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Vincitori e finalisti della gara letteraria “Dalla Svastica alla Bibbia”

Creato il 13 agosto 2013 da Alessiamocci

Si è conclusa il 25 luglio la gara poetica “Dalla Svastica alla Bibbia”  promossa dalla web-magazine OublietteMagazine e dall’autore Roberto Lirussi.  Anche per questo concorso la partecipazione è stata altissima, cogliamo l’occasione per ringraziare i nostri lettori per l’importante presenza.

Vincitori e finalisti della gara letteraria “Dalla Svastica alla Bibbia”Una settantina di partecipanti, dodici finalisti e 3 vincitori.

La giuria della gara “Dalla Svastica alla Bibbia” (Alessia Mocci, Roberto Lirussi, Fiorella Carcereri, Rosario Tomarchio, Cristina Biolcati, Rebecca Mais) ha decretato i 3 vincitori delle copie del saggio sugli antichi popoli “Dalla Svastica alla Bibbia” di Roberto Lirussi.

Tutte le poesie ed i racconti partecipanti possono essere lette QUI.

Finalisti

Enrico M. Scano con “Lacrime di pioggia”

Annarita Furcas con “Sei Luce”

Teresa Anna Rita De Salvatore con  “La vera storia di Marinella”

Sebastiano Impalà  con “M’incamminai leggendo”

Daniela Schirru  con  “Le Questioni della Vita”

Giuseppe Carta con “Si andava per mari”

Bartolomeo Capuano con “Paesaggio in te”

Alessio Barettini con “Futuro che mastichi parole a metà”

Giovanni Beani con  “Un Tuffo Al Cuore”

Sina Mazzei con “L’albero della mia vita”

Lella Pintus con  “Forse sono arrivato troppo tardi”

Urania Scarpa con “L’amore è un temporale”

Vincitori

Enrico M. Scano con “Lacrime di pioggia”

Una vecchia camminava per Via Nuova. Con passo lento e uno sguardo triste perso verso il basso, si trascinava dietro una grossa borsa marrone. Un po’ gobba e appesantita, era coperta da una pesante giacca scura allacciata in vita. Il cielo nero faceva presagire pioggia ma la vecchia non aveva ombrello. I suoi capelli arruffati, grigi e bianchi, le ricadevano lunghi ai lati, sulle orecchie, e il suo viso era scavato dal lungo passato che le aveva riservato tanti dolori. Questa vecchia una volta era stata una bellissima ragazza. Contesa dai più belli e agiati ragazzi della Città, aveva rubato il cuore a molti ma il suo l’aveva dato a un solo uomo, che l’aveva resa felice fino a quando non era passato a miglior vita. Quando attraversò Piazza La Marmora, lanciò un timido e pensieroso sguardo alla fontana e alla palazzina liberty. Un giorno di tanto tempo fa era lì che aveva conosciuto Alfredo. Quel giorno, cinquant’anni prima, lui era seduto proprio sui gradini di quella fontana. Lei percorreva spesso quelle strade perché al tempo abitava giusto nelle vicinanze. Mentre passava davanti alla vetrina della gioielleria, come per volere del Destino le era caduto il fazzoletto dalla tasca e lui, Alfredo, prontamente si era lanciato per raccoglierlo e restituirglielo. Da quel momento erano divenuti inseparabili. Finché morte non vi separi gli aveva detto il prete quando li aveva sposati. Appunto. E la morte, puntualmente, ci aveva pensato lei a separarli presto. Troppo presto. Tutta la vita vissuta pensando a questo grande amore perduto e durato troppo poco. Il suo unico grande amore. Lei aveva vissuto solo e soltanto per assicurarsi di perpetuare il ricordo del suo Alfredo, affinché gli altri sapessero di lui e non venisse mai scordato.
Cominciò a piovere e le lacrime di Anna si confusero con le gocce di pioggia sul suo viso.

Lella Pintus con  “Forse sono arrivato troppo tardi”

L’acustica del locale era pessima e sono andato via.
Avevo bevuto troppo, il mio cervello nuotava nel vino.
La mia auto… Giuro che non c’era nel parcheggio.
Mi sono avviato a piedi verso casa.
Inciampavo continuamente in me stesso.
Ho pisciato contro un palo della luce e non sono riuscito a centrarlo.
Era ora di puttane.
Statue mezze nude sui marciapiedi del viale.
Una di loro ha guardato la mia merce inservibile.
Ho biascicato un invito che non si è allontanato dai miei denti.
E mentre il vino si diluiva nell’aria ho ripreso a camminare, sempre più in fretta.
Senza sapere come mi sono trovato sotto casa.
Cazzo, le chiavi erano in macchina.
Per questo sono andato da lei.
Ho cercato il coraggio per suonare il campanello persino dentro le tasche della giacca.
Quando l’ho trovato stava albeggiando.
Quando lei ha aperto ero ormai sobrio.
Al citofono le ho detto
- Scusa se ti ho svegliata!
- Sparisci! – Mi ha risposto un tizio.

Forse sono arrivato troppo tardi.

Teresa Anna Rita De Salvatore con  “La vera storia di Marinella”

Era seduta sola, sulla valigia, in quella che appariva un’immensa piazza antistante al porto. Era tutta vestita di nero ed era ripiegata su se stessa. Il cielo era ancora plumbeo e una leggera pioggia non alleggeriva l’atmosfera, anzi si era alzato un vento freddo che la faceva turbinare.
Lei, a tratti, sollevava lo sguardo al di sopra delle braccia incrociate sulle ginocchia e guardava verso la nave che l’aveva portata fin lì e che sarebbe ripartita la sera stessa.
Un coro di migliaia di donne silenziose osservava dai palchi del cielo.
A un tratto si alzò con fatica, prese la valigia e si diresse verso la nave.
Il coro delle prefiche cominciò ad intonare un lamento. Lei non sentiva. Procedeva. Il vento le portò via il cappello che lei salutò con una breve occhiata. Arrivata sulla soglia del molo, di fronte alla nave, poggiò la valigia per terra e sfilò la cintura dal lungo piumino nero che la riparava, poi si sfilò il piumino che il vento portò subito via infangandolo sul cemento bagnato e sporco, si legò la valigia al polso. Il canto delle prefiche diveniva gradualmente più alto e più straziante. L’aria tutt’intorno ne era piena. Qualcuno, lontano, cercava l’origine di quel canto, ma nulla si poteva vedere né comprendere. Lei era già lontana da tutto e, giunta al limitare del molo, si lasciò andare, insieme alla valigia, avvolta nel vestito rosso che doveva essere una sorpresa. Le voci ululavano strazianti.
Fu pescata tempo dopo. Non fu identificata.
A causa del vestito rosso pensarono a una prostituta.
Nessuno bussò mai alla sua porta perché il tempo si capovolse e un uomo ritornò nel ventre di sua madre per poter rinascere. Per non credere che si era messo un cappello bianco e un mantello rosso e aveva lasciato che una donna scivolasse via.

I vincitori saranno contattati via email per l’invio del premio.

Complimenti ai vincitori, finalisti e partecipanti!


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