La parola scuola è spesso un inciampo, il suo suono trae in inganno.Non di rado viene scritta sbagliata. Squola è un errore ed è il nome di questa rubrica.Ieri Manuela Verduci, la responsabile italiana d’iversity, mi ha inviato questa mail:
Ciao Salvatore,
i corsi (ndr iversity) sono oggi online! :) Abbiamo più di 100.000 studenti, il che significa che siamo la più grande piattaforma europea! e Design 101 è il secondo corso più seguito, con più di 19.000 iscritti! :)
buona giornata :)In pratica «la prima aula, dall'animo italiano - come scrivevo - ma in lingua inglese, del cyberspazio (parola obsoleta che mi piace riesumare), nonché la prima cattedra MOOC italiana di design» è diventata il corso, con alcuni docenti italiani, più seguito di tutti i tempi. Il linguista Tullio De Mauro, un’analista attento all'evoluzione pedagogica della scuola, ha accolto l’avvento dei nuovi corsi con un semplice ‘arrivano i MOOC’:
«Tre grandi forze – osserva De Mauro - alimentano il ciclone (ndr MOOC):l’insoddisfazione delle tradizionali lezioni frontali;la speranza che la rete porti ad apprendimenti interattivi più efficienti della tripletta ascolto silente/lettura individuale/interrogazioni ed esami (che mostrino la capacità di ripetere ciò che il docente ebbe a dire);il bisogno di internazionalità.»Per capire meglio che cos'è un corso MOOC, ho fatto delle semplici domande piene di curiosità a Manuela Verduci e, nel frattempo, mi sono iscritto ad un corso per sperimentare su me stesso il nuovo insegnamento; seguendo ciò che il Times ha suggerito di fare con i suoi giornalisti perché, per capire ciò che sta avvenendo bisogna, in questo caso, tornare tra i banchi di scuola, seppur virtuali.
Salvatore D’Agostino Come sei arrivata a Berlino?
Manuela Verduci Dunque, sono arrivata a Berlino circa due anni fa, per un Erasmus. Avevo intenzione di imparare il tedesco per poter intraprendere una carriera da ricercatrice in Italia (il tedesco è una lingua fondamentale per lo studio della Filosofia). Ma non avevo fatto i conti con Berlino. Non voglio dipingere questa città come un eden delle opportunità, com'è di moda fare ultimamente. Non è tutto oro quello che luccica. Ma la verità è che l’atmosfera berlinese non è inquinata da quel fatalismo pluridecennale made in Italy che soffoca le iniziative sul nascere. Mi sono imbattuta in iversity, una giovane startup piena d’idee per rivoluzionare il mondo dell’istruzione universitaria e traghettarlo finalmente nell'era digitale. Avevamo poco budget e una marea d’idee. Oggi - dieci mesi dopo - siamo la prima piattaforma MOOC d’Europa. Io mi occupo delle relazioni con l’accademia italiana.
'Avevamo' significa che sei una delle 'autrici'' d’iversity?
Gli sviluppatori d’iversity
Il progetto era molto ambizioso: ridisegnare gli strumenti didattici del presente, a partire dalla consapevolezza dell’enorme potenziale offerto dalla rivoluzione digitale degli ultimi anni. I 100.000 e più studenti che abbiamo raggiunto già alla vigilia del lancio ci incoraggiano a pensare che abbiamo fatto davvero un buon lavoro.
Quali sono ‘gli enormi potenziali offerti dalla rivoluzione digitale' per iversity?
L’esperienza dell'apprendimento ne esce completamente rinnovata: i MOOC non sono, infatti, semplici lezioni filmate: la lezione frontale classica da 90 minuti è spezzata in brevi video. Mini quiz intermedi forniscono costantemente feedback allo studente sul livello di comprensione, e si può personalizzare il percorso, a seconda delle proprie esigenze e competenze. I MOOC richiedono un altissimo livello di coinvolgimento attivo dello studente e offrono nello stesso tempo grande flessibilità: basti pensare alla possibilità di riguardare un video più volte, o metterlo in pausa per fare degli approfondimenti, o riconsultarlo settimane dopo. Come un normale corso universitario, i MOOC hanno una data d’inizio e delle scadenze, e nello stesso tempo permettono allo studente di gestire autonomamente il proprio tempo. Inoltre, si ha l’opportunità grandiosa di confrontarsi e discutere con una comunità internazionale di studenti, con differenti background culturali e sociali. Questi sono solo alcuni dei vantaggi che mi vengono in mente. Last but not least: i MOOC sono il miglior supporto per le flipped classroom, perché danno la possibilità di dedicare il tempo che in aula alla discussione e al lavoro di gruppo, invece che passivamente, alla lezione frontale.
Perdona la domanda, che cos'è una flipped classroom?
:) dunque, una flipped classroom è un modello d’insegnamento invertito rispetto a quello tradizionale: a casa, si seguono le lezioni grazie a supporti multimediali - come i MOOC ;) - e si utilizza il tempo in classe per la discussione e il lavoro di gruppo. Molto più produttivo!
Manuela non ti arrabbiare, dove si trova la classe? come si lavora in gruppo?
:) Nelle università di tutto il mondo. Ti faccio un esempio: sulla piattaforma abbiamo un corso di filosofia politica, un'introduzione. Ora, metti caso che io e te siamo due studenti di filosofia, tu a Catania e io a Berlino. Possiamo entrambi seguire le lezioni del Prof. Cerutti, che è un rinomatissimo professore di filosofia dell’Universitá di Firenze e poi utilizzare il tempo in classe per discutere ciascuno con il proprio professore e con i propri compagni di studio.
In pratica i ragazzi che seguono i corsi nelle loro università, quelle fatte di muri, finestre e porte, utilizzano la classe - e i professori - di Catania o Berlino per frequentare un corso 'online'?
Esatto, questo nel modello della flipped classroom, che è un modello possibile. I MOOC però sono utilizzabili anche al di là di quest’applicazione. Ad esempio, per permettere a tutti coloro che non possono avere accesso a un’istruzione universitaria di qualità (per mancanza di tempo o di risorse economiche) di formarsi ugualmente nelle migliori università d’Europa e del mondo.
Come si ottengono i crediti formativi?
È possibile ottenere crediti formativi già solo frequentando un MOOC. Alla fine del corso, puoi recarti nella sede dell’Università che l’ha offerto online e sostenere l’esame di presenza. La tua università poi dovrà riconoscere i crediti formativi. Secondo il modello comune europeo, in pratica utilizzando il sistema di cui già oggi usufruiscono gli studenti Erasmus di tutta l’Europa.
Quindi, lo studente si deve recare a Firenze per il corso di 'Introduzione di filosofia politica' del professore Furio Cerutti o a New York per il corso di 'Architettura contemporanea' del professore Ivan Shumkov?
Esatto, anche se con queste università non abbiamo ancora accordi precisi. È una conquista giovane, in fase di sviluppo. Ma con due università tedesche abbiamo raggiunto già degli accordi: trovi tutto nel penultimo comunicato stampa d’iversity.
I corsi per i centomila nuovi studenti sono tutti gratuiti?
I corsi sono tutti assolutamente gratuiti, accessibili a tutti, da ogni parte del mondo. Tutto quello di cui si ha bisogno è una connessione internet e sete di conoscenza :)
Come pagate i professori dei corsi, il vostro lavoro, l'evoluzione dei software e il dominio web? In pratica, come vi finanziate?
Il progetto d’iversity è stato finanziato, nella sua fase iniziale, da fondi dell’Unione Europea, dal governo tedesco e da diversi investitori privati. Partner cruciale d’iversity è stata la Stifterverband für die Deutsche Wissenschaft, una prestigiosissima fondazione accademica tedesca che investe nell’innovazione per l’università. La Stifterverband ha finanziato in parte la MOOC Fellowship attraverso la quale gli studenti hanno avuto l’opportunità di selezionare - tra i 500 partecipanti - i MOOC più interessanti, che abbiamo poi finanziato e prodotto. Oggi sono tutti online!
In una seconda fase del progetto, che è già alle porte, ci finanzieremo attraverso la richiesta di una piccola tassa per sostenere l’esame finale e ottenere una certificazione. Bada bene: i corsi restano gratuiti e fruibili da tutti, la tassa serve a pagare le spese per l’organizzazione degli esami di presenza e a garantire un´entrata per le università - e per noi naturalmente.
Lo scrittore e giornalista statunitense Thomas Frank in un recente articolo sulla crisi delle università americane s’immagina che:
«I professori continueranno a perdere prestigio e potere, e saranno sempre più sostituiti da personale precario. Un sistema tutto basato sulle celebrità, reso possibile dai corsi online o da qualche altro espediente, alla fine provocherà l’estinzione in massa dei veri docenti.»*Vaneggia?
Non vaneggia, è un problema di prospettiva. L’allarme per la perdita di prestigio e potere suona alle mie orecchie come la paura del barone di perdere il suo posto al sole. Questo sistema non è basato sulla celebrità, bensì sulle capacità di comunicazione del docente, sul suo talento nel trasmettere il sapere, talento che diviene con i MOOC finalmente misurabile. Visto che hai citato Internazionale, ti invito a leggere questo articolo di De Mauro, che richiama alla necessità di valutare le capacità del docente di mettere la conoscenza a disposizione dello studente.
La mia opinione personale è che dobbiamo imparare a distinguere lo scienziato, lo studioso, il luminare dal professore. Sono due mestieri differenti.
«Forse i mooc e iversity - come afferma De Mauro nell'articolo che hai segnalato - aiuteranno» le università a liberarsi dai cattivi insegnanti. Allora, ben arrivati.
Grazie! Faremo del nostro meglio.Ci incontriamo su iversity.org :)
16 ottobre 2013Intersezioni ---> SQUOLACOMMENTA__________________________________________Note:* Thomas Frank, Liberare l’università, Internazionale, n. 1019, 27-09/3-10 2013, p. 45