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Uomo e natura: l'uomo contro (o con) gli dei

Creato il 20 novembre 2013 da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

749112004_3Gli eventi naturali, nel loro totale disinteresse per la volontà umana, pongono un limite, un termine di paragone, un confine che separa ciò che ci si deve aspettare, da ciò che ci si può aspettare. Essi, di fatto, creano la contingenza e, non per nulla, sono divenuti gli dei degli antichi: coloro che decidevano senza consultare alcuno, coloro dai quali ci si poteva aspettare di tutto, proprio perchè al di là della legge umana.

Ma non bisogna credere che ciò subordini l'uomo alla natura, così come è impensabile che l'ego possa prescindere dall'es, da quel pantheon di archetipi, ognuno con la sua peculariare natura e, soprattutto, con la sua irruenza verso l'apparente ordine razionale che l'ego vorrebbe imporre alla vita.

Quando si assiste ai drammi scatenati dagli elementi, siano essi terremoti, inondazioni, incendi o tsunami, il primo pensiero è sempre ridimensionante: "Cos'è l'uomo" si dice "di fronte alla potenza inaudita della natura?" ma in realtà, in tutto ciò, si nasconde un vizio di fondo, poichè l'uomo è parte della medesima natura che egli vorrebbe sfrattare e ridurre ad accidente. Ritornando al parallelo psicologico e citando il mio caro Lacan, pensare che l'affermazione "L'io deve sloggiare l'es" significhi che l'ego deve uccidere la sua controparte, è non soltanto sbagliato ma del tutto inumano.

Il vero eroe non uccide il mostro: lo doma, entra in relazione con esso, lo ascolta e approfitta della sua forza. Così come l'uomo dovrebbe fare con la natura. Pur non essendo un ambientalista, infatti, credo che molto spesso si sia pensato che la civilizzazione sia un'opera di de-naturalizzazione, di riduzione del peso che gli elementi devono esercitare nella vita. Si sono creati tetti per ripararsi dalla pioggia, vestiti e scarpe per non piagarsi, camini e bruciatori per riscaldarsi, ma si è anche trascurata la realtà profonda dell'autonomia "esistenziale" degli elementi. Una casa vicino ad un fiume è ben posizionata, ma se l'uomo ha anche costruito argini robusti, in grado di contenere le piene; altrimenti è un abuso del ruolo dell'eroe: in quanto costruttore, l'uomo pensa di aver ucciso il drago e di essersi conquistato una posizione di riguardo perfino nei confronti dei disastri.

La realtà è ben diversa. Non voglio nè commentare nè descrivere ciò che sotto gli occhi di tutti (non sono un giornalista). Ma, citando Jung, se non si accetta e integra anche l'Ombra, l'individuo sarà sempre incompleto e quindi decisamente vulnerabile.

PS: La foto è Copyright (C) James Rober Fuller. All Righs Reserved

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