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Valerio Scanu: Parto da qui... (reprise)

Creato il 17 dicembre 2010 da Valentediffidente
Valerio Scanu: Parto da qui... (reprise)Parte precedente... fai click!!
Continuiamo con la recensione del contenuto di Parto da qui, l'ultimo sublime lavoro di Valerio Scanu. Sublime nel senso di sublimazione, ovvero, la transizione di fase di un elemento o composto chimico dallo stato solido allo stato gassoso, senza passare per lo stato liquido. Infatti, proprio come un gas che si perde nell'atmosfera, alla fine dell'ascolto non rimane nulla, eccetto un lieve malessere al colon.
Traccia 1 Libero: la solita canzoncina orecchiabile con intro pianistico e base ritmica accattivante ma priva di qualsiasi originalità. Pezzo deludente fin dall'inizio. Ancor più deludente perché l'arpeggio iniziale, per qualche secondo, richiama i grandi pezzi ariosi degli anni '70, tanto da pensare "vuoi vedere che stavolta..." invece, niente. Tutto il resto del brano è un continuo ripetersi senza cambi di marcia. Concetto che viene elaborato in maniera piuttosto banale e, se fosse stato più sintetico, poteva partorire una canzoncina di una trentina di secondi. Già dalla prima traccia vediamo l'abuso di rime  gigidalessiane: sole/cuore, strani/mani/domani, tristi/imprevisti, stelle/pelle. Convengo che è difficile parlare di libertà,  è sempre un intento meritorio, però, se dobbiamo ridurre tutto ad un senso di irresponsabilità, riassunto nel "non pensare troppo a cosa sarà domani" o credere che la libertà sia solo "sbagliare treni, fermate, stazioni"... tanto valeva scrivere un canzone sulla figa per tutti. Detto questo la canzone non fa così schifo e salvo una frase bellissima: libertà l’ho vista dormire nei campi coltivati a cielo e denaro, a cielo ed amore, protetta da un filo spinato. Non ci avrete mica creduto, vero?
Traccia 2 L'amore cambia: solita base musicale che non è né carne né pesce, un mediocre R' n b' che punta tutto al meramente commerciale più che ad una vera ricerca stilistica. Se l'intento era proporre un vero R' n b' è un bel fallimento, il risultato si riduce alla classica canzonetta orecchiabile, che probabilmente in primavera farà sculettare tante adolescenti, nulla di più. Il testo parla di amore (eccheppalle!!!). Rispetto alle solite struggenti canzoni dove mi sveglio il sole c'è perchè ci sei te, lei non c'è più, lui non mi ama più, Scanu cerca di sondare la psicologia dell'amore, per vedere se questo potentissimo sentimento è in grado di far maturare, crescere una persona. Cito:
Sarò qui nascosto ad aspettare chi mi scoprirà, troppo curioso di vedere se è proprio vero che l'amore cambia. 
L'intento meritorio di fornire un nuovo punto di vista sull'argomento ammmore, si perde miseramente in una riflessione tanto stupida quanto banale. Anche un lavandino è conscio del fatto che l'amore cambia. L'innamoramento e la fine di un amore, se il tuo cuore non è della stessa materia degli hamburger di McDonald, ti cambiano. Lo sanno tutti!!! Andiamo oltre. Tranquillizzo il lettore: nei prossimi brani non c'è una canzone dal titolo "L'acqua troppo calda scotta"... anche se c'è mancato veramente poco. Dimenticavo la chicca più fulgida di tutta la canzone. Visto che il pezzo non era già abbastanza diversamente brutto, ecco  il grammaticidio: 
io resto fermo
non mi metto fretta
tanto so che un giorno
io ti troverei.

Capisco le eventuali difficoltà con il congiuntivo ma porc' qui viene espressa la certezza che in un futuro ti troverò!! Dopo tutte le castronerie grammaticali del primo album, eccone di nuove. Qui le cose sono due: o i parolai in questione sono incapaci oppure sono pigri e sicuri che l'ascoltatore medio di Scanu tanto non se ne accorge. Propendo per entrambe le ipotesi.

Traccia 3 Mio: mi gioco subito il carico. Questa è la canzone più brutta di tutto lo Scanupertorio. Una cagata di proporzioni epiche. Nell'anno domini 4190, secondo me, ci sarà ancora gente che prenderà per il culo i nipoti di Scanu... ma tu sei parente di quello lì che... ahahahahhah!!!

Valerio Scanu: Parto da qui... (reprise)

E'mmmmioooo nella versione camicia.

Questa canzone mi fa venire in mente quelle orribili camicie patchwork che possono essere brutte oltre ogni immaginazione. L'impressione è proprio di aver riciclato pezzi di diversi brani. La produzione avrà pensato: tanto ci infiliamo il ritornello a squarciagola, tutti osanneranno le doti vocali di Valerio e nessuno penserà alla merda di canzone. L'intro pianoforteggia con la vocina leggera di Scanu che poi irrompe, quasi sguaiata, nel ritornello E'MMMMMIOOOOOOOOOO! Il testo è un'accozzaglia pletorica di immagini naturalistiche con la strausata e scartavetrante metafora dell'ammmore/magico fenomeno naturale. Come evitare la citazione della prima strofa?
E mi stravolgi il soleMi soffochi le nuvole
e mi sporchi il cielo
Mani piene di colore
Che facce fa l’amore
Mi prendi a calci
i sogni e il cuore
Bocca piena di parole...

A volte viene da chiedermi cosa pensino dell'amore tutti questi scribacchini da jukebox.  Ma avranno davvero un'idea così banale e banalizzante di questo sentimento? Se la sostanza dell'amore per loro è così slavata, rischiano di innamorarsi perdutamente di una cotoletta. Sono evidentemente canzoni scritte per far numero. Sono tutti parolai che per contratto devono scrivere  X testi al mese e allora tengono buono proprio tutto. Se già l'intro ha gli stessi effetti di una contaminazione da tifo petecchiale, aspettate di leggere il ritornello...
E' Mio
Solamente mio
il ricordo e l’emozione
Della neve che vien giù fuori stagione
Della pioggia d’estate

Prendete un album a caso dei cantanti gonfiabili di Amici e Xfactor, troverete la classica canzone universale come questa. Quando si deve riempire un cd e manca un pezzo, c'è sempre quello con le metafore prese dalla natura, poi quando il parolaio è proprio alle cozze tira fuori dal sacco le becere strofe con i soliti paradossi della neve fuori stagione. Dico io, invece di raschiare il fondo del bidone, scrivendo le solite minchiate... copiate. Ecchecazzo, se non avete più idee e volete per forza fare metafore sulla natura, aprite il Canzoniere di Petrarca... di spunti ce ne sono a iosa! Che poi si possono ancora fare quadretti naturalistici di gran classe. Fossati ne Il bacio sulla bocca ne è un esempio: Mi vedi pulito pettinato / ho proprio l'aria di un campo rifiorito / e tu sei il genio scaltro della bellezza / che il tempo non sfiora .
Traccia 4 Non c'è più: un pezzo che trasuda originalità. Indovinate di cosa si parla? L'ammmmore finito. Però, lo si fa in modo molto elegante, con argute e fantasmagoriche riflessioni filosofiche. Un pezzo profondissimo, difficile, per alcuni aspetti insondabile, non si capisce se questo amaro malessere è nei confronti della vita in generale o di qualcosa in particolare. Tutto rimane indeterminato e per questo vibrante. Il buon Valerio avrebbe potuto banalmente cantare:
non c’è più piacere
non c’è più
dolore
non c’è più amore, amore

Invece, con un'intimissima meditazione personale, canta:
non c’è più piacere
non c’è più
dolore
non c’è più amore, amore

Direte eccheccazzo, è uguale!! E' vero ne convengo, ma almeno non ci sono errori grammaticali. Anche perché, quando cerca di dare spessore ai versi escono delle caleidoscopiche filastrocche come questa:
... piovono ricordi come gatti
e cani in Inghilterra
tutti giù per terra giro girotondo
casca il mondo e anche noi due senza più...

Giuro che non ho aggiunto nulla. E' tutta farina del suo sacco, io certe stronzate non riuscirei a scriverle senza additivi lisergici. C'è anche un accennato sgrammaticidio:
sarà che essere sinceri ha il prezzo da pagare che si resta soli
Vi risparmio il finale. Anzi no:
... nella nostra differenza
c’è una somiglianza la diversità.
Sarà che ieri era un futuro e oggi è già passato domani chi lo sa...

Caro Valerio, trovo che tu sia un po' confuso sui tempi e modi verbali. Nel caso "La nuova Grammatica della lingua italiana" di Dardano e Trifone potrebbe correre in tuo soccorso. Ah, però non aspettare che esca il film, mi raccomando. Due riflessioni finali. Sono d'accordo che a volte la sincerità si paga con la solitudine (oh toh! Si poteva scriverlo senza uccidere la grammatica), però, dipende anche cosa si dice. Se vado dal mio ammmore a dirle che mi sono scopato tutto l'ufficio, il discorso perde un po' valore... che ne dite?
Riguardo al discorso iniziale del
sarà che accanto al nome mio c’è l’aggettivo stronzo e non si leva più"
(eh sì, perchè il pezzo ha questo fortissimo spirito autocritico), diciamolo senza remore... se l'hai lasciata dedicandole una canzone così di merda... sei uno stronzo gigantesco.
    Traccia 5 Ci credo ancora: un pasticciere d'alta scuola la chiamerebbe così: tortina di merda con cuore caldo di diarrea alle mandorle e guarnizioni con velo di cannella. Qualche commento letto online parla di sperimentazioni musicale. Non è che una palpatina di tette al reggae significa sperimentazione. Il testo, in questi tempi di crisi, è un'esortazione ad andare avanti o forse no. Ad essere sinceri non è che si intuisce molto cosa voglia dire. Forse hanno capito che invece di scrivere una palese minchiata è meglio rimanere nell'indeterminato? Tanto qualche critico marchettaro che scriverà "testo di ermetica intensità" lo si trova a buon prezzo. Tutto sommato il pezzo si fa ascoltare... il reggae anche quando fa cagare, ricorda sempre l'estate e, dunque, mette un po' di allegria... specialmente con questo freddo dicembrino.
    Se ti sei divertito o vuoi insultarmi, continua la lettura della terza e ultima parte...

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