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Venezia. 69: “Fly with the crane” di Li Ruijun (Orizzonti)

Creato il 07 settembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Venezia. 69: “Fly with the crane” di Li Ruijun (Orizzonti)

Anno: 2012

Durata: 99′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Cina

Regia: Li Ruijun

Il primo nome da citare di questa eccellente fiaba reale, tenera e delicata, è quello dello scrittore da cui la vicenda di Nonno Ma è tratta: Su Tong, e la sua Tell them I’ve gone with the white crane. Tong, oltre ad essere uno dei più grandi autori della Cina, aveva già scritto con tale vividezza Mogli e concubine, che trasposto sul grande schermo da Zhang Yimou divenne, poi, Lanterne Rosse. Per l’immagine satura, ma dai colori così teneramente scanzonati, invece, è da segnalare l’egregio lavoro alla fotografia di Yang Jin. E arriviamo dunque al regista, Li Ruijun, non perché abbia meno meriti dei colleghi; anzi: questo piccolo film, che racconta con acuta profondità di giovani e di vecchi, si merita molto più plauso e garantisce molto più trasporto di certe opere acclamate a gran voce. Tuttavia, è la storia e la perfetta relazione tra i personaggi in  un’ambientazione un po’ ‘Regno di Oz’, un po’ ‘Paese delle Meraviglie’, che vogliamo premiare in anticipo in questa sede.

Fly with the crane è la terza opera come regista di Ruijun: questo gioiellino racconta di Nonno Ma, un rugoso anziano ormai arrivato alla pensione, la cui attività in giovinezza era quella di carpentiere e fabbricatore di bare. Le sue casse, tuttavia, erano davvero speciali perché il vecchio le imbellettava con pitture e decorazioni, colorando e allontanando a suo modo lo spettro spaventoso della morte. Il nonno, piuttosto che dare corda ai vecchi al ritrovo paesano, preferisce di gran lunga trascorrere le sue monotone giornate da pensionato in compagnia dei nipoti, che sanno infondergli quella fiamma di vita ch’egli nel profondo sente spegnersi piano piano.

Venezia. 69: “Fly with the crane” di Li Ruijun (Orizzonti)

Un giorno, il suo socio e amico Cao, gli chiede di aiutarlo nella preparazione dell’ultima bara, la sua; una previsione questa davvero concreta, poiché il caro amico lo lascia da lì a breve. La sua sepoltura, tuttavia, avviene clandestinamente, poiché da poco un’ordinanza governativa ha costretto a veicolare i decessi verso la cremazione. Il vecchio Cao si fa seppellire così nei pressi del lago, dove Nonno Ma è convinto di averne visto l’anima lasciare la terra a cavallo di una Cicogna Bianca. Da quel momento Nonno Ma non riesce a liberarsi dall’idea di cavalcare la cicogna come l’amico nel suo viaggio verso l’aldilà, piuttosto che essere ridotto in cenere e dissolversi in fumo nero. Contemporaneamente, cerca a suo modo, e con ironia, di otturare (fisicamente) tutto il fumo che esce dai comignoli, per evitare questa combustione che associa alla mortalità che si avvicina. In questa battaglia contro i mulini a vento, Nonno Ma si fa aiutare dal nipotino: il bambino è un personaggio effervescente che incanta e travolge lo spettatore nel suo brio buffo ed efficace. Sarà lo stesso ingegnoso ragazzino ad aiutarlo a risolvere il cruccio della sepoltura.

In una affettuosa analisi sullo scarto generazionale, Ruijun riesce a raccontare una fiaba moderna nella campagna cinese, commentando quell’immancabile senso di inutilità che affligge chi ha dedicato la propria vita al lavoro, e successivamente si inquieta nel trascorrere le giornate in compagnia del dolce far niente. La mestizia compita attraversa i volti di questi vecchi, che tentano di spendere le loro giornate con attività collettive, ma si sentono travolti dalla solitudine, soprattutto per chi tra loro ha perso le compagne di una vita. L’unica speranza sono questi fiori che sbocciano e saltellano in giro per le strade, con spensierate idee di giochi e una fervida immaginazione che rende più allegra la sopportazione della vecchiaia: Nonno Ma l’ha ben capito, infatti il suo sorriso infonde la medesima gioia per tutta la durata del film.

Venezia. 69: “Fly with the crane” di Li Ruijun (Orizzonti)

Non c’è qui soltanto il passaggio da una generazione all’altra, bensì in un senso è la linfa vitale che scorre da un bambino ad un nonno, e in senso contrario la saggezza popolare e paesana che si tramanda dal nonno al bambino.

Conclude poi il quadro perfetto, perché perfetto è fotograficamente e narrativamente, una musica folk travolgente e nuova per le nostre orecchie, che assorbe ogni emotività ancora accantonata fino a quel momento.

Si congedano infine Ruijun, Nonno Ma e il suo nipotino, in un lentissimo piano sequenza, abbracciati dalla perfezione della campagna. Un epilogo che non ha nulla di triste in questo film ricchissimo e semplice allo stesso tempo: piuttosto, è il meritato e agognato volo sulle ali della Cicogna Bianca.

Rita Andreetti

Venezia. 69: “Fly with the crane” di Li Ruijun (Orizzonti)
Scritto da il set 7 2012. Registrato sotto IN SALA, RECENSIONI FILM VISTI AI FESTIVAL. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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