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"Un'altra vita" di Giuseppe Pellegrino (autopubblicazione)

Creato il 18 ottobre 2012 da Connie


Giuseppe legge soprattutto autori francesi e russi come Dostoevskij, Kafka, Proust e Baudelaire.


AUTORE: Giuseppe PellegrinoBIOGRAFIA:Torinese, 51 anni, sposato con due figli, impiegato informatico. Ha pubblicato nel 2008 “Nemesi”, nel 2011 “Il baratro e il sogno” e sta terminando un nuovo libro.Il suo hobby è il calcio, che pratica settimanalmente con amici, oltre che l'interesse per la politica e i dibattiti culturali. Il titolo di studio è perito informatico. SITO: blog dell’autoreUn soffio di libertàCONTATTI:[email protected]
TITOLO DELL’OPERA: “Un'altra vita”   TRAMA: la prima vita di Emilio, piccolo manager di una grande banca, termina all'improvviso. Viene isolato per essersi rifiutato di avallare un'operazione finanziaria che lui riteneva una truffa. Per un solo atto di umana ribellione, viene isolato e cacciato nell'anonimato, perdendo la stima dei colleghi e della stessa moglie, che lo bolla come idealista e ingenuo. Disperato e avvilito, fugge da tutto e tutti dandosi alla vita randagia e cominciando, così, una seconda vita. Una vita molto dura, fino all'annullamento di sé, malgrado abbia stretto una solida e inossidabile amicizia con altri quattro barboni. Una vita che dura dodici anni, fino all'incontro casuale e fatidico col figlio, che...CASA EDITRICE: “ilmiolibro” sito print on demand di repubblica-espressoANNO DI PUBBLICAZIONE: 2010GENERE: narrativa   PUBBLICO: adulti e ragazziPAGINE: 186PREZZO: 11.40 ( 10.26 scontato )REPERIBILE PRESSO:  LuluRECENSIONE: Emilio, piccolo manager di una grande banca, viene licenziato per non aver partecipato a una rischiosa operazione finanziaria che gli puzzava di frode. Per il suo atto di ribellione viene emarginato dai colleghi e criticato aspramente dalla moglie. Dopo varie circostanze che lo mettono in crisi, decise di mollare la sua vita e di vivere per strada come un barbone…Il punto fondamentale del romanzo di Giuseppe è il rapporto padre-figlio, quando casualmente Emilio incontrerà, dopo anni di vita sulla strada, il proprio figlio. “Un’altra vita” è un romanzo attuale che rispecchia la realtà nella quale ci troviamo: una giungla, una lotta per la sopravvivenza.Il punto focale del libro sono i rapporti umani, ma anche il coraggio di esporsi e di ribellarsi a un sistema sbagliato, perdendo in cambio tutto quello che si è costruito. Il libro inizia con i ricordi di Emilio, già barbone, mentre passeggiando per la strada ricorda il mondo nel quale era costretto a vivere: un mondo gerarchico, schematizzato e soprattutto inerte. Questo è un racconto di vita vera, la vita di un uomo qualunque, velata da una lieve malinconia, ma che colpisce per la sua attinenza con la realtà.
INTERVISTA STANDARD A GIUSEPPE PELLEGRINO1.Ciao e benvenuto sul mio blog; ci parli un po’ di te, non come autore ma come persona?Torinese, ho 51 anni, sposato, con due figli di 16 e 10 anni. Lavoro nel settore dell'informatica da trent'anni, ma la mia vera passione è stata la letteratura e, nello specifico, la narrativa e il saggio, storico o filosofico. Sono molto curioso, mi guardo intorno, mi sforzo di analizzare la realtà affinché non mi scivoli addosso passando inosservata, soprattutto se ha impatti sulla vita e l'esistenza delle persone. Non amo il compromesso, ho un senso dell'amicizia forse arcaico, ma con coloro con cui la stringo riesco a instaurare un rapporto forte e duraturo. 2.Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?É una passione che ho da sempre, rimasta latente fino a otto anni fa, quando ho deciso di scrivere il mio primo manoscritto, “Nemesi”. La passione è esplosa come reazione ad una sorta di vuoto interiore, dopo un periodo difficile in ambito professionale e umano. È coinciso con una sorta di maturazione, o meglio di evoluzione, che ha reso necessario fissare i pensieri su carta affinché rimanessero indelebili. 3.Oltre alla scrittura, quali sono i tuoi interessi?Ovviamente la lettura, poi la politica e, come dicevo prima, il calcio (non quello visto ma quello praticato)4.I tuoi libri e autori preferiti? I miei autori preferiti sono: Dostoevskij, Kafka, Proust, Baudelaire, Rimbaud, Dickens, Verga, Celine e i recenti Sciascia e Pasolini. Ciascuno di questi autori ha almeno un suo libro che è entrato nella storia della letteratura. Amo molto gli scrittori russi e francesi per la loro schiettezza, assai presente nei due recenti scrittori italiani citati. Infine, ho una particolare predilezione verso l'opera di Nietzsche e, in misura minore, verso Schopenhauer e Kierkegaard.5.Come è nata l’idea per il tuo romanzo? Volevo fissare l'incontro fra un padre ed un figlio dopo anni di distacco. In questo caso l'incontro doveva essere, nel contempo, gioioso e traumatico, per segnare ancor di più quel legame di sangue leit-motiv della narrazione.6.A cosa ti sei ispirato per descrivere i tuoi personaggi? C’è qualcuno di loro che ti rispecchia più degli altri, o al quale ti senti più legato? Perché? Ho cercato ispirazione nella narrativa classica novecentesca, quella a me più affine, per scrittura ed emanazione letteraria, l'unica in grado di dare umanità alla storia e, nel contempo, una speranza laica di riscatto.Non amo quella contemporanea, se non in rari casi. Mi rispecchio nel protagonista, Emilio, e il motivo è semplice: sa di perder tutto, ma non sopporta più lo stare in silenzio di fronte al sopruso, non diretto a lui ma agli investitori dei titoli che la banca emetterà. E poi è lo specchio dei nostri tempi: non si commette nessun reato nel portare avanti ciò che un grande ente (banca o grande azienda pubblica o privata) chiede... ma è morale? E se esiste una moralità, quanti di noi sono in grado di rinunciare a tutto per rispondere alla propria coscienza?   7.Qual è il messaggio che hai voluto lasciare ai lettori?Nei legami di sangue c'è l'indissolubilità del rapporto umano. Non si spezzano neanche con la morte, perché vanno oltre qualsiasi interesse materiale e giungono all'essenza, che non è solo lo spirito, ma quella fusione di sensibilità ed emozione che fa vibrare i corpi e le menti. Il figlio rinuncia alla sua agiatezza per ricongiungersi al padre; non ha mai dimenticato quell'uomo che da bambino giocava, sorrideva e parlava con lui,e che ha avuto il coraggio(per altri la debolezza o l'incoscienza) di dire “NO” al sopruso, finendo in mezzo ad una strada solo ed emarginato da tutti, colleghi, amici e moglie.8.Puoi descrivere brevemente il tuo percorso di autore e le tue esperienze?Il mio percorso di autore comincia quasi per gioco: cominciando ad appuntare emozioni, idee, storie che facessero da volano per una narrazione completa. Capita a tutti di riflettere su ciò che ci circonda e l'impatto che ne deriva sulla nostra esistenza; spesso rimangono pensieri astratti, che non hanno il crisma della parola, orale o scritta. Ciò che non è scritto, o detto, purtroppo si perde, e d'altronde la filologia è fatta attraverso le memorie scritte dei nostri antenati. Quel gioco iniziale, che realizzava un intimo desiderio, estemporaneo e repentino, è diventato pian piano una necessità inderogabile. Ho cominciato a scrivere pertanto il primo libro nel 2005, terminato nel 2007 e pubblicato a gennaio 2008. Da allora non mi sono più fermato. Ho pubblicato il libro oggetto dell'intervista nel 2010 e l'ultimo nel 2011, per il quale ho fatto una presentazione presso la giunta comunale di Verolengo, presso Torino. 9.Cosa ne pensi del panorama letterario odierno? Cosa vorresti dire agli autori esordienti che non hanno ancora pubblicato?Il panorama letterario odierno è contraddittorio e magmatico. Molta della produzione letteraria non colpisce le sfere profonde, ma solletica la superficie, incontrando quel riscontro dovuto alla immediata e leggera fruibilità. Non ha senso se non nella ricerca dell'ascolto e di quella preventiva indagine di mercato che rivolge attenzione ai gusti e ai desideri poco letterari del pubblico di lettori. Questo è una parte consistente del panorama odierno. Un'altra parte, spesso sconosciuta e oggetto di scarsa attenzione, è quella che riguarda la letteratura di autori esordienti, che seguo con attenzione e interesse. È qui che spesso s'incontra la passione e la dignità, scevra di quell'interesse mercantile che permea la letteratura di autori più o meno famosi. 10.Quali sono i tuoi progetti futuri? Qualche anticipazione sulle tue pubblicazioni?Non ho progetti preconfezionati. Scrivo cercando d'inquadrare la condizione umana attuale, gli equilibri socio-economici, la mutazione del potere e la sua nuova configurazione, gli effetti di tutto ciò sulle persone e sull'equilibrio, o squilibrio, sociale generale. Se si può chiamare progetto futuro, l'idea è quella di sceneggiare i miei racconti. Ho in tal senso cercato qualcuno interessato e sono in attesa di riscontri, se ve ne saranno. Sto ultimando un nuovo romanzo, che ha avuto una gestazione lunga e tormentata. Parlerà delle dissimulazioni del potere, degli infingimenti, delle lotte fra i vari contendenti senza esclusione di colpi, di quanto aspra sia la lotta e di quanto possa regolarsi nella più classica condivisione, quando nessuno di essi prevale. Conto, se vi riuscirò, di pubblicarlo nei primi mesi dell'anno prossimo
In bocca al lupo quindi, per i tuoi progetti!

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