Prima mi sono chiesta se avrei dovuto scrivere un messaggio su 09/11.
Poi ho deciso che non lo avrei fatto.
Infine ho pensato ad altro, non ho letto giornali, quotidiani, non ho acceso la televisione e neppure il computer.
Ho lasciato passare i giorni. Qualche accenno qua e là ma in fondo basta non guardare.
Poi ieri sera i bimbi sono andati a letto presto e ci siamo concessi Hannah e le sue sorelle.
Il Woody Allen dei tempi migliori.
La New York della mia vita.
E come sempre.
Mi sembrato di rivedere e risentire tutto.
L'aria gelida sulla pelle, stretta nel mio cappottino spigato.
I rumori assordanti.
Gli interruttori della luce.
Le veneziane alle finestre.
Gli avocado per cena.
Dean & De Luca. Agata e Valentina. Gourmet Garage.
I ristoranti, i locali notturni, il miglior sushi del mondo.
L'uomo della mia vita e gli amici per sempre.
Quella sensazione di vivere in un film e la certezza che tutto fosse possibile.
E lo era.
L'undicisettembre ha spento le luci del mio fantastico show e per tanti altri ha spento molto molto di più. Quello che è stato ed è venuto subito dopo è qualcosa di cui non mi piace parlare.
E' passato tanto tempo e ancora oggi non so cosa dire.
Solo che amo New York, l'ho lasciata con un biglietto aereo comprato senza convinzione, infilando negli scatoloni un pezzo di vita che qui non avrebbe mai trovato posto e ho pianto.
Ma quando vi sono tornata più e più volte dopo, l'ho ritrovata uguale.
E l'ho risentita mia. E mi ci sono ripersa dentro.
E so che sarà sempre così.
It is an ugly city, a dirty city.
Its climate is a scandal.
Its politics are used to frighten children.
Its traffic is madness.
But there is one thing about it..
Once you have lived in New York
and it has become your home,
no other place is good enough.
(John Steinbeck, 1953)
Un pensiero a lei e a tutte le persone che non ci sono più
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