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اللاز

Creato il 09 luglio 2010 da Jolandaguardi

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A. Wattar, Al-làz, al-Mu’assasa al-wataniyya lil-kitàb, al-Giazò’ir 1974

In questi giorni sto rileggendo alcuni romanzi degli anni Settanta, in vista di un intervento che terrò al WOCMES (per questo sono un po’ silenziosa sul blog). Uno di questi è L’Asso, di Wattar. Come per Il terremoto anche qui lo scrittore si occupa di politica, in particolare nella sua analisi delle divergenze interne all’FLN e delle conseguenze che esse potranno avere (wattar ha cominciato la stesura nell 1958) sull’ideale rivoluzionario.

Il protagonista del romanzo è un combattente comunista che incarna il rapporto tra l’FLN e il Partito Comunista Algerino, in particolare dopo lo scacco del 1956, quando il PCA, pur avendo riconosciuto il ruolo leader del FLN si rifiutò di unirsi ad esso organicamente e che porterà – deov essere sintetica – al bando del PCA nel 1962.

Wattar sottolinea nel dispiegarsi della narrazione come fra i “martiri” della rivoluzione vi siano anche coloro che sono stati messi da parte o eliminati per divergenze interne, in tal modo mostrandosi consapevole e svolgendo il ruolo proprio dell’intellettuale, quello di mettere a disagio l’ideologia dello stato, stato che per altro come sempre sostiene nella scelta socialista.

Quest’attitudine dell’autore lo caratterizza fino al suo più recente testo,

أراه. الحزب وحيد الخلية دار الحاج موحند أونيس

pubblicato nel 2006 per i tipi di Dàr al-Hikma e nel quale ripercorre la propria esperienza personale – politica e intellettuale – tra memoria e narrazione.

Al-Làz è quindi la storia della partecipazione dei comunisti alla guerra d’indipendenza. Il discorso dello stato li descrive come ostili alla causa nazionale poiché “introducono divisioni nel fronte nazionale unito”, come afferma uno dei personaggi del romanzo, ma singoli individui comunisti, algerini o europei, hanno combattuto e dato la vita per l’Algeria indipendente al di là delle posizioni ufficiali e del FLN e del Partito Comunista.

Per questo il romanzo è dedicato “A… tutti… i martiri”.

Sogno sempre un progetto che preveda la traduzione di questi romanzi, che permetterebbo di ricollocare la letteratura algerina in lingua araba al posto che merita.


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