Stimati i costi e i benefici dell’eolico italiano in termini di gettito fiscale, benefici territoriali e PUN
Con la realizzazione di nuove aste e registri per l’eolico che consentano di raggiungere gli obiettivi assunti dall’Italia in sede europea al 2020, il sistema vedrebbe nei prossimi 6 anni ridursi la componente A3 della bolletta elettrica di 2 miliardi di Euro. A dirlo è lo studio sui “Costi e benefici”, elaborato da eLeMeNS, che mette in luce gli effetti dell’incentivazione dell’eolico sul sistema italiano.
Si è concluso il primo triennio dei nuovi meccanismi delle aste e dei registri (disciplinati dal DM 6 luglio 2012 e facente riferimento al periodo 2013-2015) all’interno del quale hanno avuto luogo le prime procedure competitive per l’assegnazione di incentivi. Tale prima fase ha evidenziato alcune criticità, e gli operatori sono in attesa dell’approvazione del previsto provvedimento Ministeriale che disciplini l’adozione dei nuovi meccanismi per il restante periodo 2016-2020, definisca contingenti annuali e le relative procedure di selezione dei progetti. L’adozione dei nuovi contingenti per l’eolico risulta oltremodo opportuna in quanto i benefici connessi alla realizzazione dei nuovi impianti (riduzione del prezzo elettrico, gettito fiscale, benefici territoriali) risultano significativamente superiori rispetto ai costi di incentivazione previsti.
Le nuove aste, a partire proprio dall’anno 2015, costerebbero al sistema solo una percentuale degli incentivi che vanno a terminare per fine vita incentivata e pertanto si avrebbe contemporaneamente una crescita del settore e una riduzione dei costi in bolletta. Nello studio si è infatti stimato che l’effetto sull’andamento dei costi delle 5 nuove aste per l’incentivazione complessiva di 2.500 MW eolici nel periodo 2015-2019 (contingenti annuali di 500 MW, aste 2015-2016-2017 con base d’asta pari a 115 €/MWh, aste 2018-2019 con base d’asta pari a 110 €/MWh,), vedrebbe comunque una diminuzione del costo degli incentivi.
Ipotizzando uno scenario low, sostanzialmente in linea con quanto avvenuto nel passato, i maggiori costi sarebbero assai inferiori rispetto al risparmio dovuto ai CV uscenti, coprendo una misura compresa tra il 6% e il 21% del risparmio ottenuto con la fine degli incentivi dei “primi CV” (Grafico1). Pertanto, nell’anno di maggior costo (il 2022), la spesa aggiuntiva sarebbe pari a un massimo di 83 milioni di euro contro i 391 milioni di minor costo liberati dagli impianti in phasing out.
Recentemente l’ANEV ha pubblicato i dati sull’installato eolico del 2014, che hanno mostrato un crollo drastico del settore, con conseguenze drammatiche sull’occupazione e sullo sviluppo e ha chiesto l’urgente emanazione del provvedimento, previsto dal DM 6 Luglio 2012, per la disciplina dei nuovi incentivi post 2014. Un tale declino è ingiustificabile se paragonato ai risultati dello studio eLeMeNS, che mostrano chiaramente come con un impegno minino il settore potrebbe dare al Paese una spinta significativa per uscire dalla crisi. È necessario quindi che il Governo tenga conto di questi risultati se vuole favorire il consolidamento di un’industria matura come quella eolica, creare nuovi posti di lavoro e prestare fede agli impegni presi in sede comunitaria in tema di clima e ambiente.
Lo studio completo eLeMeNS, l’executive summary e la sintesi sono disponibili sul sito ANEV.