Magazine Diario personale

Zolfanelli

Da Patalice
Zolfanelli"Benson Hedges per favore."
Erano quelle della canzone di Cremonini, e le ultime che, gli pareva, avesse fumato. Aveva smesso perché sua sorella, si era messa ad aspettare un bambino, e a lui era stato intimato di smetterla con quei bastoncini dalla capocchia incandescente, se avesse voluto averci a che fare. Losanna era anarchica nei gesti, rivoluzionaria nelle parole, dittatoriale nella praticità: se lei aveva deciso, aveva deciso. Il bambino ci aveva messo 3 anni ad arrivare, da un paese impronunciabile della Corea, ed in quei 3 anni Gordo si era disabituato al fumo, che ora, se lo incontrava, trattava con il distacco e il rancore di una bramosia che non si sa celare. Sedette su una panchina del parco che affiancava la tabaccheria, che era appena sopra l'uscita della metro, e si mise a giocherellare con una sigaretta, ignorando le signore coi barboncini spelacchiati, ed i tracannatori di birre mattutini, sfaccendati quanto lui. Si sceglie di cosa morire.Loro avevano preferito l'alcool, Lui aveva scelto il tabacco.
"Mi fai accendere?" chiese all'improvviso una voce che si sporgeva verso di lui, da dentro una maglia chiara, troppo leggerà. Gordo annuì senza una parola, incendiò un fiammifero tra le labbra rosa, e scosse il polso velocemente. "Desueto" "Scusa?""Il fiammifero. Pensavo non si usassero più.""Pensavo che desueto non si usasse più."La Sconosciuta sorrise.Aveva flirtato.Gordo aveva deliberatamente e scientemente flirtato.Tronfio, decise di non smettere. "Cosa ci fa una ragazza su una panchina alle 9 del mattino?"Avrebbe voluto dire bella ragazza, ma gli mancò il guizzo, così optò per una banalità deludente. ZolfanelliLa Sconosciuta appoggiò la borsa sulla panchina, le labbra strette attorno al cono cancerogeno, si voltò con lentezza "Beh, una ragazza come me, alle 9 di un mercoledì di febbraio, riflette sulla possibilità di sedersi dietro un banco, ed ascoltare una noiosa lezione universitaria, oppure di fumare ed osservare la gente al parco." La Sconosciuta era voluttuosa, sfacciatamente procace, e calda; non poteva avere più di 25 anni, ed indossava la sua pelle albina con noncuranza studiata.Era l'esatto opposto di Cara, rassicurante in quei tratti scuri che lo avevano attratto, e risoluta nel suo piglio manageriale che gliela facevano adorare e temere al contempo.La Sconosciuta, invece, era capace di fragilità esibita, eppure teneva le redini senza ambiguità, lo si capiva subito. 
"Hai scelto il piacere al posto del dovere." incalzò Gordo, estraendo una Benson. 
"Errato, ho scelto un dovere più piacevole, ma sempre di dovere si tratta."Non sentendo sfumatura d'ironia nel controbattere, l'uomo inarcò le sopracciglia con ammantata perplessità. La Sconosciuta sollevò la borsa dalla sua sinistra, per metterla praticamente in grembo al suo interlocutore: "Io dipingo. non è una professione, ma un bisogno tallonato dal talento. Non posso esimermi dal farlo, mi rode dentro, ma le lezioni teoriche non sono la mia dimensione, mi confondono. Io devo fare, devo vedere il tratto che si estende da me verso il foglio, e non immaginare un'idea che voglio praticare." Gordo si ritrovò a sfogliare un pesante raccoglitore, incappando in un tratto deciso, di gusto, pieno di sotterfugio e di intimidazione.Erano disegni bellissimi. Alzando gli occhi da quegli stralci impazienti e celebrali, incrociò gli occhi della sua creatrice, quella Sconosciuta professatasi Artista, che, era evidente, lo divoravano senza denti. "Tu hai scelto..." "Io ho scelto di bigiare le lezioni teoriche, non di esimermi dal disegnare.Quella è una condanna dolce amara, dalla quale non potrò liberarmi mai...""Non ti rende felice realizzare il tuo sogno?""Non ho potuto scegliere che quello fosse il mio sogno, era tutto talmente chiaro a tutti! Sono talento puro da prima che parlassi. Ho amato disegnare, nella stessa misura in cui l'ho odiato. È stato come traghettare al mondo, un dono del quale io sono e sempre sarò, solo involucro. Interessa la mia arte, sconvolge deprime allarma commuove, non io. La mia arte. ""È triste.""È la vita. Scegliere è un concetto così astratto... 
Vorrei sapere davvero in quanti scelgono, solo per la libertà gustosa di farlo, senza tener conto di ripercussioni malumori o effetti collaterali..."Gordo annuì, con la sigaretta tra le mani, ed i fiammiferi nell'altra.ZolfanelliLanciò un'altra approfondita occhiata alla Sconosciuta Artista, che come in uno dei suoi quadri, posava rilassata, ad uso e consumo di quanti volessero ammirarla: capelli corti, raccolti in una specie di turbante scuro, un pendente barocco al collo fragile e venato, due seni generosi coperti appena da una maglia davvero troppo leggera, ed unghie laccate di blu, perfette ed imperturbabili, in mani immobili e preziose. "Dove vai, signor Zolfanello? Non ne hai fumata nemmeno una..."Gordo le sorrise.Per un attimo aveva voluto strapparle la maglia troppo, troppo leggera, per liberarle i seni e guardarli, solo guardarli ondeggiare nudi; ora sentiva il tenero bisogno di arruffarle i capelli, per far entrare più spensieratezza nei suoi pensieri."Ho scelto di smettere."

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