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Un’originale viaggiatrice

Da Traveltotaste

Un’originale viaggiatrice

Com’è imbarazzante parlare di sé. Ogni volta che qualcuno me lo chiede, per un motivo o per un altro, mi trovo sempre in difficoltà.

E la cosa non si semplifica se la richiesta proviene dalla toscanissima blogger di Jul’s Kitchen che propone di raccontare se stessi attraverso una ricetta.

Certo, il campo gastronomico mi è più congeniale di altri ma è pur sempre necessario che metta a nudo me stessa ed il mio essere interiore, cosa che mi risulta davvero ardua.

Ho però deciso di mettermi in gioco per questo contest ed ho chiesto a chi mi conosce più o meno bene di descrivermi attraverso aggettivi che mi descrivessero. Il risultato è stato per me sorprendente. Rendersi conto, infatti, che agli occhi degli altri appari esattamente nella maniera in cui ti senti nel profondo, è molto lusinghiero.

L’aggettivo che, primo fra tutti, parla di me è viaggiatrice. Ho un cuore nomade fin da quando ero piccola e per me esserlo non significa solo ed esclusivamente raggiungere luoghi lontani ma soprattutto vedere con occhi diversi ciò che abbiamo intorno, anche se vicino. Curiosa, invece, dice che non ho mai pace. Sento una naturale ed irrefrenabile necessità di conoscenza che passa anche attraverso la grande quantità di libri che leggo. Raffinata ed elegante, sensazioni molto lusinghiere che ho sempre sperato di suscitare nei pensieri delle persone che incontro. Pazza e mai banale,raccontano il desiderio di non omologarmi agli altri ma di spiccare per originalità, anche nei piatti che propongo ai miei ospiti.

Questo meltin’ pot di aggettivi non poteva che suggerirmi un piatto, il cous cous.

Pietra miliare della cultura mediterranea vanta origini africane che, però, sono giunte attraverso le nostre isole maggiori fino a Genova.

Non guizza come gli spaghetti, non scivola come i maccheroni ma ha una presa rassicurante, conscio del ruolo di aggregazione che gli compete. E’ sobrio, per gli ingredienti semplici di cui è composto, ma sa essere raffinato, in base alle spezie che gli si abbinano.

Il cous cous si mangia seduti a terra, attingendo tutti dallo stesso piatto e con la mano destra, raccontandosi di storie passate e di sogni futuri.

Per raccontare di me, ho scelto un cous cous di pollo e verdure impreziosito da spezie inebrianti.

La semola prevede una lunga preparazione e necessita dell’utilizzo della couscoussier, la pentola doppia forata.

Versare il cous cous nel recipiente superiore della couscoussier posta sul fuoco, e far cuocere fin quando una nuvola di vapore non attraverserà la semola.

Versarla su un vassoio ampio e dai bordi alti. Con un cucchiaio di legno aprirla e farla rinvenire. A questo punto, bagnandosi le mani con acqua fredda per non scottarsi, cominciare a lavorare ed a far gonfiare i grani di cous cous muovendoli energicamente. La cottura e la sgranatura del cous cous va ripetuta due volte, in maniera che i grani assomiglino a piccole perle dorate.

Nel frattempo pulire le zucchine, le carote, le patate e tagliare tutto a grandi pezzi.

Far soffriggere nell’olio (che per originalità d’ingrediente dovrebbe essere di argan) le cipolle tagliate a dadini e le verdure, aggiungendo un po’ di zenzero tritato, una nuvola di berberè (una piccante e profumata miscela di spezie che mi assomiglia) ed un soffio di zafferano.

Versare nella pentola i ceci ed un litro di acqua e far cuocere lentamente per circa 20 minuti. Dopodiché aggiungere il pollo tagliato a pezzi, coprire e cuocere per circa un’ora.

Prima di servire, adagiare il cous cous in un piatto da portata e sistemare sopra gli ingredienti del condimento, utilizzando il brodo bollente per scaldar ed insaporire la semola.

Questo post partecipa al contest ‘Se tu fossi una ricetta…’ sul blog Jul’s Kitchen. In collaborazione con Macchine Alimentari.

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