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Un Noir sotto l’ egida di Toni Servillo

Creato il 30 novembre 2010 da Dylandave

Un Noir sotto l’ egida di Toni Servillo

- Una Vita Tranquilla – 2010 - ♥♥ e 1\2 -

di

Claudio Cupellini

Peccato viene da dire. E’ davvero un peccato che in Italia si producano pochissimi noir, ma ancor più è un peccato che quelle poche volte che vengono distribuiti le storie siano potenzialmente interessanti, ma telefonate fin dal principio e con pochissimo pathos. E’ questo il caso de Una Vita Tranquilla, noir di Claudio Cupellini gradevole e godibilissimo solamente se si guarda la recitazione di uno straordinario Toni Servillo, sempre perfetto in ogni cambio di emozione e in ogni sottile espressione manifestata nel suo volto. Per il resto la sceneggiatura ci offre il solito ritorno di un figlio, pronto a sconvolgere l’ apparente vita tranquilla di Rosario (Toni Servillo), ristoratore di origini campane che in Germania si è rifatto una vita dopo un passato turbolento da camorrista. Il problema è che fin dai primi venti minuti del film lo spettatore percepisce i legami tra i personaggi e quello che è peggio la personalità del suo protagonista, ragion per cui l’ unica cosa che per consolarci si può fare è seguire (come già fa la macchina da presa) le espressioni del mattatore Servillo, il suo alternare momenti di quiete a momenti di rabbia e la sua controllata angoscia.  Servillo è decisamente ottimo nel recitare in due lingue diverse un personaggio colmo di ambiguità che da solo è capace di imprimere quell’ alone di mistero che la sceneggiatura al contrario non riesce ad apportare. Edoardo (Francesco Di Leva) e Diego (Marco D’Amore), il figlio napoletano di Rosario, nei panni dei due delinquentelli camorristi arrivati in Germania per compiere un omicidio, finiscono per essere decisamente troppo macchiettistici. Soprattutto Edoardo concentra l’ intero personaggio sulla sua parlata eccessiva napoletana tralasciando del tutto altri aspetti del personaggio. Il confronto finale tra padre e figlio in macchina è sbrigativo e veloce, sottolineato dalle urla dei due protagonisti e conduce ad un finale ciclico che non ha nulla di particolarmente originale per questo genere. Il testo sceneggiativo è ridotto all’ essenziale e Cupellini forse preferisce lasciare esprimere gli sguardi e le espressioni di Servillo e del giovane D’ Amore, la loro fisicità in grado di trasmettere allo spettatore, anche con solo un abbraccio, la potenza di mille parole. La macchina da presa quindi si alterna tra primi piani dei volti e piani lunghi (che attraversano anche le trasparenze di un vetro di una finestra) per spiegare l’ evoluzione dei suoi personaggi. Ma non basta puntare tutto sugli attori per rendere un film veramente completo. Un’ occasione (sprecata) che Cupellini dovrebbe capire.

Un Noir sotto l’ egida di Toni Servillo

( L' apparente Vita Tranquilla di Rosario)
Un Noir sotto l’ egida di Toni Servillo
( Verso il finale ciclico)

 


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