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UNA GOCCIA TRA DUE OCEANI - di Marcello Corrà

Creato il 30 agosto 2011 da Ilibri
UNA GOCCIA TRA DUE OCEANI - di Marcello Corrà

Titolo: Una goccia tra due oceani
Autore: Marcello Corrà 
Editore: Sangel
Anno: 2011

Nel sottotitolo dell’opera, l’autore, lo scultore Marcello Corrà, afferma chiaramente la propria intenzione: un viaggio per l’anima, dove spazio e tempo si rincorrono sul profilo di una goccia d’acqua.

La goccia è quella che si può disegnare su una carta geografica qualsiasi congiungendo Malpensa con Dubai, l’isola di Maurizio, il Madagascar, il Sud Africa, le isole di Sant’Elena e Ascensione e di nuovo Milano. Una goccia tra i due oceani, appunto, Atlantico e Indiano, che Corrà percorre in un mese e mezzo e che descrive in un minuzioso, quotidiano, dettagliato diario di viaggio.

Una precisazione: dimenticate Chatwin o Terzani, non pensate nemmeno a Into the wild. Il viaggio che intraprende e che ci descrive Corrà è quello che potrebbe fare ciascuno di noi, così come le avventure e disavventure che capitano nel lungo tragitto. Per sua esplicita dichiarazione, nulla che abbia a che fare col vagabonding, anzi qualcosa di organizzato già in partenza. L’impressione è che il viaggio di Corrà sia fatto a tanti “oggi”, forse per aprire una serie di parentesi intime e personali tra uno ieri e un domani. Forse, ripeto. Chi può dirlo? Anche il motivo del viaggio è intimo e personale (il viaggio è fatto “per” l’anima, non “nell’anima” o “dell’anima). Improvvisamente, però, mentre racconta i suoi spostamenti, Corrà torna a rivolgersi a una “Piccola”, cui dedica l’opera in una sorta di proemio, che è chiaramente lontana. Lontana nello spazio (dall’Africa alla Russia… un mondo da percorrere) e anche nei sentimenti (anche qui, un mondo da percorrere). Un viaggio normale, un diario normale, una meta particolare.

L’idea iniziale è raggiungere Sant’Elena, ma il tragitto, poi, porterà proprio Sant’Elena a essere la meta meno visitata. Perché le cose non vanno sempre come si vuole, sembra dirci Corrà. C’è una sorta di ritualità quasi catartica in questo viaggio. Tanti oggi messi in fila per creare un futuro e per esorcizzare un passato che, volenti o nolenti, non tornerà. La presa di coscienza dell’autore è chiara, in questo senso. E anche noi lettori ce ne avvediamo assieme a lui, in mezzo a descrizioni sempre ridotte all’essenziale e a una serie di gesti e momenti quotidiani in cui, invece, ci riconosciamo facilmente.

Quante volte siamo tornati con le tasche piene di sassi raccolti nei nostri viaggi? Il nostro modo per portarci via qualcosa da dove siamo stati, per ripercorrere la parte finale della “goccia” con qualcosa in più che certamente pesa ma che si può riguardare in ogni istante. Corrà no, non lo farà. Lui i suoi sassi li regalerà. A chi? Perché? A voi la scoperta.


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