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Unfriended

Creato il 24 giugno 2015 da Fabio Buccolini

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Questo film sono andato a vederlo al cinema proprio ieri sera, con due amici, dei quali uno è l’altro amministratore di questo blog, Fabio Buccolini, e ve lo dico subito, seguiranno talmente tanti spoiler che vi racconteranno praticamente tutto il film.
Sei amici (Blair, Mitch, Jess, Ken, Adam e Val) parlano tra loro via Skype, ma d’un tratto nella conversazione si insinua uno strano interlocutore, con l’account di una loro amica suicidatasi tempo prima.
Dall’inizio alla fine vediamo tutto tramite lo schermo di un computer, il computer di Blair, il che è un fattore abbastanza innovativo e sperimentale, ed ha particolare valenza al giorno d’oggi in quanto la rete è una sorta di seconda vita per un numero spropositato di persone.
Quando mi sono seduto ed è iniziato il film ho cercato di vederlo con occhio totalmente obiettivo, senza alcun pregiudizio.
Blair e Mitch sono fidanzati, stanno facendo una video conversazione via Skype, e dopo circa cinque minuti li raggiungono in rete anche gli altri; tra loro però c’è un contatto oscurato, un probabile hacker, e a rendere la situazione inquietante è il fatto che pare si stia connettendo con il contatto di Laura Barns, una ragazza che si era suicidata tempo prima, per via di un video che la ritraeva completamente ubriaca ad una festa, fino a svenire tra il suo vomito e le sue feci, e i troppi insulti seguiti alla pubblicazione online del suddetto video l’avevano spinta a togliersi la vita con un colpo di pistola.
Inizialmente i sei credono che sia uno del gruppo che si diverte a fare gli scherzi; a un certo punto però sul profilo Facebook di Jess compaiono delle foto compromettenti che riguardano Val completamente strafatta ad una festa, e dopo vari insulti a vicenda la situazione si fa più strana quando scoprono che a pubblicarle è stato colui (o colei) che è connesso con il contatto di Laura Barns, che comincia a parlare con loro.
Val è sconvolta da ciò, chiude il computer e chiama la polizia; dopo un po’ però ricompare online, sembra paralizzata, passa un minuto e cade a terra, con il computer, e si vedono gli agenti di polizia entrare in camera sua, alludendo ad un suicidio.
Anche Blair è sconvolta, e su Internet cerca uno strano sito in cui è scritto di non parlare con le persone morte, perché sono spiriti in cerca di vendetta contro coloro che in vita li hanno trattati male, e posseggono letteralmente il corpo dell’interessato, spingendolo al suicidio.
E qui, nonostante gli altri due miei amici già avessero ipotizzato il tipo di film e quale fosse il finale, io mi sforzavo a voler credere che fosse solo un diversivo, non poteva essere l’ennesima storia di fantasmi.

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Inizia un gioco sadico chiamato “L’hai mai fatto?”, in cui l’oscuro interlocutore (che sembra avere il controllo di tutti i computer e perfino dell’impianto elettrico della casa di Adam) fa delle domande, riguardanti cose che ognuno dei ragazzi ha fatto, e alla fine chi perde muore.
Saltano fuori le peggiori infamie che si sono tirati l’un l’altro, tra tradimenti e voci maligne messe in giro, e si scopre che in fondo non sono poi così amici come si pensava.
Alla fine uno ad uno moriranno tutti, inspiegabilmente suicidandosi, perché il contatto con cui stavano parlando era il fantasma di Laura Barns, in cerca di vendetta contro coloro che erano stati le principali cause del suo suicidio (uno aveva pubblicato il video, una aveva partecipato a farlo, un’altra l’aveva diffuso, ecc…).
Ecco, lo sapevo, quello che si prospettava essere un film interessante su un argomento che è un problema attuale come la rete (completa assenza di privacy, e quello che entra in Internet rimane in Internet) si rivela essere l’ennesima storia di fantasmi.
I fantasmi su Facebook mi mancavano, perfetto.
E’ un prodotto che intrattiene bene lo spettatore, ti porta a volerci vedere chiaro su cosa sta accadendo, però poi quando ti rendi conto che ti è stato offerto esattamente lo stesso tipo di prodotto che ti era stato già offerto un milione di volte, solo cotto in maniera diversa, allora realizzi che il cinema horror al giorno d’oggi proprio non funziona; eppure la tematica sociale c’era.
Gli sviluppi sono abbastanza fantascientifici, ed essendo l’altro mio amico che era con me al cinema un esperto di informatica, mi ha detto che sarebbe stata una cavolata grossissima attribuire tutto ad un hacker nel film, perché ciò che viene mostrato non è possibile farlo in realtà, una persona che con la tastiera conquista il mondo non è fattibile, è più probabile un fantasma in cerca di vendetta; ma questo è cinema, non deve necessariamente rispecchiare la realtà, altrimenti che dovrei dire di ottimi film di intrattenimento come “Interstellar” e “Gravity” che riscrivono proprio le leggi della fisica?
Ma poi c’era anche il pretesto per renderlo “razionale” (anche se, come detto sopra, razionale non lo sarebbe stato, e l’elenco dei motivi effettivi non ve lo sto a fare, ma riguardano tutti l’informatica), il finale ce l’aveva già servito il regista, e l’ipotesi più accreditata a mio avviso sarebbe stata questa: dal momento che il ragazzo ciccione, Ken, è un esperto informatico, poteva tranquillamente essere lui a tenere in scacco tutti gli altri, dimostrandosi l’unico amico vero di Laura Barns e a conoscenza di tutte le azioni contro di lei compiute dagli altri cinque, che decide di vendicarla, e fa suicidare i ragazzi uno dopo l’altro ricattandoli con foto e filmati estremamente compromettenti di ognuno di loro, in questo modo il cerchio si sarebbe chiuso, chi di spada ferisce di spada perisce (e chiaramente in questo caso il suo suicidio doveva essere montato).
Fatto, facilissimo, film attuale in chiave horror che tratta una tematica sociale importante, ma così non è stato, e nonostante mi abbia abbastanza intrattenuto e sia realizzato da un punto di vista innovativo, alla fine non passa l’esame.
Se cercate un film sui problemi attuali dovuti alla rete guardate “Disconnect”, film eccezionale.
Vedete, se una pellicola è mediocre per tutto lo sviluppo della vicenda, ma con un finale grandioso, il finale salva tutto il film; viceversa se una pellicola è abbastanza buona nello sviluppo, o addirittura grandiosa, ma con un finale scadente, il film viene distrutto.
Come dice Johnny Depp in “Secret Window”: “In ogni storia, l’unica cosa che conta è il finale”

EDOARDO ROMANELLA



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