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VALLANZASCA, GLI ANGELI DEL MALE (Italia, 2010) di Michele Placido

Creato il 21 gennaio 2011 da Kelvin
VALLANZASCA, GLI ANGELI DEL MALE (Italia, 2010) di Michele Placido
Certo che il nostro è proprio uno strano paese... Mi ero convinto, chissà poi perchè, che fossimo diventati un popolo insensibile e anestetizzato a tutto, senza alcun pudore e vergogna. E invece incredibilmente mi sbagliavo! Devo perciò porgere le mie più sentite scuse al 'valoroso' deputato leghista Davide Cavallotto che, con grande coraggio e dignità, ha preso una dura posizione contro Michele Placido, regista che sta per sbarcare nelle sale italiane col suo Vallanzasca-Gli angeli del male, biografia romanzata del celebre bandito. Dice Cavallotto: "Dopo aver pubblicizzato la mafia in tutto il mondo e reso celebre da Nord a Sud la sanguinaria Banda della Magliana di Roma, non ancora soddisfatto il cattivo maestro Michele Placido e' salito in cattedra per elevare a eroe lo spietato assassino Renato Vallanzasca".
Oooh! Finalmente qualcuno che si indigna per cose serie! Altro che le baggianate di questi giorni... tanto chiasso per qualche 'scappatella' erotica di un pover'uomo che è unto dal Signore, lavora tutto il giorno per noi ed è più perseguitato di Gesù Cristo! Insomma, il solito complotto comunista che è capace di alzare un  polverone dal nulla per nascondere le vere nefandezze italiche, come questo film blasfemo ed eretico firmato da un noto regista sovversivo e vetero-comunista... e che diamine!
VALLANZASCA, GLI ANGELI DEL MALE (Italia, 2010) di Michele Placido
Tornando seri (anche se non è affatto facile), se fossi in Michele Placido non darei assolutamente peso alle polemiche che hanno accompagnato la creazione e la distribuzione del suo film. Intanto, perchè è tutta pubblicità gratuita (e credo che Placido, cineasta ormai navigato, sotto sotto se la rida sotto i baffi). E poi perché non ha davvero nulla da rimproverare alla sua coscienza, in quanto sarebbe assurdo crocifiggere un regista per aver girato una fiction su un bandito. Come se film di gangster non ne fossero mai stati girati. Come se non si sapesse che, da quando esiste il cinema, i personaggi ‘belli e dannati’ hanno sempre affascinato le platee, senza per questo essere emulati o glorificati dal pubblico. Sarebbe come se gli americani, tanto per capirci, accusassero Michael Mann per aver diretto Nemico Pubblico, il film che racconta le ‘gesta’ di John Dillinger… via, siamo seri! E allora Il Padrino? E C'era una volta in America? E anche Scarface, Taxi driver, Quei bravi ragazzi, The Departed, Carlitos Way, Gli Intoccabili... se Scorsese, Pacino e DeNiro avessero vissuto e lavorato in Italia avrebbero fatto la fame!
Ok, chiudiamola qui che è meglio. E cerchiamo di parlare un po' del film, che è la cosa più importante.
L’unica preoccupazione, per noi cinefili, era semmai cosa aspettarsi da questo film, in quanto il Placido regista è un personaggio più double-face del dottor Jekyll, capacissimo di alternare pellicole belle e di spessore (Del Perduto Amore, Un Eroe Borghese, Romanzo Criminale) a indicibili pasticci (vedi il tremendo Ovunque Sei o l’irrisolto Il Grande Sogno). Nessun problema, invece. Vi dico subito che Vallanzasca è un buon film. Una pellicola di genere che ricorda i film ‘poliziotteschi’ italiani degli anni ’70, pieni di ritmo, sparatorie, azione e sgommate. E prima che possiate obiettare qualcosa… sappiate che in questo caso tutto ciò non è un difetto: non siamo di fronte, infatti, né a un trattato sugli anni di piombo, né a un’apologia del gangster come temevano i familiari delle vittime, ma ad un onestissimo prodotto medio che ricostruisce molto bene sia la figura del bandito che il clima dell’epoca senza perdersi in meandri storico-sociologici. Non aspettatevi, insomma, un altro Romanzo Criminale: questa è, semplicemente, la storia di un uomo che ha scelto (pur non avendone la necessità, come da lui stesso dichiarato) di stare dalla parte sbagliata.
Inutile dire che buona parte della riuscita del film va attribuita a Kim Rossi Stuart, che è grandioso nella sua intepretazione del ‘bandito più bello d’Italia’ (come Vallanzasca veniva definito all’epoca): lo ricalca perfettamente, in maniera impressionante per portamento, sguardo, fisionomia e parlata… un motivo un più per vedere questa pellicola, e per respingere al mittente le polemiche create ad arte.
VOTO: * * *

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