Ansiaura è arrivata.
La vedo, fuori dall’ aeroporto, che scruta l’orizzonte in attesa di scorgere la mia auto, è in gran forma, solo un po’ spettinata dalle 7 ore di volo appena trascorse, carica di valigie straripanti di regali per Merdolo, un mix tra Babbo Natale e la Befana.
Sempre in attesa, di fianco a lei, l’altra colonna portante della nostra vita, mio padre; non ho dubbi, quel testone lì lo riconoscerei ovunque e poi Merdolo la testa grossa l’ha presa dal nonno.
Saluti baci e abbracci, occhi che brillano di gioia, cuori che palpitano per la felicità, si salta in macchina dritti a casa raccontandosi a perdifiato gli avvenimenti dei 5 mesi che ci hanno fisicamente separato. Lasciate le valigie in albergo si corre da Merdolo che sveglio vuole giocare, incuranti della stanchezza e del fuso orario, perché si deve recuperare il tempo perduto e non si può sprecare neanche un secondo di quello concessoci in questi 10 giorni di vacanza. Si scartano regali, si gioca, Merdolo euforico ride, si scherza, si ascoltano voci familiari e si sente il lontano profumo di casa. I giorni canadesi che normalmente trascorrono lenti e monotoni di colpo paiono accelerare, si è appena fatto giorno ed ecco che subito è sera. Giorni pieni, intensi, programmati: pediatri, shopping, Cirque du Soleil, Toronto, Niagara, passeggiate nel parco ed insane cene al Dallas BBQ con tanto di poutine.
Il ritmo circadiano pare accelerato, il tempo scorre, non è dalla nostra nemmeno quello meteorologico: piove e fa freddo. Ansiaura preoccupata che Merdolo si ammali (anche se abituato a ben di peggio) si lamenta, io mi lamento perché Ansiaura si lamenta; Merdolo è l’unico che non si lamenta, né per il tempo né per le 7 ore d’auto impiegate tra Montréal e Toronto, nonni orgogliosi noi attoniti. Lui mangia, dorme, ride e gioca non sa che questo lamento durerà solo il tempo di un lampo nella sua vita.
Rientriamo a Montréal, spesa di frutta e verdura al mercato di Jean Talon, ancora risate, muscoli stanchi, sciroppo d’acero, fibre tese, regali per gli amici del vecchio continente (che poi è casa), crêpes e un’ultima insana cena con pollo fritto, patatine e salsa gravy.
E poi, in un giorno di pioggia, così come è arrivata, Ansiaura è ripartita, non a cavallo di una scopa, ma su un grigio airbus, sicuramente meno scenografico ma molto più comodo.
E’ stato bello. Grazie.