«Koolhaas ha segnato un periodo, ma il dibattito non può essere egemonizzato dalle stesse persone che hanno dominato la comunicazione negli ultimi vent'anni. Non si può andare avanti nei modi ancora di recente utilizzati da Winy Maas degli MVRDV: a ogni problema corrisponde una soluzione che, naturalmente, si incarna in un progetto di architettura. Molto spesso la soluzione è non fare niente. Il progetto più bello degli ultimi anni forse è stato quello di Lacaton e Vassalle per il concorso di «abbellimento» di place Léon Aucoc a Bordeaux. Dopo avere frequentato il posto e parlato con i passanti e gli abitanti, proposero di lasciare tutto così com'era, al di là di qualche intervento di manutenzione, perché la piazza non aveva bisogno di miglioramenti». (Mirko Zardini)1
Place Léon Aucoc, Bordeaux - Lacaton & Vassal
Domenico Di Siena, leggendo le recenti indignazioni, via media generalisti e web, sulle vicende legate alla Biennale di Venezia e al museo MAXXI, ha scritto un post Architettura, Italia . Lo spettacolo è finito! sul suo urbanohumano, ricordando come l'importante premio dell’European Prize for Urban Public Space - dedicato allo Spazio Pubblico - sia stato dato a un progetto spontaneo e collettivo quale l’accampata della Puerta del Sol, l’insieme di persone e tende che diede inizio, un anno fa, al movimento degli indignados, con la seguente motivazione:
«il premio ha voluto evidenziare i nuovi “ruoli” di molti giovani architetti che stanno sviluppando il proprio lavoro professionale ricercando nuovi formati, attraverso incarichi o auto-incarichi, nuove formule di collaborazione di gruppo o di collettivi, attivismo sociale e partecipazione pubblica, urbanistica di azione, nuovi mezzi di comunicazione applicati all’architettura, oltre ad una nuova sensibilità riguardante la costruzione».
Léopold Lambert - curatore di The Funambulist - recensendo la mostra archizines dello Storefront for Art and Architecture di New York si sofferma su due pubblicazioni che esulano dai temi prettamente architettonici e che si legano alle considerazioni di Domenico Di Siena.
Il primo è un pamphlet di 27 pagine Indignez Vous scritto dal novantacinquenne attivista Stéphane Hessel il cui invita a criticare attivamente il proprio ambiente politico e ad avviare un’insurrezione pacifica. Un libro venduto a tre euro attraverso il passa parola e che, in poco tempo, è stato tradotto in trenta lingue, arrivando a quattro milioni di copie e ispirando il movimento spagnolo degli Indignados, che ne hanno adottato il nome. Il secondo è Occupy Theory Journal che raccoglie le idee del movimento newyorkese occupy stampato e distribuito gratuitamente nelle metropolitane e nelle piazze pubbliche, invita i lettori ad avere una coscienza critica e attiva nei confronti del proprio ambiente economico e politico. Il giornale si finanza attraverso le donazioni online.
Premesso che questi movimenti, stimolati dall'uso attivo delle nuove tecnologie, sono processi ancora da comprendere poiché, come osserva William Gibson,2 in una recente intervista rilasciata al Wall Street Journal, «siamo appena scesi dagli alberi nella savana» e dobbiamo ancora capire l’intensità e la portata sociale di ciò che ci sta succedendo, reputo interessanti le considerazioni finali poste nei due articoli. Domenico Di Siena invita gli italiani - spesso solo indignati a parole - a non limitarsi a osservare o occupare solo spazi reputati ‘strategici’ ma inventarsi linguaggi e prendersi cura di altri spazi con una visione più orizzontale attraverso modelli «senza inutili orpelli» per non ripetere - conclude Di Siena - «lo stesso schema dappertutto».3Léopold Lambert, senza attribuire un giudizio di valore alle sue considerazioni, in brainstorming, ricorda che un pamphlet analogo a Indignez Vous dal titolo The Coming Insurrection distribuito attraverso canali tradizionali, non abbia avuto lo stesso successo planetario. Dati, che secondo Lambert, dovrebbero far riflettere le redazioni delle riviste di settore che continuano a mantenere un prezzo alto e una distribuzione classica, aumentando la distanza nei confronti di una popolazione di lettori potenzialmente più vasta. Aggiungo una riflessione spontanea a margine delle vicende italiane - ricordate da Domenico Di Siena - che appaiano forse più preoccupate a occupare spazi istituzionali e meno a intraprendere, anche sbagliando, nuovi percorsi culturali. L’ossessiva idea di occupare degli spazi topici lascia sempre più vuote le latenti piazze e gli spazi collettivi sparsi in tutta Italia. Forse è arrivato il momento di uscire fuori da questi luoghi istituzionali, osservando l’Italia a una scala 1:1. L’osservazione a questa scala4 t’impedisce di selezionare e ti sbatte la realtà in faccia. Potrebbe essere interessante iniziare a prendere atto dei tanti spazi civici già presenti nel nostro territorio che non godono del tamtam mediatico, come fa notare - a proposito della recente occupazione della Torre Galfa di Milano del movimento MˆCˆO - lo scrittore-architetto Gianni Biondillo:
«Il capogruppo PD al Comune, Carmela Rozza, innervosita, ha trattato gli occupanti come dei perdigiorno radical chic. I “cosiddetti creativi”, così li ha apostrofati, vadano a Quarto Oggiaro, ché lì c’è bisogno di cultura. Eppure Rozza, per la sua storia personale, dovrebbe sapere che in quel quartiere già molta gente lavora sul territorio, organizza eventi, invita scrittori. C’è Vill@perta, Quarto Posto, Il Baluardo… Associazioni che fanno tutto – e tanto – nell’indifferenza dei media e, sospetto, della politica».5- Senza retorica, chi conosce questi avamposti civici?
- E chi utilizza lo stereotipo Quarto Oggiaro o periferia X,Y,Z a vanvera senza mai aver visto o abitato questi luoghi? A tal proposito mi piace ricordare la singolare festa di liberazione avvenuta lo scorso 25 aprile nel quartiere catanese di Librino, dove il comitato San Teodoro, insieme al centro Iqbal Masih, I Briganti rugby di Librino e il Teatro Coppola hanno liberato il campo di rugby San Teodoro, da anni abbandonato, per recuperarlo e utilizzarlo per gli allenamenti.
Come racconta un liberatore (vedi min 2:54):
«noi abbiamo un desiderio come Briganti e come abitanti di questa città ovvero quello di riprendere in mano le redini di questo posto».Centocinquanta anni fa nasceva l’Italia geografica, oggi - almeno spero - il cittadino che non deve più chiedere il permesso al re per abitarla.
Come memorandum rilancio una frase del movimento newyorkese occupy:6
«See you in the streets».Ci vediamo per le strade.
24 maggio 2012COMMENTAIntersezioni --->WILFINGCome usare WA ---------------------------- -----------------------Cos'è WA__________________________________________Note: 1 Lucia Tozzi, Il lato oscuro dell'architettura intervista a Mirko Zardini, Il manifesto, 18 febbraio 2012.*2 Barbara Chai, Sci-Fi Writer William Gibson on His iPad, Wall Street Journal, 15 gennaio 2012.*3 Un invito dettato dall’esperienza poiché condivide il premio insieme ad altri dato dall’European Prize for Urban Public Space (ne avevo parlato in un vecchio post vedi l’intervista: 140 News Net).4 V’invito a dare un’occhiata ad un inizio di mappatura dei sensori civici italiani qui.5 Gianni Biondillo, Piazza Macao, Nazione Indiana, 17 maggio 2012. * (Qui su WA)6 La frase che chiude il post che invita a donare dei soldi per l’autofinanziamento.*La prima immagine è tratta dall'archivio Lacaton & Vassal.La seconda dal sito dell’European Prize for Urban Public Space.La terza dal blog The Funambulist.