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Una fotografa flou

Creato il 21 dicembre 2013 da Lesmotsblog

Io ho sempre sentito la fotografia come una possibilità di mettere in scena, di raccontare una storia con immagini. Io cerco un’immagine con un minimo di informazioni e di riferimenti, un’immagine che non sia situata con precisione e che tuttavia mi parli, che evochi ciò che è successo prima e ciò che succederà dopo. So bene che questo modo di fotografare è contestabile – ma perché dovrebbe esserci un solo modo di fotografare? Io voglio creare delle immagini con degli elementi che scelgo, narrativi o evocatori, al di là del fatto documentativo sulla donna che indossa un abito.

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Le foto di Sarah Moon si presentano come raffinatissime e nostalgiche immagini dalle atmosfere oniriche. Paesaggi, bambini, fiori, corpi, visi, animali le cui forme si sfaldano in immagine indefinite. Sono fotografie caratterizzate da luce opaca e diffusa, senza contorni netti né contrasti. Evanescenti e con un sapore d’antan.

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L’artista mette in scena una realtà immaginaria, surreale e inconscia. La sua fotografia è fatta di scene soffuse e delicate suggerite dalla tecnica del flou. Mistero, stupore, paura, sogno, poesia, inquietudine attraversano le sue immagini. Istintiva, segue l’estro creativo del momento. Nella sua poetica, citazionista e neoromantica, si intravedono i germi di una svolta culturale che caratterizzerà poi gli anni ‘80, con un atteggiamento di vita meno politico, più “leggero” se vogliamo, meno pubblico e più intimista. Questa atmosfera sognante e irreale che conferisce alle sue fotografie suggerisce anche uno spazio-tempo irreale. I suoi temi ricorrenti sono il ricordo, la nostalgia dell’infanzia, la morte come distacco e distanza, la femminilità più profonda e la solitudine. La donna, in particolare, appare come fantasmatica e supernaturale. Il suo stile si distacca notevolmente da quello degli altri fotografi di moda dell’epoca. Nelle proprie fiabe, utilizza sia l’analogico sia il digitale.

La fotografa Sarah Moon

La fotografa Sarah Moon

Sarah Moon, nome d’arte di Mariene Hadengue, nasce a Parigi nel 1941, negli ani ’60 è una famosa modella, apprezzatissima nella haute couture fino a che non decide di porsi dall’altra parte dell’obbiettivo. Dalle apparizioni in passerella alla fotografia il passo è breve. Nel 1967 inizia una collaborazione con Cacharel. La dolcezza e la delicatezza dei suoi toni pastello e l’uso di pellicole a grana grossa unite ad una visione romantica della donna, rendono inconfondibile lo stile della Maison nonché della sua fotografa. Nel 1968 lavora per importanti testate. Dal 1980 le sue fotografie sono esposte in mostre collettive e personali a livello internazionale. Si è ispirata a Guy Bourdin e a Helmut Newton, entrambi fotografi di moda.

Anche in principio ho sempre voluto sfuggire al linguaggio codificato del glamour. Quello che cercavo era più intimo, erano le quintead interessarmi, un diaframma sospeso prima che un gesto si compia, un movimento al rallentatore…. come quello delle donne che si allontanano di spalle.



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