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Un archeologo napoletano ritrova Vangelo scritto da Gesù

Creato il 01 aprile 2014 da Vesuviolive
Frammento del Vangelo di Giuda

Frammento del Vangelo di Giuda

Una scoperta che, se confermata, sarebbe di un’importanza fuori da ogni immaginazione: un archeologo napoletano, Carlo Ceraldi, ha ritrovato un manoscritto che potrebbe essere la traduzione integrale di un testo scritto da Gesù. Il ritrovamento è avvenuto ancora una volta nei pressi di Minya, una città che si trova circa 250 Km a sud rispetto a Il Cairo, in una caverna situata nell’area dove nel 1978 fu portato alla luce il cosiddetto “Codex Tchacos”, contenente il Vangelo di Giuda, un testo gnostico. Ad assistere l’archeologo vi erano Ferdinando Pitone, esperto in materia religiosa, e la professoressa Ginevra Elisei, esperta di lingua copta, la lingua che costituisce la fase finale dell’idioma egizio utilizzata a partire dal II secolo d.C.

Ciò che fa pensare a una testimonianza immediata di Cristo, per lo meno sotto dettatura, è la frase con cui esordisce lo scritto, la quale fa riferimento diretto alle parole di Gesù non ponendosi dunque, come gli altri Vangeli, quale testimonianza della vita e delle azioni del Salvatore. Un’importante precisazione arriva però dall’esperto Pitone: “Se il fatto che si tratti di una testimonianza diretta di Cristo non deve essere assolutamente escluso, è pur vero che siamo di fronte a un’ipotesi meno probabile rispetto a quella che vedrebbe il Vangelo di Gesù come una elaborazione ex novo da parte degli gnostici. Sul finire degli anni ’70 in questa stessa area fu ritrovato infatti il Vangelo di Giuda, un testo gnostico non scritto dall’Iscariota, ma riportante dialoghi tra l’apostolo e Cristo dai quali emerge, sempre secondo quello scritto, come Giuda fosse il discepolo preferito di Gesù e l’unico che ne potesse capire davvero gli insegnamenti, dove piuttosto che un traditore si erge a esecutore della volontà del Salvatore affinché questi fosse liberato dalla prigione costituita dal corpo. Un Vangelo di Gesù, se avesse contenuti totalmente a sostegno delle tesi gnostiche, potrebbe perciò essere uno scritto ispirato, invece che una testimonianza immediata ed autentica. Resta tuttavia enorme il valore religioso e storico di questo documento”.

Queste invece le parole dell’esperta dell’idioma copto, la professoressa Elisei: “Essendo l’elaborato in lingua copta, un idioma che si sviluppò a partire dal II secolo dopo Cristo, è evidente che ci troviamo davanti a un documento che non può essere stato scritto direttamente da Cristo, ma che ne costituisce una copia dell’originale in un’altra lingua, forse l’aramaico, l’ebraico o il greco, oppure un testo frutto di ispirazione”.


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