Questa intervista a Massimiliano Ciammaichella,1 ad esclusione dell’ultima domanda, è stata fatta tra il 19 luglio 2011 e il 6 marzo 2012. Per molti aspetti è anacronistica poiché in un anno molte cose sono cambiate, come il preside di facoltà Giancarlo Carnevale nonché l’estetica, gli accessi e i post del blog
W.A.VE (la voce delle summer school dello IUAV). Anche se ‘fuori tempo’, ci offre una riflessione sui cambiamenti in atto delle nostre università.Va ricordato che, le cattedre dei corsi estivi dello IUAV, non sono affidate ai professionisti della didattica veneziana ma a teorici e architetti provenienti da diverse realtà nazionali e internazionali, ad esempio in questi anni si sono avvicendati: Yona Friedman, Ricardo Porro, Joseph Rykwert, Paolo Soleri, Elias Zenghelis, Archizoom (Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello), João LuísCarrilho da Graça, Carlos Ferrater, Manuel Gausa, Satoshi Okada, Carme Pinós, Eduardo Souto de Moura, Benedetta Tagliabue, Guilermo Vasques Consuegra.Salvatore D'Agostino Com'è nata l'idea di aprire dei blog per i workshop estivi?Massimiliano Ciammaichella Nell'edizione dei workshop estivi di progettazione architettonica 2007, Sergio Polano curò la redazione dei testi del giornale, coadiuvato da Enrico Camplani per la grafica, contestualmente aprì un blog che venne chiuso circa due anni dopo.
La chiusura del blog da parte di Sergio Polano mi richiamano due episodi legati allo IUAV: la cancellazione degli appunti Web di Francesco Tentori2 e il tentativo di Claudio Panerari e Roberto Masiero di creare una webzine qb a cura dello IUAV.3
Non ricordo precisamente le vicende del blog di Polano che richiese in quegli anni il pensionamento anticipato, né le esperienze degli altri docenti citati, ma bisogna distinguere fra sito istituzionale e blog. IUAV possiede un suo sito istituzionale. Il blog dei workshop, invece, rappresenta una sorta di avventura sperimentale così come il quotidiano. La fortuna di entrambe le iniziative ha permesso la durata nel tempo e addirittura il riconoscimento della testata con il suo ISSN.
Perché e quando nascono i workshop estivi?
I workshop nascono in forma sperimentale nel 2002, per volere dell’allora preside della facoltà di Architettura Carlo Magnani e dell’attuale preside Giancarlo Carnevale (ndr è andato in pensione a novembre 2012), che ha sempre creduto molto nel valore di questa importante iniziativa, tanto da perfezionarla negli anni. Per ricostruire con precisione la storia dei workshop estivi IUAV, segnalo un interessante articolo scritto da Marina Montuori, “I workshop estivi IUAV. Un decennio di sperimentazione didattica”, pubblicato al seguente link.
Il workshop si caratterizza per l’esperienza formativa incentrata in pochi giorni e per le sue attività pratiche più che teoriche. Dalla vostra esperienza quali sono gli aspetti positivi e se ci sono quelli negativi?
La natura pratica dei workshop è insita nella stessa proposta di formare gli studenti su progetti che maturano e si concludono nel breve arco di tre settimane. In realtà la componente teorica è molto sentita: i docenti dei trenta workshop si confrontano tra loro e con il pubblico, nelle conferenze binate che offrono validi spunti di riflessione intorno ai nuclei tematici scelti, ma anche nei seminari interni ai singoli laboratori, dove sono previste lezioni teoriche e contributi di professionisti e studiosi esterni. In linea generale valuto l'intera esperienza più che positivamente e sarò di parte, ma faccio davvero fatica a riscontrare aspetti negativi. È un’offerta didattica esclusiva che rappresenta una grande fonte di arricchimento per tutti.
I protagonisti dei workshop in realtà sono gli studenti che si confrontano con altre culture, metodi, scuole di pensiero e allo stesso tempo si cimentano su progetti generalmente "concreti" che possono nascere anche da solide sinergie maturate con enti e istituzioni presenti nel territorio (come è avvenuto ad esempio l’anno scorso con i temi proposti dalla Regione Veneto, in una prospettiva di “Urban regeneration”).
Lo spazio in rete W.A.VE. si affida ad una comune piattaforma di blogging ‘wordpress’, graficamente mantiene tutte le impostazioni da default di un comune blog, contatori, i post più letti, aggregatori social network, blogroll, link utili, cloud tag, newsletter.
Tu hai giustamente puntualizzato W.A.VE.: «è un sito istituzionale e non un blog».Come fa un lettore comune a capire che W.A.VE. non è un blog ma un sito istituzionale?
Per istituzionale mi riferivo al sito IUAV non al blog. L'acronimo W.A.VE. (Workshop Architettura Venezia) indica due tipi di forme didattiche legate a una progettualità non rigidamente architettonica: un giornale edito dall'istituzione e un blog legato all'evento dei workshop. Stiamo tuttavia cercando di capire se è possibile farlo continuare, al di là del breve periodo estivo, per tramutarlo in una pubblicazione on-line.
Pensi che ci sia, nei contenuti, una sostanziale differenza tra W.A.VE. e altri blog simili in rete?
Non mi risulta che vi siano blog simili in rete in quanto non vi sono altre facoltà di architettura, nel panorama italiano, che sviluppano eventi paragonabili ai workshop IUAV, che vedono una così alta concentrazione di docenti e professionisti provenienti da tutto il mondo. Trenta professori per trenta laboratori progettuali che raccolgono più di milleottocento studenti, per tre intense settimane.
Il blog nasce dall'esigenza di raccontare in forma agile e diretta, insieme al quotidiano W.A.VE. (che sperimenta un prodotto grafico tangibile), la vita dei workshop estivi, dei loro protagonisti e degli eventi che animano l'IUAV e la città. Allo stesso tempo cerca di dare voce all'esperienza e al sentire degli studenti, lasciando una grande apertura agli spazi di interazione diretta.W.A.VE. nella sua duplice anima è un workshop a sua volta: si compone di tre nuclei che confluiscono nella redazione dei testi, della grafica del quotidiano e del blog.Questo immenso lavoro editoriale viene archiviato, per esempio in biblioteca?
Sì e, come già accennato sopra, dall'edizione dello scorso anno si è deciso di registrare con ISSN i giornali dei workshop, pertanto bisognava dare un nome alla testata.Ci abbiamo riflettuto molto e ricordo che una sera chiamai Giancarlo Carnevale, era a Marsiglia e stava cenando davanti al mare. Sarà stata un'intuizione..., ha proposto “Wave” e ci ha subito convinti: un'onda ma anche acronimo di workshop di architettura a Venezia. Ora W.A.VE. è a tutti gli effetti una rivista.Il lavoro prodotto nei workshop delle varie edizioni è anche pubblicato, annualmente, in monografie edite da Marsilio e curate, negli ultimi quattro anni da Esther Giani, la coordinatrice dei workshop estivi di progettazione offerti dalla facoltà di Architettura dell'Università IUAV di Venezia.
Non solo un'onda di nome ma anche dal punto di vista delle reazioni dei vostri lettori, 350mila visite dall'aprile del 2010, per i siti/blog di architettura, sono numeri importanti. Che tipo di riscontri avete ricevuto?
In realtà i dati sono differenti nel mese di maggio 2011, prima dell'avvio dei workshop, il numero dei visitatori oscillava attorno ai 130.000 e W.A.VE. era attivo da un anno. Abbiamo raggiunto i 300.000 alla conclusione dei workshop estivi il 16 luglio. In effetti sono grandi numeri considerato che in realtà il blog ha avuto "vita" solo nel periodo circoscritto dai laboratori progettuali.La mia sfida era quella di raggiungere proprio i 300.000 visitatori e per fare questo, con i miei collaboratori abbiamo cercato di aprirci il più possibile ai social network.Ci hanno certamente aiutato i docenti provenienti da tutto il mondo, le reti di relazioni che sono riusciti a intessere e sicuramente l'idea di garantire una veste istituzionale al giornale e una dimensione più libera del blog che, oltre ad assolvere il compito di informare sugli eventi e documentare gli sviluppi dei laboratori, doveva dare voce all'universo degli studenti. Il blog guarda soprattutto a loro.
A che cosa serve un blog per un architetto?
Bella domanda alla quale non vorrei rispondere con un secco: “dipende dai blog”, perché ce ne sono moltissimi. In linea generale trovo che siano ottimi strumenti di lavoro e condivisione delle informazioni, molto spesso diventano anche dispositivi visuali molto forti, sui quali riflettere.Mi interessano quelli con un taglio critico evidente, che alimentano il dibattito sugli esiti delle pratiche progettuali odierne.
A quale NURBS appartieni?
Mi poni una domanda difficile. La matematica delle NURBS riesce a riprodurre la totalità delle forme e il quesito ricalca quello posto da Alberto Pugnale, che ringrazio moltissimo, in un articolo pubblicato nel suo blog, dove consigliava di leggere un piccolo libro che scrissi una decina di anni fa: “Architettura in NURBS. Il disegno digitale della deformazione”. Da architetto mi sento di “appartenere” a tutte quelle Nurbs che riescono a descrivere la corretta geometria di un’architettura e non sono il prodotto casuale e inconsapevole di superfici geometriche da architettare. Sappiamo bene che oggi, più di prima, la funzione segue la forma e da studioso continuo ad approfondire il rapporto fra modelli matematici e loro traduzione in numerici da prototipare. In questo senso c’è una fiorente branca della ricerca inaugurata da Helmut Pottmann, detta Architectural Geometry, in grado di offrire valide risposte al problema della realizzabilità di gusci complessi e superfici libere. L’architetto, quindi, tutto può fare ma la rappresentazione digitale in molti casi sembra condizionare pesantemente il progetto, tanto da rendere riconoscibile nell'architettura progettata il software che l’ha disegnata.
28 gennaio 2013
Intersezioni ---> MONDOBLOGCOMMENTA__________________________________________Note:1 Vi consiglio di vedere un’intervista video del 19 luglio 2012 a cura della redazione di WA.V.E. con illustrazione di Marina Mangiat come integrazione a questo post.2 Salvatore D'Agostino, 0036 [MONDOBLOG] Un dialogo con Vinicio Bonometto: dal blog di Francesco Tentori a Wikipedia, Wilfing Architettura, 10 gennaio 2011. Link
3 Salvatore D'Agostino, 0049 [MONDOBLOG] Julian Adda e Nicola Bergamin: Intanto c'è qb, Wilfing Architettura, 25 luglio 2011. Link