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Creato il 09 settembre 2014 da Malvino
Sarà la magistratura a chiarire cosa sia realmente accaduto a Rione Traiano, ma fin d’ora un fatto è certo: quello sul petto del cadavere è un foro d’entrata. Questo smentisce chi ha dichiarato fosse sul posto quando il proiettile è partito dall’arma, affermando che la vittima volgesse le spalle a chi ha sparato. Si tratta del giovane che s’è spontaneamente presentato alle telecamere del Tg2 per dire fosse lui il terzo uomo in sella al motociclo cui i carabinieri avevano intimato l’alt, non il latitante di cui questi erano sulle tracce. È evidente che quanto ha detto non trova riscontro, e questo solleva più d’un dubbio sulla sua versione dei fatti. Era davvero in sella a quel motociclo, insieme alla vittima e al pregiudicato che di lì a poco sarebbe stato arrestato? Può darsi, ma ha detto anche di essere subito scappato via quando la gazzella dei carabinieri è finalmente riuscita a interrompere la loro fuga, sicché è molto probabile non fosse nelle immediate vicinanze della scena sulla quale andava consumandosi il tragico evento: e allora perché inventarsi di sana pianta un dettaglio tutto sommato irrilevante al fine di addossare l’intenzionalità del gesto al carabiniere che ha sparato, e comunque smentibile in fase peritale? Domanda che si pone anche nel caso fosse in prossimità del luogo in cui sono accaduti i fatti, anche se non su quel motociclo, sul quale dunque è assai probabile ci fosse davvero il latitante poi resosi irreperibile. Sostituirsi a lui alleggerirebbe di poco la sua posizione nei confronti della giustizia, ma appesantirebbe quella del carabiniere dalla cui arma è partito il colpo: alla intenzionalità di uccidere, che a Rione Traiano già pare essere prova provata, si aggiungerebbe l’errore di persona, che renderebbe due volte colpevole chi ha sparato. La più inquietante delle possibilità, tuttavia, è la terza, cioè che fosse altrove, e qui sulle ragioni che l’avrebbero spinto a dichiarare il falso s’aprirebbe un ricco ventaglio di ipotesi, ma tutte avrebbero in comune con le altre due l’intento di caricare di infamia una volontarietà dell’omicidio, che peraltro è tutta da dimostrare. Intento che in tutti e tre i casi, però, rivela l’ostilità già più volte dimostrata nei confronti delle forze dell’ordine a Rione Traiano. Come rappresentanti di quello Stato al quale è fin troppo comodo addebitare più colpe di quante ne abbia, per liberarsi delle proprie? Come il solo e in ogni caso inefficace presidio contro la delinquenza organizzata che su quel territorio esercita un potere pressoché incontrastato? C’è da presumere si tratti di entrambe le cose, di fatto contro la delinquenza che spadroneggia in quel quartiere non s’è mai vista neanche l’ombra dell’indignazione sollevatasi in questi giorni.  

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