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Vittorio Zucconi chiude il blog su Repubblica: ecco perché è un errore

Da Kobayashi @K0bayashi

Vittorio Zucconi, giornalista e direttore dell’edizione online de La Repubblica, ha deciso di chiudere (forse non per sempre?) il suo blog Tempo reale che teneva sul sito web del quotidiano: nel suo ultimo post, La marea nera, si scaglia contro alcuni dei commentatori dello spazio web che gestisce accusandoli di aver esasperato, col loro comportamento, la normale dialettica tra autore e lettori e di aver avvelenato il clima generale.

Peccato, questo blog aveva avuto qualche momento interessante di discussione nella sua esistenza e, a giudicare dalle reazioni, aveva fatto un po’ di paura ai bambini del Minzculpop e del non pensiero. Purtroppo la marea nera lo travolge appena si toccano argomenti delicati e si scatena la collaudata tecnica dello “sgarbismo” o del “larussismo”, mandare tutto in caciara urlando per soffocare nel rumore il pensiero. Dunque lo chiudiamo, almeno per un po’, per quell’opera di disinfestazione che periodicamente si rende necessaria.

Non è la prima volta che succede una cosa del genere, né la caratura del blogmaster può influire (se non per quanto concerne le riflessioni sul fattore numerico) sul giudizio finale: chiudere il blog per colpa dei propri commentatori è fondamentalmente sbagliato.

E’ sbagliato perché esistono mille modi per arginare tale fenomeno, per fastidioso che sia: dall’ottimo Akismet alle blacklist di IP e commentatori, dai filtri basati sul linguaggio alla moderazione preventiva, fino ad arrivare eventualmente alla cancellazione dei commenti indesiderati (misura estrema da “ultima spiaggia”, certo, che è preferibile associare a un chiaro e inequivocabile disclaimer in posizione strategica). Insomma, ci sono tante strade da poter intraprendere prima di una decisione così drastica.

E’ anche vero che portare avanti un blog non deve essere un lavoro a tempo pieno né può incidere negativamente sul tempo a disposizione, sul proprio umore o sulle proprie abitudini e convinzioni in materia di libertà di pensiero; tuttavia, al netto delle pur condivisibilissime motivazioni di Zucconi, chiudere il blog è sempre e comunque un errore, è un darla vinta senza lottare alla parte più rumorosa della Rete, è un arrendersi alla fetta di utenti che (come giustamente fa notare lo stesso giornalista) va a formare “la marea nera”, lo schiacciasassi che tritura tutto senza cognizione, incapace di fare distinzioni e di reggere il confronto dialettico ad armi pari senza scendere a passi svelti i gradini dell’onestà intellettuale.

E’ una disputa a volte impari, ma che va combattuta se si vuole difendere il proprio diritto ad esprimersi e a relazionarsi attivamente su Internet: ma la libertà di espressione, al giorno d’oggi, passa soprattutto dall’educazione. Anche degli altri, se necessario, con il rischio – talvolta – di trovarsi a lottare contro i mulini a vento.


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