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Un 8 marzo tra lotte passate e conquiste da realizzare

Da Ilnazionale @ilNazionale

festa della donna 28 MARZO – Oggi si festeggia, tra mimose e complimenti languidi da parte degli uomini, una festa in realtà segnata da sangue e sacrificio: la Festa della Donna.

Sembra che le origini di questa ricorrenza risalgano agli inizi del secolo scorso. Nel 1909 essa venne festeggiata per la prima volta negli Stati Uniti e, dal 1922, anche in Italia –per iniziativa del Partito Comunista italiano- sebbene fosse stata fissata la domenica successiva all’8 marzo. Ma l’8 del mese corrente è un giorno significativo per più motivi, se si osservano i fatti che avvennero in passato e che, per certi versi, lo impongono all’attenzione della storia come giorno rivoluzionario.

Esattamente 105 anni fa, nel 1908, un gruppo di operaie dell’industria tessile “Cotton” di New York attuò un primo sciopero per ottenere condizioni di vita più dignitose. I proprietari dello stabilimento le rinchiusero allora all’interno e, a causa di un incendio divampato durante i disordini, morirono ben 129 lavoratrici. Nel 1911, sempre nel mese di marzo e sempre a New York, perirono in circostanze simili altri 146 operai della fabbrica “Triangle”, per la maggior parte donne.

Lo stesso giorno di sei anni dopo, ma dall’altra parte del mondo, le donne di San Pietroburgo sfidarono apertamente l’esercito imperiale marciando per le vie della città e rivendicando, oltre che maggiori diritti, anche la fine dalla Grande Guerra. Si trattò di un episodio senza precedenti, che pose le basi per l’avvento della Rivoluzione Russa, quindi anche per la fine del potere zarista e l’inizio dell’ascesa comunista. Andando oltre il dato storico, è certo che ancora adesso le donne di ogni parte del mondo devono combattere contro discriminazioni, violenze e soprusi di ogni genere che vanno dall’infibulazione ai matrimoni delle spose-bambine, dall’aborto selettivo solo perché femmine alle difficoltà nell’accesso all’istruzione di base.

In Italia, per fortuna, la situazione femminile non è quella dell’Afghanistan dei talebani né quella della Cina degli aborti forzati, tuttavia c’è poco da star tranquilli. La Festa della Donna che si celebra oggi è dedicata, da un lato, alla prevenzione e alla cura delle malattie che colpiscono la salute della donna, dall’altro è inspirata alla lotta contro il femminicidio, ormai diffuso al punto di essere considerato una piaga sociale perché fa vittima una donna ogni due giorni.
Per quanto riguarda il primo obiettivo; a Milano l’ANDOS –Associazione Nazionale Donne operate al seno- ha organizzato quattro giorni di visite senologiche gratuite che si concludono oggi. Iniziative simili si tengono inoltre a Roma, all’ospedale San Camillo, e a Napoli, ad opera dell’AIED –Associazione Italiana per l’educazione demografica-.

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Sul tema del femminicidio, invece, Amnesty International ha sottolineato l’urgente necessità di adottare misure contro la violenza domestica. La presidentessa Christine Weise afferma infatti che la situazione è allarmante, perché “in Italia la violenza domestica sta sfociando in un crescente numero di uccisioni di donne da parte degli uomini”. Se, da un lato, parla da sé l’ultimo resoconto presentato dalla Relatrice speciale delle Nazioni Unite chiamata a visitare il nostro Paese per monitorare la situazione, dall’altro non si può negare che le misure legislative assunte dal Parlamento italiano al riguardo siano state insufficienti. Negli ultimi decenni, sono diminuiti gli omicidi in cui vittima e carnefice erano entrambi uomini, ma sono aumentate le uccisioni di donne da parte di mariti, ex-mariti, fidanzati, compagni o addirittura consanguinei. Nel 70% dei casi circa, sia la vittima che il suo assassino sono di nazionalità italiana. “Le istituzioni italiane devono ratificare al più presto la Convenzione del Consiglio d’Europa del 2011 sulla violenza contro le donne” ha ribadito Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International per l’Italia. “Tra le richieste –continua- vi è quella di adottare una legge specifica sulla parità di genere”.

A tal proposito, un buono strumento per intervenire in questa spirale drammatica di morti rosa sarebbe il potenziamento dei centri anti-violenza. Di recente, però, anch’essi hanno visto penalizzato lo stanziamento di fondi a loro favore.

Ilaria Cucchi in un'aula di tribunale

Ilaria Cucchi in un’aula di tribunale

Sempre Amnesty, in collaborazione con la Tavola della Pace di Vallembrana, ha organizzato nella giornata di oggi un interessante incontro con alcune donne coraggiose, che lottano affinché i propri uomini, morti a seguito di soprusi attuati dalle forze dell’ordine, possano trovare giustizia. Saranno presenti Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Patrizia Moretti e Domenica Ferrulli. Ilaria, in particolare, chiede sia fatta luce sulla scomparsa del fratello Stefano, deceduto nel reparto penitenziario dell’ospedale “Sandro Pertini” di Roma nel 2009, con evidenti segni di tortura presenti su tutto il corpo. Domenica lotta invece per il padre Michele, assassinato dopo essere stato fermato da una volante della polizia nel 2011 –in quell’occasione un testimone registrò lo svolgersi degli eventi con un cellulare-. Lucia vuole giustizia per il fratello Giuseppe, sodomizzato e ucciso dopo essere stato sottoposto a fermo. Stefania, infine, è la mamma di Federico Aldovrandi, anche lui morto dopo essere stato fermato dalla polizia a Ferrara, nel 2005, quando aveva appena 18 anni. Tutte storie di donne coraggiose che, a distanza di tempo e nonostante le innumerevoli intimidazioni ricevute, non si danno per vinte di fronte al muro di omertà che circonda l’uccisione dei loro cari.Il mondo politico italiano, per lungo tempo apparentemente insensibile alle loro richieste, potrebbe cambiare atteggiamento dopo che le ultime elezioni hanno visto un aumento del 47% della presenza femminile in Parlamento. Un passo avanti epocale, se si considera che l’Italia è da sempre il fanalino di coda in Europa per quanto attiene le quote rosa nelle istituzioni. In alcuni punti nevralgici, quali il settore dell’università e della ricerca e quello della giustizia, la situazione resta pressoché immutata, a riprova del fatto che il lavoro da compiere è ancora lungo e difficile. Tuttavia le donne italiane devono ricordare che la parità tra i sessi è una conquista abbastanza recente e che la forza di cambiare deve venire soprattutto dalle donne stesse, oggi e sempre.

Silvia Dal Maso


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