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Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt

Creato il 03 settembre 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

Una famiglia quasi perfetta

di Jane Shemilt  

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Titolo: Una famiglia quasi perfetta
Autore: Jane Shemilt
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Edito da: Newton & Compton
Prezzo: 9.90 €
Genere: Thriller
Pagine: 336 p.

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Trama: Jenny è un medico, sposata con un famoso neurochirurgo e madre di tre adolescenti. Ma quando la figlia quindicenne, Naomi, non fa ritorno a casa dopo scuola, la vita perfetta che Jenny credeva di essersi costruita va in pezzi. Le autorità lanciano l’allarme e parte una campagna nazionale per cercare la ragazza, ma senza successo: Naomi è scomparsa nel nulla e la famiglia è distrutta. I mesi passano e le ipotesi peggiori, rapimento, omicidio, diventano sempre più plausibili, ma in mancanza di indizi significativi l’attenzione sul caso si affievolisce. Jenny però non si arrende. A un anno dalla sparizione della figlia, sta ancora cercando la verità, anche se ogni rivelazione, ogni tassello sembra allontanarla dalle certezze che aveva. Presto capisce che le persone di cui si fidava nascondono terribili segreti, Naomi per prima. Seguendo le flebili tracce che la ragazza ha lasciato dietro di sé, Jenny si accorgerà che sua figlia è molto diversa dalla ragazza che pensava di aver cresciuto…

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Recensioneù


di MissMarilux

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Una famiglia perfetta è l’ennesimo caso letterario approdato nelle nostre librerie in questa calda Estate. Tradotto in più di 14 lingue, questo primo lavoro della Shemilt sta conquistando tutto il mondo. Con queste premesse e con i titoli fantasmagorici della Newton (Un grande thriller) ci si aspetterebbe dal romanzo qualcosa di davvero fenomenale. Ed invece no. A Roma si direbbe che è una ‘sola’, ma per rendere partecipi tutti i nostri sognalettori italiani e non, diciamo molto più semplicemente che questo libro è brutto, sgradevole, scritto con i piedi.

Il volume è composto da circa 300 pagine che grazie ad uno stile semplice ed elementare, scorrono via velocemente. La prima parte, direi le prime 150 pagine, catturano davvero il lettore, lo invogliano a leggere e a far nottata per sapere cosa sia successo davvero a Naomi, la figlia scomparsa della nostra protagonista, Jenny.

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La tensione è buona e l’autrice utilizza il vecchio escamotage della doppia narrazione: ogni capitolo è alternato in due sotto paragrafi dove leggiamo cosa è successo nel 2009, anno della scomparsa della ragazzina, e come si sono evolute le cose 14 mesi dopo, nel 2011.

Inizialmente questa altalena può risultare noiosa in quanto i primissimi paragrafi dedicati al Post sono davvero insulsi ed inutili, poi la situazione inizia a stabilizzarsi ed ad ogni salto temporale il lettore riesce ad acquisire un nuovo elemento della situazione e a farsi luce in questa faccenda apparentemente molto ingarbugliata. Non nascondo però, che questo meccanismo non è ben gestito dall’autrice, in quanto il perenne balletto, smorza il pathos e la tensione più e più volte rendendo fastidiosa la lettura; altresì questo dualismo potrebbe confondere alcuni lettori, portandoli ad abbandonare la lettura del volume anticipatamente. La Shemilt è una scrittrice al primo romanzo, avrebbe dovuto scegliere qualcosa di più lineare e semplice.

Nelle ultime pagine – nelle ultime 100 per lo specifico – la storia inizia a correre velocemente e

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si arriva verso un finale, penso il finale più brutto che io abbia mai letto in vita mia. Ma prima di discutere di questo, bisogna assolutamente spendere due parole per i vari personaggi. La protagonista assoluta della storia è Jenny, medico e madre di 3 figli: Ed, Theo (i ragazzi sono gemelli) e Naomi (la 15enne scomparsa), e moglie di un brillante neurochirurgo Ted. Accanto a loro ci sarà la figura di Michael, agente di polizia specializzato nell’affiancare le famiglie di persone scomparse. In tutti i personaggi lo sviluppo psicologico è inesistente, si muovono in situazioni banali ed assurde senza mai andare in profondità, dicono cose che risultano umanamente impossibili!

Facciamo degli esempi (attenzione: Pericolo Spoilers).
Ed viene interrogato dalla polizia perché si scoprirà essere al corrente di alcune cose legate alla scomparsa della sorella. 

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Nel momento in cui Jenny cercherà subito l’aiuto della polizia, il ragazzo bollerà la madre con un “ma lasciala in pace!”. Quale madre dopo 24 ore di assenza della figlia con tanto di cellulare spento, dovrebbe lasciarla in pace? Il fratello tutto fa, tranne preoccuparsi. La sorellina è scomparsa? E chi se ne frega! Sembra dire Ed ad ogni sua apparizione. Jenny ad un certo punto scopre dei soldi sospetti in camera del figlio (sempre Ed) e pensa che siano le paghette ammucchiate dal ragazzo da rendere ai genitori come in una sorta di risarcimento per la perdita della Sorella. Vi giuro leggendo queste scenette, avevo il desiderio di prendere il libro e cestinarlo senza alcun rimorso!

I personaggi quindi mancano di logica, mancano di spessore, agiscono spinti da pensieri alla rinfusa, non crescono mai in 14 mesi di ricerca estenuante della figlia, ma anzi restano statici ed immobili come ad inizio libro. La stessa Jenny non riesce mai ad evolvere, nonostante l’autrice scriva con la prima persona e quindi ci faccia leggere tutti i pensieri della donna. Insomma niente da fare. Figure piatte e stupide.

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Ma veniamo al finale. Vi avverto, per poterne parlare al meglio farò un chiaro riferimento a ciò che accadrà, se state leggendo il libro NON andate oltre, sappiate solo che per me questo è un romanzo NO. Se invece non vi interessa rovinarvi la sorpresa, andate pure avanti. Pericolo Spoilers, again!

Naomi cari miei, non è stata rapita od uccisa da un maniaco. La ragazza è semplicemente scappata con il suo amante. Bello vero? Per 14 mesi sua madre si colpevolizza di qualsiasi cosa (il marito la tradiva? Colpa sua! I figli compiono scelte sbagliate? Colpa sua! Ed è un drogato che le fregava i medicinali in quanto ella è medico? Colpa sua!) mentre sua figlia viveva dei mesi felice e contenta in un campo nomade del Galles con il suo amante nomade trafficante di Ketamina (un delinquente insomma). Ma il momento esatto in cui si ha voglia di prendere il libro e bruciarlo è quando sua madre romanticizza questa fuga.

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Sua figlia è una egoista che ha letteralmente fatto implodere una famiglia, portando sua madre alla quasi follia per seguire un losco figuro conosciuto da una manciata di mesi e Jenny pensa che “lui la ama, quindi non può trattarla male, lasciamola lì dove sta, un giorno tornerà e ci farà conoscere sua figlia”. Si perché nel mentre Naomi era incinta del suo primo fidanzato e dopo non esser riuscita a procurarsi un aborto (andare in clinica sembrava brutto), scappa con il bell’imbusto! E sua madre sembra quasi contenta! Ma insomma chi non vorrebbe la figlia 15enne incinta in un campo nomade con un uomo di 25 anni immischiato con giri di droga e prostituzione? Ah, che meraviglia! Peccato che Naomi nel mentre muoia a causa di una infezione presa post parto, assieme alla figlia appena nata ovviamente (andare in clinica sembrava davvero cosa sconveniente).

NO
Insomma il finale è la fiera delle assurdità: Jenny scusa sua figlia, manda al diavolo Michael, il quale cercava di farle capire che in questa fuga non c’era niente di romantico o bello, e corre in questo campo nomade per cercare almeno la salma della figlia. Rabbia? Disprezzo per quanto fatto dalla ragazza? Non pervenuto. Tutto questo è umanamente impossibile. Ho fatto leggere il finale a mia madre e le sue parole sono state “Embè!? Jenny non ringrazia Dio per aver perso una figlia del genere? Questa è ‘na sadica, per carità!”. Ecco. Lasciatelo in libreria!

Voto

1Astelle

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