenario ci colpisce con la sua unicità. Non sappiamo poi molto di quel mondo, avanziamo in cerca di scoprirlo braccati da strani mostri, facciamo incontri che non ci sappiamo spiegare bene ed è lì che la forza della narrazione trova anche la sua espressione. Siamo noi che ci interroghiamo su ciò che ci circonda, sfruttiamo il dono intrinseco delle parole di saper raccontare storie se adeguatamente accostate.

Siamo ormai abituati quasi meccanicamente a servirci della parola che spesso nel nostro quotidiano la priviamo di tutta la sua importanza e capacità creativa. Typoman rimette al centro del dibattito la parola, ci fa giocare con le lettere, ci fa comporre e azionare un mondo di gioco come bambini alle prime armi con l’ambiente esterno. Completamente assorbiti dal nostro elaborare quasi non ci accorgiamo delle leggere musiche che accompagnano il nostro cammino, non ci disturbano né ci distraggono ed è così che dovrebbe essere. Le parole sono vitali ma in questo caso lo è soprattutto l’inglese. Se purtroppo non lo masticate avrete bisogno di portare nell’avventura anche un dizionario.

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