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Un mio piccolo racconto di Natale

Creato il 17 dicembre 2014 da Weirde

Un mio piccolo racconto di Natale

A OCCHI SOCCHIUSI


Il giorno della festa di Yulè, dedicata al solstizio d’inverno, Lady Readamante fece il suo ingresso nella cittadella di Iksar scortata dalle sue guardie personali, e da un distaccamento dell’esercito imperiale guidato dal generale Eiaten. Era un anno ormai che non vedeva il suo consorte, il consigliere reale Khyrill, ed essere convocata da lui presso quel luogo remoto, posto ai confini del regno elfico, l’aveva sorpresa, ma anche sollevata. Lasciava raramente le loro tenute nelle Terre del vento, e quel viaggio aveva rappresentato una piacevole rottura nella monotonia delle sue giornate. Inoltre era grata del fatto che le avesse dato la possibilità di approfondire la conoscenza di Eiaten. L’aveva già incontrato diverse volte, in quanto amico di lunga data di suo marito, ma non aveva amai avuto il piacere di passare così tanto tempo con lui. Era rimasta colpita dalla sua tempra morale, e dalla lealtà che dimostrava verso i suoi amici e i suoi ideali. Onore, rispetto, giustizia erano i baluardi della sua vita, l’istinto di protezione che aveva dimostrato nei suoi confronti, durante il viaggio, l’aveva riscaldata, dopo anni passati in solitudine, immersa nell’indifferenza di colui che avrebbe dovuto essere il suo compagno di vita.

Sollevò lo sguardo e lo vide.  Khyrill, avvolto in una tunica color ghiaccio, la accolse sulla scalinata del castello e le porse la mano per aiutarla nell’ascesa. Nei suoi occhi color onice non riuscì a leggere alcuna emozione, nonostante un sorriso gli aleggiasse sulle labbra e, come sempre, in sua presenza il cuore prese batterle in petto a ritmo accelerato. Quell’uomo era per lei un mistero mai svelato. Distaccato, ma cortese, premuroso in modo quasi meccanico; sembrava celare profondità per lei insondabili, che l’attraevano come la luna attraeva le maree, ma che al tempo stesso apparivano insormontabili e si ergevano come un muro fra di loro.

Quella sera aveva deciso di dare una svolta alla sua esistenza e di rinunciare ai sogni che aveva avuto riguardo la loro vita di coppia. Era giunta l’ora, o si sarebbe spenta lentamente, giorno dopo giorno, senza mai cogliere le miriadi di possibilità che aleggiavano intorno a lei come lucciole effimere.

Per questa ragione, dopo la cena formale in presenza del Governatore della Provincia, adducendo come scusa la stanchezza dovuta al lungo viaggio, si ritirò nelle stanze private che le erano state assegnate e attese che il castello si addormentasse intorno a lei. Non temeva una visita del consorte, conosceva bene le distanze che Khyrill voleva mantenere fra di loro.  Quando fu certa che tutti si fossero ritirati per notte, si recò nel piccolo giardino privato annesso ai suoi appartamenti e lì trovò Eiaten ad attenderla, proprio come gli aveva chiesto.

Sapeva di essere bella, anche se ciò fino ad ora non le aveva mai portato alcun vantaggio, ma l’ammirazione che vedeva negli occhi del generale la ripagò di anni di gelo.

-Mia signora, il vostro invito mi ha colto impreparato, ma non ho potuto resistere.

Readamante si avvicinò fino quasi a poterlo sfiorare, ammirandone le spalle possenti e le forti braccia abituate a brandire la spada -Per me non è semplice parlarvi apertamente. Può il mio silenzio riuscire ugualmente a farvi comprendere il mio bisogno?

I suoi occhi lo imploravano, ma quel poco di orgoglio che le restava le impediva di chiedere a voce alta ciò che voleva.

Eiaten sembrava divorarla con lo sguardo, eppure restava immobile. Gli sfiorò un braccio e lo vide trattenere il respiro. Non era indifferente al suo fascino, ma qualcosa lo frenava.

-Mi giudicate scostumata, generale, a causa di ciò che vi sto offrendo?

Lui scosse immediatamente il capo e la prese per le spalle -No, mia signora, non oserei mai. Sono certo che abbiate dei validi motivi per…

-Li ho infatti. Voi non avete idea di cosa sia stata la mia vita negli ultimi sei anni.- abbassò lo sguardo a terra, ma poi risollevò il capo. Rifiutava di vergognarsi per ciò che stava facendo o per ciò che era. Anche lei aveva dei desideri e aveva diritto a una briciola di felicità. -Fin dal giorno delle mie nozze, i miei unici compagni di letto sono stati i succubi della nostra casata, che dipendono dalla nostra energia per il loro sostentamento. Ma nessuno ha mai nutrito il mio spirito o il mio cuore.

Eiaten trasalì – Come è possibile? Khyrill…

-Non mi ha mai sfiorata neppure con dito.

Il generale chiuse per un attimo gli occhi, per poi tornare a guardarla con una nuova determinazione nello sguardo. -Se davvero l’uomo che consideravo mio amico ha fatto questo alla donna che ha giurato di amare e accudire davanti agli dei, allora non gli debbo alcuna lealtà.

L’attirò a sé e la baciò famelico, riuscendo a scaldare un corpo freddo da troppo tempo, ma proprio quando lei fu sul punto di ricambiare il suo ardore, il generale l’allontanò da sé all’improvviso.

Il volto granitico che prima era apparso ammorbidito dalla passione, ora era tornato remoto e controllato. - Non possiamo.- le disse.

-Perché?

-Khyrill. Era qui. L’ho visto per un attimo dietro a quella colonna.

Un brivido percorse la schiena di Readamante. -Non è possibile.

-Non mi sbaglio, era lui. E sul suo volto ho visto la nuda espressione di un uomo che veniva colpito al cuore.- aggrottò le sopracciglia in un duro cipiglio -In questi mesi di viaggio ho imparato a conoscervi e ammirarvi, perciò credo non mi abbiate mentito riguardo il tipo di rapporto che mantenete con vostro marito. Ma vi consiglio di confidarvi con lui. Quella non era l’espressione di un uomo a cui siete indifferente, credetemi.

Le voltò le spalle e se ne andò, lasciandola sola. Ancora una volta sola. Readamante si accorse di non provare il rimpianto che si sarebbe aspettata, vedendo scomparire quella possibilità di felicità che aveva così a lungo aspettato. Probabilmente stava diventando incapace di provare sentimenti. Era da talmente tanto tempo che nessuno le dimostrava amore, che si era quasi abituata alla sua assenza. Ma sentiva crescere dentro di sé un vuoto sempre più grande. Tra poco l’avrebbe inghiottita e di lei non sarebbe rimasto che un guscio vuoto. Voleva veramente che tutto finisse così? Che fine aveva fatto la giovane donna piena di speranze e di ardore che era stata una volta?

Una scintilla di rabbia la riscosse abbastanza da spingerla a incamminarsi verso le stanze di suo marito, ma una volta che ebbe raggiunto le porte che conducevano alle sue camere, la scintilla si spense. Quando si trattava di lui, il coraggio le era sempre venuto meno, fin dall’inizio. Non le restava che accettare con grazia la sconfitta.

Entrò senza bussare e si fermò sulla soglia. Khyrill era in piedi al centro della stanza. Lei si inchinò e incrociò le braccia davanti al petto -Consorte.- lo salutò.

Lui rimase in silenzio a osservarla, i suoi profondi occhi neri erano due pozzi misteriosi che non rivelavano alcuna emozione, ma la sua bocca aveva una piega amara. Osservò quel volto familiare e sconosciuto al tempo stesso. Gli zigomi taglienti come lame, i capelli colore dell’acciaio. Un tempo l’aveva amato con tutta se stessa, un tempo avrebbe dato qualunque cosa per renderlo felice e ora…. Ora non sapeva nemmeno lei cosa provava esattamente per suo marito. Non indifferenza, questo no. Aveva ancora il potere di sconvolgerla, se solo avesse voluto. Ma ormai era disillusa, non si aspettava più nulla da lui, e questo era quasi peggio del rimpianto, perché rivelava l’orribile verità:  non aveva nulla da rimpiangere in quanto non c’era mai stato nulla fra di loro. Lui non le aveva mai dato nemmeno una briciola di se stesso.  

-Consorte. La tua bellezza mi abbaglia, stasera. A volte dopo molto tempo che ti sto lontano dimentico quanto tu sia bella. Mi convinco che i pallidi ricordi che porto con me siano reali e che tu non sia la donna più affascinante che io abbia mai visto, ma poi torno a casa, ti vedo e capisco che mentivo a me stesso per rendere più sopportabile la lontananza.

Parole gentili, parole lusinghiere, parole che non potevano ripagarla di una vita vuota e fredda, ma che comunque ebbero il potere di colpirla solo per il fatto di essere state pronunciate da lui. Era dunque così debole?

-Tu mi lusinghi.

-Non sono lusinghe, ma la verità.- le si avvicinò. Era alto, e lei non gli arrivava che al petto. Le sfiorò i capelli e le lacrime minacciarono di riempirle gli occhi. Da quanto tempo non la sfiorava?

-La tua chioma color del sangue, le tue labbra di rubino. Volevo uccidere Eiaten quando l’ho visto baciarti.

-Perché?- cosa gli importava se qualcuno baciava le labbra che lui non aveva mai voluto baciare?

Una risata amara e poi lui si allontanò voltandole le spalle -Perché sono un uomo egoista. Alla fine tutto si riduce a questo. Ho voluto sposarti, per poi trascurarti. Ho voluto nasconderti al mondo nella nostra tenuta perché altri non ti portassero via a me, eppure io stesso ti sono stato il più lontano possibile. Ti ho ferito, pur desiderando proteggerti. E non so darti la libertà che meriteresti, perché ti desidero ancora come il primo giorno che ti vidi.

-Per quale motivo mi hai sposato?

Non aveva mai avuto bisogno della sua dote e alla corte del Re era circondato da donne molto più belle di lei. Avrebbe potuto scegliere chiunque. Perché lei?

Tornò a guardarla e stavolta i suoi occhi non rivelarono il tumulto interiore che provava.

-Il cuore vuole ciò che vuole. Ti volevo e così ti ho preso.

-Per poi abbandonarmi.

-Sì. Mi sono detto che era per proteggerti. Io non sono un uomo facile e ci sono molte cose di me che non sai, né immagini. Ma la realtà è che ti temo.

Stavolta fu lei a ridere incredula –Come è possibile?

-Tu mi rendi vulnerabile in un modo che odio. Non voglio e non posso avere debolezze, eppure è questo che tu sei per me. Stasera, vederti fra le braccia di un altro, mi ha colpito in modo inaccettabile. Tu sei una delle poche persone al mondo che ha il potere di annientarmi. Se fossi la persona spietata che dicono che io sia, ti avrei già ucciso per questo.

Readamante osservò lo sforzo che gli costava parlarle di tutto questo. Le pieghe apparse ai lati degli occhi e della bocca,  i tendini del collo tesi allo spasimo. -Ti sei mai chiesto perché ti ho sposato?

La bocca di Khyrill si piegò in un sorriso triste -No. So perché lo hai fatto. Mi amavi.

-Ti idolatravo.

-Lo so, era incredibile vedere i tuoi occhi accendersi ogni volta che si posavano su di me. E’ stato il periodo più felice di tutta la mia vita. Poi la luce a poco a poco si è spenta fino a scomparire. Per colpa mia. Io l’ho soffocata.

-Sì. Sei stato tu, non facendo nulla. Affermi di non essere l’essere spietato che gli altri ti accusano di essere. Dici che hai un cuore. Ma a me non l’hai mai provato. Tu mi stai uccidendo giorno dopo giorno, in modo silenzioso e senza sporcarti le mani. Tra pochi anni il punto debole che tanto odi non ci sarà più e tu tornerai l’uomo invincibile che vuoi essere. Finalmente potrai smettere di odiarmi.

-Io non ti odio.

-Amore, odio. La differenza a volte può essere molto sottile, e tu, che te sia accorto o no. Hai passato il confine tra i due molto tempo fa.

-Perché non sei fuggita? Perché non hai mai tentato di uccidermi o di chiedere aiuto ad altri? Perché solo stasera hai cercato di voltare pagine e lo hai fatto qui, in mia presenza?

-Non lo so. Per lungo tempo ti amato troppo per ribellarmi e poi ubbidirti, e continuare l’esistenza che tu volevi per me, è diventata un’abitudine. E’ stato il viaggio per giungere qui a scuotermi dal torpore in cui ero caduta. A darmi nuove energie per tentare una nuova strada, per sperare in una possibilità di calore umano. Probabilmente se non mi avessi chiamato qui, avrei continuato a spegnermi in silenzio, senza neppure lottare. Non è strano? Credevo di non amarti più, credevo tu avessi ucciso ogni sentimento dentro di me con la tua indifferenza, eppure continuavo a ubbidirti come una moglie devota.

Le sfiorò una guancia con un lieve tocco -Anche io credevo di aver soffocato ogni desiderio. Sono riuscito a starti lontano sempre più a lungo, ma poi… Non sono riuscito a resistere e ho dovuto chiamarti, perché dovevo rivederti. Dovevo. Come dici tu, amore, odio, a volte sono due facce della stessa medaglia.

Perse la lotta contro le lacrime, e una le scorse lungo la guancia. -Mi ami? Mi hai mai amata?

Gli occhi neri di lui si fecero indagatori -E tu mi ami?

La realtà era che non sapeva ciò che provava. Si sentiva confusa, vulnerabile. -Non lo so.

-Perché sei venuta nelle mie stanze? Per aggredirmi, per ribellarti, per rimproverarmi di averti impedito un rapporto che sapevi di meritare?

-No. Sono venuta a dirti che mi arrendevo.

Khyrill bestemmiò e si sporse a baciarle la fronte, togliendole il fiato. -Tu non rendi affatto facile odiarti lo sai?- l’accusò – Sul serio vuoi arrenderti a me?

-Credo di averlo fatto anni fa.

-E se ti promettessi di essere più coraggioso d’ora in poi. Se ti dicessi che cercherò di non lasciarmi più dominare dalla paura di essere ferito o vulnerabile? Che smetterò di tenerti a distanza e smetterò di proteggerti da me stesso e dalle mie parti più oscure?

-Non so se posso crederti.

-Anche tu dovrai essere più coraggiosa. Puoi?

Readamante tremò, mentre allungava una mano a toccare quella ruvida guancia. -Posso. Ma risvegliarmi dal torpore potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per te. Non posso prometterti che se non manterrai la tua promessa non cercherò altre vie di fuga o altri amanti.

-Né io ti prometterò che non ti inseguirò in capo al mondo o che non ucciderò gli uomini che oseranno toccarti.

Socchiuse gli occhi nel tentativo di comprendere quell’uomo complesso e misterioso che era suo consorte, ma era impossibile. Doveva buttarsi e sperare di non annegare. -Concordo.

Il sorriso che le regalò fu un miraggio di bellezza assoluta che le mozzò il fiato. La strinse in un abbraccio che aveva agognato per sei lunghi anni e le sembrò di sentire dentro di sé il fantasma della ragazza che era stata piangere di gioia.

Gli occhi d’onice che le erano sempre apparsi come pozzi bui ora ardevano per lei mentre Khyrill le prendeva il capo fra le mani e la guardava come non l’aveva mai guardata prima. -Giuro che ti darò tutto me stesso d’ora in poi, anche le parti che non puoi desiderare.

-Non esiste parte di te che non desidero. Tu mi sottovaluti.

Suo marito rise. Una risata leggera priva di amarezza che lo faceva apparire più giovane e spensierato. Ed era stata merito suo. Poteva sopportare ogni cosa, se avesse avuto questo per resto della sua vita. Lo sapeva, lo sentiva.

La scintilla che credeva morta si riaccese nel suo cuore e iniziò a emanare una fioca luce. Per ora era solo un lumino, ma se fosse stata nutrita avrebbe potuto crescere fino a divampare e riempire il terribile vuoto che le era cresciuto dentro. -Voglio ardere.- sussurrò.

Il suo consorte annuì – Ogni tuo desiderio è un ordine per me.

Le catturò le labbra in un bacio. Non si limitò a sfiorarle o a stuzzicarle. Ne prese possesso, aprendole la bocca e invadendola. Readamante gemette e gli restituì il bacio altrettanto selvaggiamente. Si divorarono a vicenda, finché lui non la strinse a sé facendo aderire ogni centimetro dei loro corpi e le prese il mento fra le dita -Non dire una parola. Questo è un ordine o smetterò di toccarti. Puoi farlo?

Le carezzò i capelli e lei seguì con gli occhi il movimento ipnotico della sua mano. L’espressione sul volto di Khyrill era determinata, elettrica. Sembrava affascinato da ciò che vedeva nei suoi occhi. Questo lato selvaggio e aggressivo del suo compagno la sorprendeva eppure…. aveva sempre intuito che le sue profondità dovevano celare un’oscurità che lasciava trapelare solo raramente. Stava scoprendo un lato privato di quell’uomo e ciò le piaceva. Annuì e vide il trionfo affiorare su quel volto misterioso e amato.

Chinò il capo e la baciò. Profondamente. Prima dolcemente e poi selvaggiamente, finché le morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare e lei sentì in bocca il sapore salato e metallico del sangue. Sollevò le braccia per toccarlo, ma lui gliele bloccò sopra la testa. -No.

Readamante strinse i pugni, ma ubbidì. Khyrill riprese a baciarla. Voleva toccarlo, era l’unico pensiero che le occupava la mente e questa era la ragione per cui lui gliel’aveva vietato. Era una prova e lei l’avrebbe superata. Aveva aspettato troppo a lungo quel momento. Si costrinse a rilassare i muscoli tesi e lui sorrise contro le sue labbra.  Le lasciò andare le braccia e si inginocchiò davanti a lei, per poi risalire lentamente sollevandole la veste. Al primo contatto delle mani di lui sulla pelle nuda del suo addome, entrambi trattennero il fiato.

La stava toccando. Khyrill la stava toccando.

Le coprì i seni, stringendole i capezzoli tra pollice e indice. Poi mentre ne stuzzicava uno con l’unghia, chinò il capo e mise l’altro fra le labbra. Il morso violento la sorprese, impedendole di capire la differenza tra dolore e piacere. Il suo corpo agognava ogni tipo di sensazione.

Le mani di Khyrill le percorsero al schiena, lasciando lungo il loro cammino una scia di fuoco. Ogni contatto un brivido che la scuoteva dentro. Si protese verso di lui, ma Khyrill di allontanò, facendole emettere un gemito incontrollato di delusione.

-Shh.- La calmò, e la prese in braccio per poi portarla verso il suo letto. Readamante ne osservò il  volto alla luce delle alte candele poste ai lati del talamo. Emanavano un gradevole profumo di cera e i candelabri su cui poggiavano erano ornati di vischio, la “pianta degli dei”, in grado di guarire ogni male.  Lo trovò molto adatto. Anche quella che stava vivendo era una guarigione. Il suo spirito veniva nutrito dopo sei lunghi anni di fame. Si sentiva in pace, leggera, libera da ogni pensiero, era dove sarebbe dovuta sempre essere.

Khyrill l’adagiò sui cuscini e dopo essersi spogliato si coricò al suo fianco, riprendendo ad accarezzarla. Piedi, cosce, braccia, collo, nessuna parte del suo corpo venne trascurata e lei assorbì ogni goccia di calore che le trasmetteva. Ogni bacio, ogni tocco erano come granelli di sabbia che andavano a riempire un vaso troppo a lungo rimasto vuoto. Il muro che l’aveva divisa da Khyrill si stava sgretolando mattone dopo mattone e dietro di esso forse si celava un fiume in piena che l’avrebbe travolta, eppure non aveva paura.

La torturò a lungo, mappando ogni centimetro della sua pelle con le labbra, ma bloccandole i polsi sopra la testa con una mano, per impedirle di toccarlo a sua volta. Si soffermò sui suoi seni, fino a farli dolore dal piacere e quando Readamente fu sul punto di rompere il silenzio e implorarlo, smise di baciarla e si fermò, chino sopra di lei, a osservarla con un amalgama di tenerezza e desiderio negli occhi -Questa è la notte più lunga dell’anno. Il tempo del Buio e dell’Oscurità. Ma è anche il momento della loro sconfitta, poiché il giovane dio della Luce viene generato proprio in queste ore, lontano dagli sguardi degli uomini. Il nostro popolo gli rende omaggio con imponenti falò, ma il fuoco che stiamo creando in questa stanza è un voto ancora più sacro. Stanotte, mentre la Grande Orsa brilla nel cielo, due metà che non avrebbero mai dovuto rimanere separate, si riuniranno e io ti giurò che non verrò di nuovo meno alle mie promesse.- prese un coltellino d’argento dal tavolino posto a fianco del letto e lo pose sopra la fiamma di una delle candele. Quando la lama fu calda, l’avvicinò al proprio braccio e incise nella carne la runa personale di Readamante, unita a gebo, il simbolo del matrimonio.

Ora era suo. Indelebilmente. Inesorabilmente

Lei gli porse il braccio. Non provò alcun dolore, mentre il metallo scriveva la runa di suo marito unita a gebo sul suo corpo, solo una grande felicità.

-Non posso più aspettare.- sussurrò lui contro le sue labbra.

Readamante aprì le braccia e lo accolse dentro di sé, dove avrebbe dovuto sempre essere. La loro unione fu la deflagrazione della tempesta, l’accecante bagliore del lampo, il moto imperituro delle maree. Indescrivibile eppure meravigliosa. Lui le donò tutto ciò di cui aveva bisogno, tutto ciò che gli chiese, più di quanto si aspettava di ricevere e in cambio lei gli diede tutta se stessa, non lasciando nulla per sé.

Quando i loro respiri tornarono normali e si distesero l’uno di fianco all’altro nel grande letto, accadde qualcosa di strano. Il loro sangue, che si era unito sulla lana del piccolo coltello in argento, di coagulò in alcune gocce che iniziarono a levitare, per poi andare a posarsi sul ventre di Readamante.

Suo marito si alzò su un gomito e pose la sua mano sulle gocce, facendole scomparire. -Abbiamo creato qualcosa di magico questa notte.

Readamante trattenne il respiro -Credi che possa trattarsi di….

Khyrill scosse il capo, ma il sorriso che le regalò era pieno dell’amore che aveva a lungo cercato

-Non so se sarà il prossimo re della Luce, ma sarà nostro figlio e questo lo rende un essere unico e inestimabile.

Readamante coprì la mano del suo consorte con la propria. Non esisteva più alcun vuoto dentro di lei, solo nuova vita.


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