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“Versi in-versi” di Ciro Imperato, commento del poeta E. Marcuccio

Creato il 22 maggio 2015 da Lorenzo127

Versi in-versi di Ciro Imperato

TraccePerLaMeta Edizioni, 2014, pp. 110

ISBN: 978-88-98643-21-9

 

Commento di Emanuele Marcuccio[1]

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Poesia dal ritmo spezzato ma ricca di respiro quella di Ciro Imperato. In questa sua silloge di esordio, la punteggiatura è ridotta all’osso assurgendo a funzione espressiva e non semplicemente di pausa sintattica. Frequenti sono le strofe in monoverso, a volte anche con incipit in monosillabo, a sottolineare un dolore sommerso, come di un cuore spezzato, come nel “Tu,” di “Assassino!”, incipit in monosillabo della seconda strofa.

Tra i numerosi titoli presenti, vorrei qui ricordare la lirica che dà l’avvio all’intera raccolta, “A mio padre morente”, la quale ho già avuto modo di leggere ed apprezzare, non conoscendone ancora l’autore, durante i lavori di giuria del concorso “Libera Verso”.

Poesia che l’autore scrive ricordando gli ultimi istanti di vita dell’amato padre.

In questa lirica il dolore, quasi un leitmotiv dell’intero libro, giunge al suo culmine, nel momento in cui leggiamo “e con il cuore stretto in una morsa,”, termine della terza strofa e vertice emozionale dell’intera lirica, se non vertice letterario dell’intera silloge. Procedendo, Imperato opera un’operazione magistrale di sintesi e di respiro, consapevole che l’anima della poesia è la sintesi, nessun verso in più né uno in meno che pregiudichi il suo respiro. Sì, è essenziale che una poesia abbia respiro, senza respiro essa soffoca nelle secche della discorsività o, peggio, nelle sabbie mobili del luogo comune e della banalità.[2]

In “A mio padre morente”, Imperato, come è solito fare, spezza il ritmo in un dolore singhiozzante, inserendo ben cinque strofe in monoverso e giungendo alla chiusa con un ritmo ostinato: “doloroso tramonto.”, in cui il suono scuro della vocale “o” perdura, interrotto solo per un attimo dal suono chiaro della vocale “a”, siglando così una composizione commossa e ricca di pathos.

 

Emanuele Marcuccio

 

Palermo, 25 giugno 2014

[1] Il commento, espressamente richiesto dallʼautore a Marcuccio, è edito con il titolo di “Analisi critica” in Imperato, Ciro, Versi in-versi, TraccePerLaMeta Edizioni, 2014, pp. 95-96.

[2] Penso alla strofa in monoverso, “a doppia mappa” di “Echi infiniti”, un inciso avverbiale notevole per invenzione letteraria, ottenuto tramite un procedimento neologico per parafonia della consolidata locuzione avverbiale di modo, “a doppia mandata”.



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