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Volbeat: alla scoperta del rockabilly metallaro

Creato il 28 gennaio 2011 da Mickpaolino

Volbeat: alla scoperta del rockabilly metallaro

Una delle caratteristiche peculiari della musica è quella di abbattere le barriere erette dalla classificazione per genere riuscendo così, talvolta, a fondere generi e culture apparentemente in controtendenza tra loro.
Quello che hanno fatto i Volbeat, una semisconosciuta band danese, è stato fondere gli inconfondibili riff del metal anni 90 con il canto stile rockabilly tipico degli anni 50: un mix di sonorità particolari, non sempre orecchiabili ma, molto attrenti.

La band di Michael Poulsen, fondata nel 2001, è praticamente sconosciuta ai grandi circoli della musica pur offrendo un prodotto particolarmente interessante vista la sterilità che pervade l’attuale universo degli artisti troppo attenti a copiarsi l’un l’altro invece di sperimentare nuove sonorità, aprire nuovi orizzonti per i propri ascoltatori.
I Volbeat sono la prima band metal danese ad aver raggiunto il primo posto nelle vendite contro nomi più altisonanti come, ad esempio, i Metallica, nel 2007 con il loro secondo album Rock The Rebel/ Metal The Devil e hanno ottenuto un grandissimo successo con il successivo album Guitar Gangsters & Cadillac Blood che vi invito vivamente ad ascoltare (in particolare la title track omonima, Still Counting e A Broken Man And The Dawn). Alla fine del 2010, hanno partorito l’ultimo lavoro discografico dal titolo Beyond Hell / Above Heaven che può essere considerato l’album della maturità artistica.
Mischiare i pesanti riff dello speed metal con la giocosità vocale del rockabilly non è tanto semplice (infatti alcuni brani sono un pò troppo spinti) ma Poulsen e soci sono riusciti in un impresa titanica: contaminare il metal senza mortificarlo e rivalutare il rockabilly senza sdoganarlo.

Volbeat: alla scoperta del rockabilly metallaro

Il nuovo album inizia con una potentissima e divertentissima The Mirror And The Ripper in cui il cantante, Poulsen per la precisione, sembra essere posseduto alternativamente da un rozzo metallaro e da un fighettissimo cantante degli anni 50; stilisticamente più precisa e orecchiabile la seconda traccia Heaven Nor Hell in cui spicca uno splendido assolo di armonica iniziale che asseconda un ritmo molto piacevole ed elettrizzante.
Il terzo brano, Who They Are ci fa ricordare che stiamo ascoltando un gruppo metal del Nord Europa ma senza strafare (il riff iniziale mi pare si stato utilizzato in tv o al cinema ma non ricordo in che contesto) seguono poi le orecchiabilissime e gradevoli Fallen e A Better Believer prima di trovare un altro gran pezzo, il sesto, intitolato 7 Shots, in cui si torna alla sperimentazione delle mescolanze dei generi con un pizzico di country iniziale e tanto metal sottoforma di potenti schitarrate.
Un pò di british in A New Day prima di tantissimo rockabilly nella veloce 16 Dollars precedono una pesante ma non eccessiva A Warrior’s Call, quindi un paio di canzoni così così come Magic Zone ed Evelyn prima del penultimo pezzo, che sà di già sentito, Being 1.
Chiude il disco, come un appello dei Volbeat, l’ottimo brano Thanks che vuole un po ringraziare gli ascoltatori per aver ascoltato tutto il disco nella sua interezza.

Volbeat: alla scoperta del rockabilly metallaro

Beyond Hell/ Above Heaven è un disco che fa storcere un po il naso poichè la stucchevolezza dei passaggi metal è spesso insopportabile ma le tonalità giocose del rockabilly e di un punk appena accennato mitigano un pò la rottura di scatole ed alla fine rendono il nuovo lavoro dei Volbeat qualcosa di unico e ricercato.



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