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Una rivolta inarrestabile

Creato il 13 dicembre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

telegiornaliIn prima pagina dei telegiornali il racconto di tutta una serie di azioni di protesta. La disperazione si unisce alla rabbia che si snoda per le vie italiane e si concretizza nella rivolta dei Forconi. C’è tensione in tutta Italia. Si estende a macchia di leopardo l’insurrezione dei cittadini. Disoccupati, operai, vigili del fuoco, giovani, avvocati, studenti, tante le categorie che non si arrendono. Tanti i motivi della protesta che si mescolano. Tutti con un comune denominatore: la mancanza di prospettive.

È il quinto giorno dall’inizio della protesta che ha adottato come identificazione i “forconi”, simbolo del lavoro contadino e che conferma il disagio vissuto nel nostro paese. Blocchi stradali e ferroviari, assalti urbani, presidi, cortei, volantinaggi. In piazza sono scesi agricoltori e alcune sigle degli autotrasportatori, ma la rivolta si è

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estesa anche ad artigiani e commercianti, piccoli imprenditori, disoccupati, studenti, semplici cittadini, insomma un’Italia variegata che si sente tradita da una casta politica privilegiata, insensibile, immorale e distante dai problemi reali. Proteste ad oltranza. Proteste di piazza.

L’Italia sussulta contro i governi di questi ultimi anni e fa paura. Alfano: “movimenti di ribellismo che vanno tenuti sotto controllo“. Mentre si preparano altre iniziative. Un’articolazione complessa, quella del maxi movimento che sta fermando l’Italia. Da nord a sud, da giorni, presidi, blocchi stradali, manifestazioni, tafferugli, i Forconi hanno creato tensioni.

A Roma, studenti  sfondano le transenne lanciando bombecarta non lontano da una conferenza alla quale partecipano diversi esponenti del governo.  Ventimiglia, il fronte più caldo, un gruppo di manifestanti ha bloccato la frontiera con le auto. La polizia spara lacrimogeni. Poi i cortei che hanno paralizzato i centri della città ligure bloccano le strade verso Francia e Piemonte. Montano tende sul cavalcavia facendo ben intendere che la protesta non vede u

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na fine.

 A Torino gli studenti sfilano per le vie del centro. A Milano, gridano “la polizia è con noi”. Code anche nel Friuli, dove la ribellione corre a bassa velocità. Le cosidette “autolumache” paralizzano il traffico. A Mestre e Verona invece, è davanti alla sede di Equitalia che si esplicita il dissenso, mentre a Palermo si distribuiscono volantini, al grido “siamo rimasti in mutande”. A Roma, davanti alla Sapienza, mattinata di battaglia tra i viali universitari. Lancio di uova, fumogeni e bombecarta. Cariche della polizia. Protestano contro i tagli alla scuola, dietro uno striscione giallo con la scritta ” l’università è di chi la vive e non di chi la distrugge”.

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Questi i chiari messaggi che sfidano il potere che fino ad ora è rimasto sordo e impassibile, sprofondato nell’immobilismo e impegnato solo a elargire vane promesse.

Questa è la cronaca. Mille i rivoli della contestazione che non ha padroni. Non ha leader. Si svolge in modo magmatico ma non per questo meno impressionante. Il popolo e il potere si stanno fronteggiando in un corpo a corpo che non ha intenzione di finire. Il clima è questo. A muoverli sono motivazioni sociali differenti che  ora, viaggiono insieme.


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