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Creato il 04 gennaio 2016 da Filmedvd

"One on one": l'edizione Dvd del revenge-movie firmato Kim Ki-duk

Una ragazza in età da liceo, Oh Min-ju, viene rapita ed uccisa da un gruppo di uomini appartenenti alle alte sfere del governo. Successivamente un gruppo ribelle chiamato l'Ombra darà la caccia ai colpevoli del delitto per fare vendetta. One on one è un film diretto dal celebre regista sudcoreano Kim Ki-duk, che ha aperto la sezione "Giornate degli Autori" al Festival di Venezia 2014. One on one è una metafora sociale sul mondo contemporaneo: un mondo in cui a mancare più di tutto è lo Stato e in cui la giustizia sociale e la vendetta possono essere conseguite solo dal singolo individuo. Una riflessione sulla violenza che chiama altra violenza e sul cinismo della società moderna, oltre che un racconto sul confine morale tra legalità e giustizia privata.

Il film, distribuito nelle sale italiane da Fil Rouge Media, è disponibile in home-video in un'edizione Dvd realizzata da CG Entertainment. Il quadro dell'immagine (16/9 con rapporto 1:85:1) funziona in maniera ottimale e riporta con precisione il digitale dell'opera, provando a restituire al meglio l'esperienza cinematografica, anche se nelle scene notturne la nitidezza a volte diminuisce. L'audio offre la traccia italiana e quella originale con i sottotitoli in Dolby Digital, oltre all'opzione dei sottotitoli italiani per non udenti. Limitato il comparto dei contenuti extra, che offre il trailer cinematografico del film e una galleria fotografica.

Kim Ki-duk mette in scena con iperrealismo una storia amara; le tematiche al cuore della storia sono dotate di grande forza, benché One on one rimanga vittima del proprio racconto a tesi e di uno sguardo impoverito e poco originale. L'autore vincitore del Leone d'Oro al Festival di Venezia 2012 per il film riconferma l'ultima parte del suo cinema come l'espressione di un monito disperato sulla perdita di valori nella società odierna, mostrando però un certo compiacimento di stile in un'opera che non sa bene dove guardare e cosa raccontare: un'accusa fuori tempo massimo sulla banalità del male di cui però non si avverte mai davvero la necessità.

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