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un grazie a chiara

Creato il 13 aprile 2011 da Tania_01

questo post vuole essere un ringraziamento per chiara santoianni; un’amica molto gentile che mi ha sopportata in tutti questi mesi in cui, tra problematiche famigliari e vattelapesca, sono stata dell’umore di un lombrico che si trova davanti a un muro di pietra.

è stata così gentile da regalarmi una copia del suo ultimo libro, che mi ha divertita immensamente.

si intitola:  Il lavoro più (in)adatto a una donna

Chiara Santoianni,  http://www.dols.net/autori.php?id_autore=60.

http://www.centoautori.it/Dettaglio.aspx?IDLibro=202&Page=libro.

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TESTOsi intitola:  Il lavoro più (in)adatto a una donna

“Un ritornello, soprattutto, mi veniva cantilenato ossessivamente, come un mantra: «È il lavoro più adatto a una donna! Lascia moltissimo tempo libero!»”
Trascinata dalle circostanze (e da una serie di amiche molto insistenti) a intraprendere l’unico lavoro per il quale non si sente assolutamente portata, la docente protagonista di questo libro - che sui banchi delle elementari aveva giurato a se stessa di non passare mai dall’altro lato della cattedra - si ritrova un giorno docente di ruolo in una scuola di periferia. Domare le classi di giovani adolescenti si rivela ben presto un’utopia, a meno di non usare strategie alternative…
Partendo dal suo passato di allieva ‘modello’ alle elementari, e passando per le avventure goliardiche in uno dei licei più noti della sua città (dove i professori non vengono risparmiati dagli scherzi degli alunni, soprattutto se si tratta di giovani supplenti alle prime armi), Chiara Santoianni, in questo libro autobiografico tutto sul filo dell’autoironia, ci descrive la scuola di ieri e di oggi con i suoi cambiamenti. Insegnare, nell’era della Generazione X, non significa più sedersi in cattedra per una lezione frontale: tutto va rivisto, anche ciò in cui si era sempre creduto. E di incertezze la nostra docente ne ha molte, anche per quanto riguarda il suo “posto fisso”: la normativa è sempre in agguato per modificare ogni sicurezza appena conquistata. Da qui il riferimento alla precarietà nel sottotitolo, che è poi la precarietà lavorativa dei nostri giorni, in tutti i settori. E allora, non resta che comprendere che l’unica strategia vincente è vivere alla giornata, come le spiega una collega alle soglie della pensione: “«Gli alunni d’oggi non sono più quelli di una volta! Ora, l’importante è tenerli a bada. Della didattica e della programmazione non ti devi preoccupare: puoi fargli fare quello che vuoi. Farli ballare, cantare, colorare… Non importa che tu finisca il programma; basta che non li faccia uscire dalla classe né combinare guai, almeno non troppi. A noi è richiesto solo questo.»
In fondo, aveva ragione: l’importante era far passare la nottata.”

 


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