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Un brusco... risveglio!!!

Da Debora
Un brusco... risveglio!!!

Lo scapestrato ©

Qualcuno tossì nel silenzio della notte, strappando Lorenzo al suo sogno: non era successo niente, si preparava come al solito per affrontare una tipica giornata fatta di lavoro, sesso, amici, sesso, Katy, sesso. Spalancò gli occhi, sussultando sullo stretto sedile del sovraffollato autobus che lo stava riportando a casa, la stessa da cui si era allontanato 10 anni prima. Si guardò intorno e si sentì mancare l’aria. Si spinse i palmi delle mani sugli occhi e provò a recuperare le ultime immagini del sogno a cui era stato sottratto. Roberto, il padre di Lorenzo, era solito ripetergli «Tua madre t’ha fatto di corsa, per questo non puoi fare a meno di scappare». Glielo aveva detto quando, per non fare la recita di natale alle elementari, era sfuggito alla sorveglianza delle maestre, rifugiandosi a casa dei nonni. Glielo aveva ripetuto quando aveva mollato l’Università per inseguire il sogno di fare il cantante, e non si era risparmiato di ricordarglielo quando aveva comunicato la decisione di partire per l’estero, in cerca di fortuna. E Lorenzo, la fortuna, l’aveva trovata davvero. Era arrivato a Boston con un gruzzolo di soldi sufficienti a farlo sopravvivere un mese o due, tante idee e nessun posto dove stare. I primi giorni vagò per la città, dormendo in bettole frequentate da tipi loschi e mangiando in economiche tavole calde. Senza un piano preciso tentò la sorte, iniziando ad accettare ogni tipo di lavoro che riusciva a trovare: cameriere, volantinaggio, lavapiatti, scaricatore, spazzino, etc. Andò avanti così quasi un mese quando realizzò che non stava andando da nessuna parte, e per uno abituato a scappare, quella situazione di stallo era improponibile. La fortuna di Lorenzo fece capolino nella sua esistenza una sera di primavera. Finito l’ennesimo turno di un lavoro senza sbocchi, si rintanò in un bar, per bere qualcosa. Appena entrato nel locale sgranò gli occhi, sbalordito. Sebbene da fuori sembrasse l’ennesimo buco in cui spendere qualche dollaro per della birra acida, quel posto nascondeva un cuore pulsante di vita ed emanava l’odore del successo. Le pareti erano drappeggiate con sfarzosi tessuti colorati, una miriade di lucine colorate erano incastonate in ogni superficie e si illuminavano ad intermittenza, al ritmo della musica che una donna bellissima e poco vestita faceva risuonare dalla sua consolle, al centro di una pista gremita di gente. Ragazze stupende e ragazzi altrettanto avvenenti si  muovevano fluidi tra le persone, servendo loro bicchieri pieni di allettanti liquidi colorati. Lorenzo mosse pochi passi all’interno di quel moderno paese delle meraviglie, osservò tutto con lo stupore tipico dei bambini di fronte al loro primo spettacolo di magia. Trattenne il respiro e si schiacciò contro un pilastro luminescente, per far passare una biondina con un vassoio pieno di cocktail colorati. Quando la musica cessò e le luci si spensero all’improvviso, provò l’irrazionale timore di essere stato la causa di quel black-out. Mi hanno scoperto… si sono accorti di me e della mia inadeguatezza”, pensò.  Ma un faro si accese, puntando sul bancone di fronte a lui. Due ragazzi ed una ragazza stavano immobili, illuminati, con le mani poggiate su degli shaker. Ogni singolo individuo nel locale aveva gli occhi puntati sui tre e calò un silenzio irreale. La voce della donna alla consolle infranse quell’aura di ieraticità urlando un conto alla rovescia seguito dal boato del pubblico. Le tre persone illuminate uscirono dal loro stato di statue di marmo, sciogliendosi come cera sul fuoco. La ragazza lanciò in aria il suo miscelatore mentre i due ragazzi iniziarono a muoversi al ritmo sincopato della musica che la D.J aveva messo su, quindi proseguirono muovendosi in sincronia, eseguendo una coreografia acrobatica fatta di passi di danza e numeri circensi: facendo volare bottiglie, bicchieri, frutta. Alla fine dello spettacolo tre bicchieri contenevano diversi liquidi colorati, ognuno adornato da bucce di limone, fragole ed arance. Il pubblico iniziò ad applaudire e a saltellare, cercando di accaparrarsi l’attenzione degli acrobati. Lorenzo faticò a stare dietro a quel singolare comportamento, ma quando un faro si accese su un ragazzo poco distante da lui, iniziò a capire cosa stesse accadendo: tre fortunati ospiti del locale avrebbero avuto l’onore di consumare i cocktail preparati durante lo strabiliante numero. Senza accorgersene, anche lui si era fatto prendere dalla frenesia di quell’atmosfera. Non si mise a saltellare e ad urlare, ma desiderò con tutto se stesso di poter assaggiare almeno una delle creazioni che rilucevano sul bancone. Un secondo faro si accese su una ragazza con i capelli dorati che si era prontamente liberata di maglia e reggiseno, salendo su un tavolo ed attirando l’attenzione necessaria per farle vincere il suo premio. Il buio calò nuovamente nel locale, riassorbito in un silenzio fatto di respiri sospesi e nervosi. Gli occhi di Lorenzo si fecero attenti e vigili, chi sarebbe stato l’ultimo fortunato? Una bomba di luce gli esplose negli occhi abituati al buio, sparpagliando stelle colorate nella testa del ragazzo. Sollevò una mano a ripararsi da quell’accecante bagliore, sbirciando tra le dita, in cerca del fortunato, senza rendersi conto di essere proprio lui il prescelto. Mani sconosciute iniziarono a tirarlo e spingerlo attraverso il varco che si era aperto per lui. In pochi istanti si ritrovò di fronte al bancone, con il suo premio invitante e malizioso: un liquido rosso riempiva il bicchiere, filtrando attraverso una granella di ghiaccio, disegnando un reticolo di vene sottili. Il ragazzo di fronte a lui gli fece cenno di bere, deglutì ed eseguì l’ordine. Si portò alla bocca l’invitante cocktail e si lasciò sopraffare dal sorprendente sapore alcoolico. Quello fu l’inizio di una nuova vita per Lorenzo. Tornò nel locale ogni sera, per un mese, ed ogni sera assisté alla performance dei  tre artisti. Era sempre la stessa storia, ma, in qualche modo, sempre diversa. Iniziò a chiedere come poter entrare a far parte anche lui di quel mondo, si propose come addetto alle pulizie, buttafuori, fattorino, PR, pur di essere parte integrante del locale. Insisté finché non ottenne un colloquio con il proprietario che lo mise a tagliare frutta, pulire bicchieri e catalogare gli alcoolici. Lorenzo attribuì alle sue mansioni un’importanza quasi maniacale, assicurandosi che tutto fosse oltre la perfezione.  La sua singolare devozione attirò l’interesse dei colleghi e Brian, uno dei tre “artisti”, lo prese in simpatia. Il barman gli offrì  un letto e lezioni gratuite per imparare il suo mestiere, divenne suo mentore ed insieme si votarono alla bella vita: donne, divertimento, lusso. In una sera come tante, Brian rivelò al nuovo amico il segreto per avere successo al “Circe’s”, quello il nome del  locale. «Lorenzo… the real  key  to conquer  the Circe’s… it’s Katy…» -Lorenzo… la chiave per conquistare il Circe… è Katy- gli confessò una sera, Brian. «Katy… the one that play the music?» -Katy… quella che mette la musica?- si  stupì  Lorenzo. L’amico rise e spiegò al giovane che Katy era la socia di maggioranza di John, il proprietario. Lei prendeva tutte le decisioni, dalle più importanti a quelle più frivole. Era lei, ad esempio, a decidere su chi puntare il faro durante gli show. Chiunque volesse qualcosa di più all’interno del circolo, doveva conquistarsi  la fiducia di Katy, ma era un gioco pericoloso. Infatti, così come avrebbe potuto essere la chiave di volta, altrettanto poteva rivelarsi assai dannosa. Erano in molti coloro ai quali aveva rovinato la vita poiché avevano commesso l’errore di sottovalutarla. «Don’t mess  with  Katy,  mate… stay put and wait for your moment…» -Non scherzare con Katy, amico… stai tranquillo ed aspetta il tuo momento…- aveva suggerito al ragazzo, Brian. Ma Lorenzo aveva già deciso che si sarebbe giocato il tutto per tutto. Fu così che si avvicinò gradualmente alla donna. All’inizio si limitò a studiarla, a scoprirne i segreti e gli interessi,  poi passò all’azione. Attirò la sua attenzione,  giocando sull’aspetto gradevole che era conscio di possedere. Katy, donna bellissima ma non più nel fiore degli anni, cedette subito alle lusinghe del giovane ed in breve, gli aprì tutte le porte. Conquistò il bancone nel giro di poco, sostituendo Carlos. Soldi, successo, divertimento: Lorenzo stava vivendo il  vero sogno americano. Il primo anno stette in uno stato di grazia, Katy lo introdusse  nel suo giro e lo elevò di rango, del ragazzo meravigliato, mimetizzato con l’arredo, però, non rimase molto. Presto la brama di potere e la voglia di indipendenza presero il sopravvento , spingendo il giovane a desiderare di più. Man mano che l’ala protettrice della donna allentava la presa su Lorenzo, questo disponeva della sua vita pensando a lungo termine. Stando attento a non compiere passi falsi, dipanò la sua tela, assicurandosi di diventare qualcuno a prescindere da Katy. Nel giro di pochi anni riuscì a crearsi una sorta di doppia identità:  una da esibire con Katy e l’altra con il resto del mondo. Il suo ruolo di “acrobata” lo connetteva ad ogni singola donna in cerca di un’avventura e la sua verve lo aiutò a costruirsi una sua propria rete di conoscenze. Ed era tutto finito. Un attimo di distrazione gli era valso gli ultimi 5 anni, passati a vivere due vite, entrambe piene e soddisfacenti. Quando aveva iniziato a progettare di camminare da solo e di nascosto, si era premurato di stilare una serie di  regole affinché tutto filasse liscio e senza intoppi: 1- Mettere le cose in chiaro. Lui non era in cerca di una relazione, ufficiale o clandestina che fosse. 2- Informazioni personali minime. Nome ed età erano più che sufficienti. 3- Mai due volte con la stessa persona. Le ragioni erano racchiuse nella regola n° 1. 4- Evitare volti noti. Il mondo è immenso, pescare nell’oceano ed evitare i laghetti. Le regole avevano funzionato a lungo e lui era sempre stato bravo a seguirle e a farle seguire, ma il diavolo è nei dettagli. L’eccessivo distacco che Lorenzo metteva tra lui e l’avventura di turno, gli resero impossibile accorgersi per tempo di quanto il mondo possa diventare eccessivamente piccolo, a volte. Gloria si era presentata a lui come una turista spagnola qualunque, capitata a Boston quasi per caso ed entrata al Circe’s ancora più fortuitamente. Bella, luminosa, morbida. Un concentrato di sensualità ed allegria. Avvalendosi dell’aiuto di Brian, trascinò la ragazza nei bagni del personale e di fronte alla sua riluttanza per la poca intimità del posto, lui spiegò come quello, in realtà, fosse il luogo più sicuro in cui appartarsi, infatti erano utilizzati solo da lui e Brian. Gloria si lasciò convincere e si concesse a Lorenzo. Qualche istante più tardi, però, la porta alle sue spalle si spalancò. Con il viso tirato e gli occhi iniettati di sangue, Katy lo fissava a braccia conserte. Accanto a lei, con un ghigno soddisfatto sul viso, c’era un fantasma del passato: Carlos. Gloria era la sorella dell’uomo a cui Lorenzo aveva usurpato il posto e se si fosse fermato a pensare un attimo, si sarebbe ricordato delle foto della ragazza che l’ex barman teneva nell’armadietto che Lorenzo stesso aveva svuotato. Fratello e sorella erano capitati nel locale per puro caso, ma quando lui aveva iniziato a flirtare con lei, dimostrando di non avere la minima idea di chi fosse,  la ragazza aveva pensato di riscattare il fratello per il torto subìto anni prima. La rapidità con cui tutto precipitò verso il baratro dopo, lasciò Lorenzo totalmente spiazzato. Il potere di Katy era più che florido e la sua rete di conoscenze si estendeva oltre i confini di Boston, rendendogli  impossibile ricominciare altrove. Dovette anche rinunciare all’amicizia di Brian, onde evitare di mettere nei guai anche lui. In un attimo si era ritrovato catapultato fuori dalla propria vita, così come un colpo di tosse nel silenzio della notte lo aveva  portato via al sonno. Sospirò, prese il cellulare e compose un sms : Ciao cugino… Lo so, non mi faccio sentire mai… ma, indovina! Sto tornando a casa… Comunque, mi serve un po’ di tempo per caricare le pile e, soprattutto, un po’ di tempo per capire cosa dire ai miei… ti spiace se mi piazzo da te? Giuro di spiegarti tutto… Lor. Inviò il messaggio ed attese la risposta che giunse pochi minuti più tardi. Ma non ci credo! Stavo iniziando a pensare che tu fossi frutto di un’immaginazione collettiva… avresti potuto almeno farti sentire da nonno… Vabbé, per me non ci sono problemi. Fammi sapere se e dove ti devo venire a prendere. Davide Vera ©


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