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Un Ballo in Maschera: Quando il Dovere Impedisce l’Amore

Creato il 01 febbraio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Anna Maria CantarellaUn Ballo in Maschera: Quando il Dovere Impedisce l’Amore

Quando Verdi propose al San Carlo di Napoli la sua nuova fatica teatrale, la censura borbonica non tardò a imporre le sue rettifiche. Inizia così la travagliata storia della composizione dell’opera Un ballo in maschera. A Verdi si chiede di modificare l’ambientazione della vicenda e le motivazioni dell’assassinio: il re deve diventare conte e i congiurati devono agire per motivazioni personali e non per motivi politici. La questione si inasprisce quando, nel gennaio del 1858, il maestro di Busseto arriva a Napoli, proprio nei giorni in cui Napoleone III subisce un attentato alla vita. L’opera deve essere stravolta: non si può portare in scena un regicidio. Di tutta la schermaglia legale che seguirà, Un ballo in maschera sembra non mostrare alcun segno. Nonostante le traversie della composizione e le modifiche sul libretto di Antonio Somma, l’opera è un poema d’amore puro, equilibrato, dove i sentimenti in gioco sono sottolineati dalla musica con sapiente maestria. Seguendo il parallelo del critico musicale italiano Massimo Mila, potremmo dire che manca del tutto la protesta sociale che invece si può leggere tra le righe della storia d’amore de La traviata, così come mancano i riferimenti espliciti all’ipocrisia del mondo delle feste e dei balli mondani. L’amore quindi è il tema centrale, ma la passione non è destinata a sbocciare. Il senso del dovere, la responsabilità di chi governa e il rispetto per l’amicizia impediscono al Conte Riccardo di abbandonarsi ai suoi sentimenti per Amelia, moglie del suo più fido collaboratore e amico, Renato. A fare da sfondo alla vicenda c’è un’atmosfera oscura di magia, predizioni, profezie di morte, stemperata da momenti di gioco, ironia e derisione che si alternano senza interruzioni, in aperto contrasto con la tetra cospirazione. La maga Ulrica predice a Riccardo che sarà ucciso da un amico, colui che per primo gli stringerà la mano.

Un Ballo in Maschera: Quando il Dovere Impedisce l’Amore

La predizione è incautamente sottovalutata e se per un attimo sembra che la paura abbia attanagliato i presenti, un attimo dopo la maga e la sua profezia sono ridicolizzate e derise da Riccardo e dal suo seguito. Solo lo spettatore non ha alcun dubbio su quello che sta per accadere: la profezia è destinata ad avverarsi. Renato scopre dell’affetto del conte per la moglie, crede che lo abbiano tradito e decide di aggiungersi ai congiurati per assassinarlo. Sul finale, proprio durante il ballo in maschera, Renato uccide Riccardo e viene a sapere che in realtà, non c’era mai stato vero tradimento: il conte aveva solo confessato il suo amore ad Amelia, e per sfuggire alla tentazione di tradire la fiducia dell’amico aveva già progettato il suo allontanamento con la moglie ad altro incarico. Nella rappresentazione del Teatro Massimo Bellini di Catania, il tenore Roberto Iuliano, con la sua voce, dà un ritratto vivido e personalizzato di un sovrano volubile, ma che conosce i suoi doveri pubblici, innamorato di Amelia ma consapevole degli obblighi connessi con la sua posizione ufficiale, tanto da apparire a volte improvvisamente malinconico. Amelia (Patrizia Orciani) è un personaggio completo la cui voce, ricca di dettagli e sfumature, fa emergere l’angoscia, le paure e l’istinto materno, insieme alla dolcezza di un sentimento negato. Infine Manuela Cucuccio, nei panni di Oscar, riesce ad esprimere alla perfezione la vanità e la leggerezza del paggio del conte, che aprono la strada ad un tradimento le cui conseguenze sono fatali.

Un Ballo in Maschera: Quando il Dovere Impedisce l’Amore

In generale l’allestimento del Bellini è molto tradizionale e si avvale delle scene di Raffaele Del Savio, realizzate nel 2002 per una messinscena di gusto ottocentesco, in una formula, rinnovata dal regista Luca Verdone, che recupera l’atmosfera cupa del Seicento, il secolo delle streghe, con il suo carico di magie, simboli e incantesimi ricordati dai costumi e dalle maschere di Alberto Spiazzi. Molto evocativo è il campo degli impiccati del secondo atto, ricoperto da una fitta coltre di neve che enfatizza ancor di più l’atmosfera di ghiaccio e il turbamento di Amelia, una donna sola, di notte, in un luogo di morte. Come sempre, mi chiedo cosa resta allo spettatore moderno di un classico operistico ottocentesco. Certamente Il ballo in maschera è un’opera che permette una riflessione sui diversi tipi di fiducia e di tradimento. Riccardo – che non vuole tradire la fiducia dell’amico – è costretto a rinunciare ai suoi sentimenti, troppo tardi però per rimediare al male che ha fatto; l’onore e il dovere conducono Amelia nel campo degli impiccati, alla ricerca di una miracolosa erba che possa lenire il suo tormento interiore e donarle la pace perché, anche solo con le emozioni, lei sente di avere già tradito il marito; perfino Oscar, nel corso dell’ultimo atto, tradisce la fiducia di Riccardo, rivelando il suo costume e rendendolo vulnerabile ai suoi attentatori.

Un Ballo in Maschera: Quando il Dovere Impedisce l’Amore

Ci sono cose che oggi non vanno più di moda, tra queste il senso del dovere e il rispetto per la propria posizione pubblica, e quindi politica. Ecco perchè l’opera Un ballo in maschera è al tempo stesso moderna e anacronistica. Il protagonista è un sovrano che è costretto a venire a patti con le contrastanti esigenze del dovere pubblico e dell’inclinazione privata, e alla fine sceglie il bene pubblico. In Verdi, questo è un tema tragico: il dovere costringe un uomo onesto a prendere decisioni che distruggono le sue speranze di felicità personale. E se volessimo leggere Un ballo in maschera sotto la lente della modernità che viviamo, potremmo affermare che si tratta di sentimenti troppo nobili per essere degni di emulazione; forse la modernità vorrebbe che ognuno seguisse il proprio interesse personale senza preoccuparsi troppo degli ideali più alti o del bene della collettività. Ma anche i governanti hanno delle responsabilità, ieri come oggi. Responsabilità che in questo melodramma si affermano con forza.

Fotografie di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania

     

     

     


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