di Il Cinefilo
007 Skyfall lo avrei visto comunque vista la mia affezione all’ agente segreto inglese più famoso, ma è stato il nome di Sam Mendes a farmi dire “Non DEVO assolutamente perdermelo”.
Sam Mendes, il regista dell’ estetica e del colore riversa i suoi rossi saturi su 007 e lo fa con eleganza, in una fotografia che del “vecchio” 007 non ha niente. Ed è questo il punto su cui l’ intera analisi del film si muoverà, per volontà dello stesso Mendes, tra l’ altro, in questa dicotomia vecchio-nuovo. Inevitabile il confronto con il passato, che avviene nella trama tra James Bond-M e il giovane Q, la tecnologia di Raoul Silva.
Daniel Craig è James Bond
James Bond fa i conti con gli anni passati, il peso del corpo, la dipendenza dall’ alcool. Non si era mai visto un Bond così umano, un Bond con debolezze e soprattutto un Bond che prova paura. Paura. È questo che l’ uomo moderno vuole: sentirsi vicino all’ uomo sullo schermo. Mentre prima si voleva evadere, sognare, rifarsi a modelli impossibili e irreali, adesso desideriamo che l’eroe sia sporco come noi, sia umano e che ci mostri che la salvezza è possibile anche per noi esseri imperfetti.
Mendes lo fa, in un percorso a doppio anello di riconciliazione con se stessi e con il mondo. I maestosi controcampi “alla Mendes”, con punti di fuga infiniti e contrasti cromatici, si riempiono della tensione umana smorzata da inseguimenti degni di 007: incredibili, perfetti, sulla lama del rasoio. Assistiamo ad una continua mescolanza tra vecchio e nuovo, nella trama, nella fotografia che ogni tanto cita le famose immagini iconiche, nelle musiche tra nuovo e storico soundtrack, e infine nelle battute che non citano, ma rimandano alle frasi storiche come quando la barista shakera il suo Martini, c’è una pausa, lui la guarda e poi dice “è proprio così che lo voglio.” E siamo noi a continuare subito nella nostra testa la frase “Agitato, non mescolato”.
Potremmo continuare della citata penna esplosiva di GoldenEye, e della battuta sul bersaglio mobile difficile da colpire su Bersaglio Mobile o ancora quando Bond consegna a Tanner il rapporto dove sopra appare scritto For your eyes only e molto altro che qui non elenco. Il film mi è davvero piaciuto poiché ha presentato un James Bond nuovo, ma non troppo. A livello narrativo la seconda parte del film risente un po’ delle due ore di pellicola, sembra perdersi un poco, rimettendoci la tensione. La scelta altamente simbolica della vecchia casa di Bond Skyfall, appunto, è leggermente scontata. Ma davvero, lì dove tutto è incominciato lì finirà?
Javier Bardem
Il problema è che a casa Bond la vicenda diviene troppo personale, in quel momento Bond non vuole più salvare M, il Paese, i civili. Lì Bond vuole salvare se stesso dall’ immagine che ha di sé. Daniel Craig è assolutamente convincente in questo 007, ma la vera magia è compiuta da Javier Bardem. Da quando lui entra in scena non c’è più posto per nessuno. Unico neo è che abbia perso il tic nervoso strada facendo e negli ultimi dialoghi non se ne ha traccia. Provocatorio e folle, pieno di contraddizioni stilistiche quelle che rendono un cattivo IL cattivo.