Magazine Diario personale
“Le borghesi ammiravano il suo spirito d’economia, i clienti i suoi modi cortesi, i poveri la sua carità. Ma essa era piena di bramosia, di rabbia, di odio, Quell’abito a pieghe dritte nascondeva un cuore sconvolto, e quelle labbra pudiche non ne narravano le tempeste. Essa era innamorata di Léon, e cercava la solitudine per poter con più agio deliziarsi nella sua immagine.Vederlo in persona, turbava la voluttà di quella meditazione. Emma palpitava al rumore dei suoi passi, poi, davanti a lui, l’emozione si spegneva, e le restava, in seguito, soltanto un immenso stupore che finiva in tristezza. […] Ma più Emma si accorgeva del suo amore, e più lo comprimeva, per diminuirlo, e perché nulla ne trapelasse. Ella avrebbe voluto che Léon lo indovinasse; e immaginava casi e catastrofi che avessero facilitato la rivelazione. Ciò che la tratteneva, era certo l’indolenza o la paura, ed anche il pudore. Pensava che l’aveva respinto troppo lontano, che ormai era troppo tardi, che tutto era perduto. Poi l’orgoglio, la gioia di potersi dire “sono virtuosa”, e di guardarsi allo specchio assumendo pose rassegnate, la consolava un poco del sacrificio che credeva di fare.. Allora, gli appetiti della carne, le cupidigie di denaro e la malinconia della passione, tutto si confuse in una stessa sofferenza; e invece di allontanarne il pensiero, ve lo fissava sempre di più, eccitandosi al dolore e cercandone dappertutto le occasioni. Si irritava per un piatto mal servito o una porta semiaperta, soffriva del velluto che non aveva, della felicità che le mancava, dei suoi sogni troppo alti, della sua casa troppo angusta. […] A volte si stupiva degli atroci pensieri che arrivavano al suo cervello; e bisognava continuare a sorridere, sentirsi ripetere ch’era una donna felice, far finta di esserlo, lasciarlo credere! Eppure, quella ipocrisia la disgustava. Era tentata di fuggire con Léon in qualche posto, molto lontano, per tentare un nuovo destino; ma immediatamente s’apriva nell’animo suo un abisso vago, pieno d’oscurità. “D’altronde, non mi ama più”, ella pensava. “Che sarà di me? Quale aiuto posso aspettarmi, quale consolazione, quale sollievo?” Rimaneva affranta, ansimante, inerte, singhiozzando sommessamente fra le lacrime.”