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Xylella fastidiosa è un batterio gram-negativo che prolifera nei vasi xilematici delle piante (apparato conduttore della linfa grezza, ossia dell’acqua e dei soluti in essa disciolti), causandone l’occlusione e quindi una serie di alterazioni in grado di determinare anche la morte delle piante infette. Tra le sintomatologie tipiche e più frequenti associate alle infezioni di X. fastidiosa, vi sono la bruscatura delle foglie (nota con il termine inglese “leaf scorching”), il ridotto accrescimento e il disseccamento dei rami e dei germogli. Attualmente, del genere Xylella si conosce una sola specie (Xylella fastidiosa), con quattro sottospecie differenziabili a livello genetico e per il diverso comportamento biologico (gamma d’ospiti):
1. la subspecie fastidiosa associata principalmente alla “malattia di Pierce” su vite, ma in grado di infettare anche il mandorlo;
2. la subspecie sandy infetta principalmente l’oleandro;
3. la subspec...ie multiplex attacca mandorlo e altri fruttiferi, olivo e specie arboree forestali (inclusa la quercia);
4. la subspecie pauca i cui ceppi già noti
Una quinta subspecie (X. fastidiosa subsp. tashke) è stata proposta, ma non ancora riconosciuta, per classificare l’isolato che infetta Chitalpatash kentensis. Più recentemente una nuova sottospecie potrebbe essere rappresentata da un ceppo batterico con importanti caratteristiche molecolari differenziali, trovata su pero a Taiwan.
In Puglia la presenza della Xylella fastidiosa allo stato attuale è confinata nella sola provincia di Lecce come riportato nella mappa.
Il ceppo CoDiRO, presente nel Salento, appartiene alla subspecie pauca, ed è distinto geneticamente dai ceppi già noti della stessa subspecie che attaccano caffè e agrumi.
Si tratta di un ceppo di nuova identificazione, il cui “gemello” è stato intercettato recent...emente in Costa Rica su Oleandro, Mango e Noce Macadamia. Anche nelpaese Centro Americano questo genotipo non è stato mai ritrovato né su vite né su agrumi. Il ritrovamento del DNA gemello fa ritenere la Costa Rica quale possibile centro di origine di questo ceppo, soprattutto se si considera che in Europa vengono importate annualmente da questo Paese elevate quantità di piante ornamentali. In condizioni naturali di infezione, sia i ceppi già noti della subspecie pauca che il ceppo CoDiRO non sono stati segnalati su piante di vite.In particolare, nell’areale salentino di diffusione del ceppo CoDiRO non sono mai state identificate infezioni su piante di agrumi, seppur presenti in consociazione con piante di olivo gravemente affette dal CoDiRO e da X. fastidiosa.
Dall'analisi filogenetica è possibile constatare la collocazione genetica del ceppo riscontrato nella provincia di Lecce, per cui è stato attribuito la seguente denominazione Xylella fastidiosa, subspecie pauca, ceppo CoDiRO.
Sulla base delle indagini e delle ricerche condotte dalle istituzioni scientifiche, allo stato attuale, tale ceppo è stato riscontrato nella Provincia di Lecce sulle seguenti specie: Olivo, Mandorlo, Ciliegio, Oleandro, Vinca minor, Polygala myrtifolia, Westringia fruticosa. Inoltre, è stata accertata in condizioni sperimentali anche la suscettibilità di Catharanthus roseus Vinca rosea).
Nell’oli...vo la presenza di questo ceppo (l’unico sinora segnalato sui diversi ospiti riscontrati infetti nel Salento) viene riscontrata in costante associazione con la sintomatologia del CoDiRO, che generalmente interessa piante adulte (secolari). Altrettanto elevata è la sua associazione in piante di olivo più giovani, in cui spesso le alterazioni sono limitate a disseccamenti terminali di porzioni della chioma che,sulla base delle osservazioni sinora condotte, non evolvono nel declino generale della pianta.
Xylella fastidiosa è un batterio fitopatogeno, xilematico e asporigeno, e la sua trasmissione non può avvenire mediante contatto o diffusione aerea, ma esclusivamente da insetti. Questi insetti vettori (in Italia sono Hemiptera Aphrophoridae) si nutrono succhiando la linfa dai vasi xilematici delle piante infette con l’apparato boccale pungente-succhiante. Con la linfa dei vasi legnosi gli insetti... risucchiano anche i batteri che si fissano e si moltiplicano nel tratto iniziale del loro sistema digerente per essere re-iniettati nelle piante durante le successive alimentazioni.
Dopo aver acquisito il batterio nutrendosi da piante infette, questi insetti possono, infatti, spostarsi e nutrirsi su diverse specie vegetali (piante spontanee e coltivate), inoculando i batteri. Non tutte queste inoculazioni daranno luogo a infezioni di X. fastidiosa: solo nel caso che la pianta ricevente sia suscettibile, il batterio sarà in grado di moltiplicarsi e diffondersi, formando colonie che possono rimanere latenti nella pianta infetta ovvero indurre una malattia sintomatica.
Allo stato attuale l'unica specie, diffusa nelle aree infette del Salento, per la quale è stata dimostrata la capacità di trasmettere il batterio, è il Philaenus spumarius L. (Saponari et al., 2014), meglio nota come "Sputacchina media" per la schiuma bianca, simile alla saliva, in cui vivono immerse le forme giovanili dell'insetto. La Sputacchina media potrebbe avere un importante ruolo epidemiologico nella diffusione della malattia, sia per l’elevata densità di popolazione osservata nel Salento sia per la sua ampia polifagia. Quest’ultima è un aspetto essenziale nei vettori di X. fastidiosa e nelle conseguenti malattie associate a questo batterio fitopatogeno.
Xylella fastidiosa è stata trovata anche in altre due specie d’insetti: il Neophilaenus campestris (Fallén) e l’Euscelis lineolatus Brullé. La ricerca del genoma batterico ha dimostrato la presenza di X. fastidiosa (El Beaino et al., 2014), nell’intestino anteriore di alcuni esemplari. La sola presenza X. fastidiosa nel sistema digerente non permette di ritenere vettrice la specie di insetto che li contiene, che deve essere dimostrata con specifiche prove. Sono tuttora in corso opportune ricerche per dimostrare l’esistenza di ulteriori specie vettrici di X. fastidiosa.
Si ritiene utile, al fine di una maggiore conoscenza della biologia del Philaenus spumarius, riportare una scheda tecnica su tale insetto.
La Sputacchina media (Philaenus spumarius L.), appartenente ai Rincoti Omotteri, ha ina lunghezza di circa 5 mm, di colore tra il nerastro e il bruno chiaro. Di origine Europea la Sputacchina è ormai cosmopolita e può interessare centinaia di piante ospiti, anche se le dicotiledoni sembrano preferite, di poco, alle monocotiledoni (es. graminacee) e alle gimnosperme (es. conifere).
La specie non determina danni diretti significativi per le colture agrarie ed ornamentali, infatti, le punture di nutrizione causano lievi decolorazioni e deformazioni degli organi vegetali. Va comunque, per alcuni casi, menzionato l’imbrattamento da parte della schiuma mucosa nella quale si proteggono e vivono i giovani individui. Tra i danni indiretti è rilevante la capacità di trasmettere batteri xilematici fitopatogeni come la X. fastidiosa. Per quanto è stato acquisito allo stato attuale dalle indagini scientifiche il Philaenus spumarius è probabilmente il principale vettore nelle zone del Salento nella trasmissione del ceppo di X. fastidiosa subspecie pauca ceppo CoDiRO.
Ciclo biologico: sebbene la Sputacchina media sia un insetto studiato per molti interessanti aspetti biologici (la poliandria), ecologici (la capacità di colonizzare habitat molto diversi) e genetici (l’ereditabilità delle forme cromatiche), la gran parte degli studi si riferiscono all’Europa centrale e settentrionale. Questo suggerisce cautela nel riferire conoscenze che dovranno essere verificate nei nostri ambienti. Si ritiene che P. spumarius abbia una sola generazione l’anno, con sviluppo prevalentemente primaverile-autunnale e uova svernanti. In qualche caso si sospetta l’esistenza di una seconda generazione estiva. Il ciclo inizia in aprile, dalle uova e continua con cinque stadi ninfali. Gli adulti dovrebbero apparire in giugno e gli accoppiamenti iniziare poco dopo la metamorfosi e durare per tutta l’estate. Gli adulti morirebbero per il freddo da novembre, dopo aver deposto le uova da settembre. La sputacchina ha sicuramente una buona adattabilità ecologica e questo ci obbliga a raccogliere dati sulla bio-ecologia delle sue popolazioni locali.
Ecologia: La Sputacchina è ampiamente polifaga e si nutre di quasi ogni tipo di pianta, infiggendo lo stiletto nei vasi xilematici e succhiandone la linfa. Le ninfe vivono sugli steli ed emettono escrementi liquidi cui aggiungono una secrezione ghiandolare addominale. Questo liquido saponoso viene “montato a neve” dalle appendici anali e forma una schiuma che rifluisce sulla ninfa per gravità. La schiuma protegge le ninfe dal disseccamento e dai nemici naturali.
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